Estampes, L 108

Suite per pianoforte

Musica: Claude Debussy (1862 - 1918)
  1. Pagodes - Modérément animé (si maggiore)
  2. La soirée dans Grenade - Dans un rythme nonchalamment gracieux - mouvement de Habanera (fa diesis minore)
  3. Jardins sous la pluie - Toccate - net et vif (mi minore)
    Versione definitiva del n. 3 di L 94
Organico: pianoforte
Composizione: Parigi, 3 settembre 1903
Prima esecuzione: Parigi, Salle Érard, 9 gennaio 1904
Edizione: Durand, Parigi, 1903
Dedica: Jacques-Emile Blanche
Guida all'ascolto 1 (nota 1)

La raccolta Estampes, composta nel 1903, comprende tre deliziosi quadri musicali dal forte carattere descrittivo, frutto della notevole maturità compositiva raggiunta da Debussy.

Pagodes richiama alla mente dell'ascoltatore l'immagine di meravigliose pagode che si stagliano su un incantevole paesaggio orientale; fa scala pentatonica e l'uso del pedale tonale, che garantisce un effetto percussivo agli accordi pianistici (sorta di discreto accenno alle percussioni del Gamelan giavanese), assicurano alla pagina un grande fascino sonoro. La prima parte del brano, da suonarsi dèlicatement et presque sans nuances, è una morbida "passeggiata" delle mani del pianista sui tasti neri dello strumento (la scala pentatonica, appunto), dal grave all'acuto; nella sezione centrale appare un nuovo timido motivo, che sembra emergere dalle nebbie di un sogno lontano. La ripresa della parte iniziale precede l'episodio finale, nel quale il tema principale (ora alla mano sinistra) si dilegua lentamente nei veloci ma delicati arpeggi pentatonici della mano destra.

Con La soirée dans Grenade ci troviamo completamente immersi in una calda atmosfera spagnola fin dalle prime note, misteriose e lontane, che preparano il motivo principale; quattro battute ben ritmate, quasi un accenno piuttosto che un tema vero e proprio. Un secondo motivo, più marcato ritmicamente, viene esposto in ottave dalla mano destra ma va anch'esso esaurendosi in pianissimo. Sono accenni fugaci di melodie che si odono in lontananza, in una calda notte a Granada. Finalmente, avec plus d'abandon, appare un motivo di danza presentato su un ritmo regolare di habanera, che viene però presto spezzato dalle reminiscenze dei temi precedenti. Il brano si conclude così come era iniziato, in un pianissimo appena percepibile e a noi non resta che ricordare il commento di Manuel De Falla: «Non c'è nemmeno una nota tratta dal folclore spagnolo, ma l'intera composizione, fin nei minimi dettagli, esprime mirabilmente lo spirito di questo Paese».

Jardins sous la pluie, forse la pagina pianistica più nota di Debussy, conclude la suite con la descrizione musicale di un acquazzone autunnale; nel tema principale (citazione della canzone popolare francese Dodo, l'enfant do) riconosciamo lo scroscio regolare della pioggia, gli zampilli allegri delle gocce d'acqua, l'infuriare del vento. La parte centrale è più tranquilla, la pioggia si è attenuata e l'autore si abbandona al ricordo nostalgico di vecchie melodie infantili, con la citazione di Nous n'irons plus au boit, mentre nel finale dominano le violente folate di vento e la pioggia che ora scende violenta e inesorabile. Questo meraviglioso brano, grazie all'equilibrio formale e alla scrittura musicale di grande effetto, è da tempo pietra miliare del repertorio pianistico.

Alessandro De Bei

Guida all'ascolto 2 (nota 2)

Il pianoforte, si sa, è lo strumento preferito da Debussy che ad esso ha riservato alcune tra le sue più significative composizioni, trattando la tecnica dei tasti bianchi e neri con modi assolutamente nuovi e originali. In questo campo egli ha forse lasciato il segno più specifico della sua personalità, se si considera il valore linguistico del ciclo delle Images dei sei pezzi del Children's corner, del trittico delle Estampes, della raccolta dei ventiquattro Préludes e dei due libri dei Douze études, considerati il vertice dell'arte pianistica di Debussy, in quanto la ricerca delle combinazioni timbriche e delle mutevoli asimmetrie ritmiche viene riproposta con uno stile e un'audacia mai udite sulla tastiera. Non per nulla il pianismo debussiano ha fatto scuola ed è stato un punto di riferimento importante per musicisti di diversa estrazione storica e culturale, come Ravel, Albeniz, Bartók e Schoenberg.

C'è un giudizio di Émile Vuillermorz, stimato critico musicale francese, che analizza il rapporto tra Debussy e il pianoforte e lascia capire il modo in cui questo artista si avvicina allo strumento per carpirne i segreti. Esso dice: «Debussy interroga il pianoforte con una curiosità scientifica. Sotto le sue dita i martelletti percuotono delicatamente le corde; allo stesso modo del medico egli studia i riflessi nervosi di un organismo fatto di fasce sonore e sensibile ad ogni tocco, anche il più leggero e impalpabile». Da queste premesse è facile intuire come Debussy si preoccupasse di cogliere sensazioni evanescenti ed ebbrezze sottili, in un gioco mobilissimo e senza schema precostituito di armonie e di ritmi. In tal senso i tre brani delle Estampes sono molto indicativi del singolare e personalissimo linguaggio pianistico di Debussy. Furono composti nel luglio del 1903 ed eseguiti per la prima volta il 9 gennaio 1904 da Ricardo Vines, alla sala Erard della Société Nationale di Parigi. Il successo fu tale che il pianista fu costretto a bissare l'ultimo pezzo del trittico.

E' nota la battuta di spirito di Debussy con cui annunciò al direttore d'orchestra Andre Messager il titolo delle Estampes: «Quando uno non può pagarsi un viaggio, bisogna immaginarlo con la fantasia». Ciò perché in Estampes musicali si rievocano atmosfere orientali, forse indiane o cinesi nelle Pagodes e il clima caratteristico di una città spagnola nella Soirée dans Grenade. Secondo testimonianze dirette lo stimolo a scrivere Pagodes venne a Debussy dopo aver ascoltato le orchestre gamelang giavanesi, apparse nelle Esposizioni internazionali di Parigi del 1889 e del 1900. n brano, nella chiara tonalità di si maggiore, vuole esprimere il fascino che promana dalle pagode, sacri templi orientali, in cui si respira il significato degli antichi riti, fissati nelle scale pentatoniche, pur tra il movimento e la vivacità di una festa popolare.

Il secondo pezzo (La soirée dans Grenade) è nella tonalità di fa diesis minore ed inizia su un ritmo di habanera, di tipica reminiscenza andalusa: «Il potere evocativo raggiunto dalle poche pagine di Soirée dans Grenade sa di miracolo, se si pensa che questa musica fu composta da uno straniero guidato solamente dalla sensibilità del suo genio. Non una battuta di questa musica è tolta al folclore spagnolo; eppure, tutta la composizione fino ai minimi particolari suggerisce stupendamente la Spagna». Il battito caldo e sensuale della linea melodica suggerisce i colori e i profumi penetranti della notte andalusa, dall'inizio e sino alla dissolvenza delle ultime battute.

L'ultima stampa (Jardins sous la pluie) nella tonalità di mi minore ci riporta al clima parigino, o, comunque, ad un paesaggio francese, con le sue cantilene infantili e i racconti di favole di altri tempi: si ode anche il tema di una vecchia canzone popolare, intonata dalla mamma per calmare i bambini spaventati dal temporale («Nous n'irons plus au bois, les lauries sont coupés» - Non andremo più nel bosco, i lauri sono tagliati). Il brano si caratterizza per il contrasto tra la luminosità delle armonie e la delicatezza delle movenze infantili, come una successione di note espresse con molta riservatezza e pudicizia, simili ad una sottile pioggia di primavera filtrata attraverso i riflessi della luce del sole.

Guida all'ascolto 3 (nota 3)

Le Trois Estampes furono portate a termine nel 1903 e, com'è stato osservato, «inaugurano l'era di quei titoli suggestivi che collocano l'opera in un mondo abbastanza preciso per orientare l'immaginazione dell'interprete e dell'ascoltatore, ma che sono sufficientemente indefiniti per permettere al loro sogno di configurarsi liberamente».

Il primo dei tre pezzi, Pagodes, si basa su di un tema formato dalle cinque note della scala cinese che, attraverso ogni sorte di ornamentazioni ritmiche e melodiche, evocano l'Estremo Oriente. Un ritmo di Habanera pervade Soirée dans Grenade, mentre in Jardins sous la pluie risuonano delle vecchie canzonane francesi «Nous n'irons plus au bois, parce qu'il fait un temps épouvantable» e «Do, do, l'enfant, do...». Debussy stesso, confessando di essersi servito di qualche aspetto della prima chansonette, aggiunge di concedere all'interprete che «il n'est pas défendu d'y mettre sa petite sensibilité des bons jours de pluie».

Roman Vlad


(1) Testo tratto dal libretto inserito nel CD allegato al n. 266 della rivista Amadeus
(2) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di Via della Conciliazione, 25 febbraio 1983
(3) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Teatro Olimpico, 7 marzo 2013


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Ultimo aggiornamento 15 giugno 2013