Petite suite, L 71

per pianoforte a quattro mani

Musica: Claude Debussy (1862 - 1918)
  1. En bateau - Andantino (sol maggiore)
  2. Cortège - Moderato (mi maggiore)
  3. Menuet - Moderato (sol maggiore)
  4. Ballet - Allegro giusto (re maggiore)
Organico: pianoforte
Composizione: 1888 - 1889
Edizione: Durand, Parigi, 1889
Guida all'ascolto (nota 1)

Le composizioni di Debussy per duo pianistico costituiscono un corpus eterogeneo e composito - ascrivibile alla maturità artistica del compositore - e vanno distinte da quella serie di abbozzi e di trascrizioni della giovinezza nella quale hanno però radici significative.

Superando lo stadio sperimentale (il progetto di una "Symphonie en si" del 1880 e di un interludio orchestrale, il "Triomphe de Bacchus" del 1882, la trascrizione della cantata "L'Enfant Prodigue", che gli valse il Prix de Rome nel 1884), il pianoforte a quattro mani si afferma a pieno diritto con la "Petite Suite" del 1888/89, che trae spunto da una suite coreografica di Delibes. Nel lavoro sono presenti tutti gli elementi più tardi insistitamente ribaditi, come la pratica del gioco maggiore-minore che tende alla modalità (l'inizio "eolico" del "Menuet"), le scale a toni interi, il senso di partitura. Le allusioni alla tradizione francese (Couperin, Rameau), prendono l'alternanza di maschera e di volto con la tecnica di scrittura e con la forte ironia caricaturale e straniante nella quale le suggestioni sono immerse. In "En bateau", ad esempio, che contiene nelle due parti le matrici del "Clair de lune" (dell'anno successivo), l'ironia sull'iconografia marina del 6/8 si sovrappone alle fluorescenze e agli slittamenti cromatici dell'impressionista superficie liquida "inargentata dalla luna" (parole di Debussy per "Sirènes", terzo dei "Nocturnes" per orchestra). Questa "Suite", accanto agli accenti spagnoleggianti di "Cortège" ed al giocoso "Ballet", che qualcuno vuole legato allo stile di Chabrier, anticipa a tratti l'elemento estetico puramente decorativo dell' "arabesco". La scelta intenzionale del musicista è per il recupero di curve melodiche anteriori alla classicità (ma anche vicine al floreale ed ai Preraffaelliti); l'antico melisma di provenienza orientale aleggia sinuoso, al di sopra di ogni piano prospettico, quasi per un gioco di vento.

Cecilia Campa


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Teatro Olimpico, 4 aprile 1984


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Ultimo aggiornamento 31 ottobre 2016