Il valzer lento - valse lente - è comunissimo nella musica di consumo degli anni a cavallo tra i due secoli. Massenet aveva scritto nel 1901 un valzer per pianoforte lentissimo (Valse très lente). Debussy scrive nel 1910 il valzer più che lento ("La plus que lente". Valse pour piano). Non sembra improbabile che Debussy avesse preso di mira non solo un genere, il valzer, ma un individuo preciso, la Valse-Caprice op. 33 di Cécile Chaminade. Le intenzioni caricaturali di Debussy sono comunque evidenti, oltre che nel titolo, nella didascalia generale Lent (Molto rubato con morbidezza), e poi nella musica ansimante, esitante e sospirosa. Potrebbe persino darsi, visto l'uso spesso eccentrico dell'italiano in Debussy, che il con morbidezza fosse una traduzione approssimativa di avec morbidité, e che quindi significasse con morbosità (il che sarebbe in carattere). L'ironia non esclude però, a parer nostro, l'immedesimazione affettiva, e la Plus que lente è un po' musica da caffè-concerto, un po' musica da cabaret, e un pochino, anche, musique des familles. La composizione è in forma di rondò. Si nota facilmente che il terzo tema annuncia il mondo delle Valses nobles et sentimentales di Ravel, di un anno posteriori.
Piero Rattalino
Con La plus que lente giungiamo al 1910, nella piena maturità debussyana. Forse ispirata da una piccola scultura conservata sul caminetto della sua abitazione parigina, questa deliziosa pagina, con le sue movenze sornione, con la sua sinuosa linea melodica sostenuta da morbide e allusive armonie, rappresenta una geniale e irriverente rivisitazione del valzer lento.
Alessandro De Bei