Rondò per quartetto d'archi, WoO 10


Musica: Anton Webern (1883 - 1945)
Organico: 2 violini, viola, violoncello
Composizione: Vienna, 1906
Prima esecuzione: Hannover, 1 agosto 1968
Edizione: Carl Fischer, New York, 1970
Guida all'ascolto 1 (nota 1)

Webern, studiò composizione con Schönberg dal 1904 al 1908 e durante quel periodo scrisse non meno di 22 opere quasi esclusivamente per quartetto d'archi (singoli movimenti o parti più ampie). Senza dubbio l'influenza del maestro fu molto forte ma possiamo riconoscere frammenti della musica di Brahms, Richard Strauss e Max Reger anche se i modelli compositivi sono sviluppati secondo una nuova concezione e senza dubbio ripensati "verso la nuova musica".

In questo Rondò la forma classica fornisce una struttura chiara alla musica fortemente cromatica; è formato da quattro parti collegate, ciascuna delle quali comincia con una sezione che chiameremo A e che usa sempre lo stesso materiale tematico, la stessa tonalità di re minore e lo stesso tempo. Le quattro sezioni sono praticamente simili nella lunghezza (47, 45, 51 e 39 battute), e i vari segmenti all'interno delle sezioni sono ben equilibrati, una chiarezza formale conforme agli insegnamenti di Schönberg: «una volta che sarai padrone del tuo mestiere - affermava il maestro - potrai essere in grado di contare solo sul tuo senso della forma. Nel frattempo dovrai scrivere secondo le regole». Dunque pieno rispetto delle "regole" ma sviluppo delle parti in maniera densa ed espressiva.

Fabrizio Scipioni

Guida all'ascolto 2 (nota 2)

Nel 1904, il ventunenne Anton Webern divenne allievo di Schönberg per la composizione. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, le lezioni (che proseguirono fino alla partenza di Schönberg per Berlino nel 1908: ma anche dopo tale data i rapporti fra maestro e allievo rimasero strettissimi) si basavano non sullo studio delle opere più recenti ma sull'analisi intensiva di Beethoven e Brahms. D'altra parte il giovane Webern usciva da una fase d'entusiasmo wagneriano, che, dopo un viaggio a Bayreuth nel 1902, l'aveva spinto a intraprendere la sua prima composizione su larga scala, la ballata per soprano e orchestra Il giovane Sigfrido, inevitabilmente rimasta allo stato di abbozzo. Questo spiega perché le composizioni scritte da Webern durante quegli anni siano sostanzialmente classico-romantiche nella forma e postwagneriane nella sonorità.

Molte di quelle composizioni giovanili - il cui numero ragguardevole contrasta con i soli ventotto numeri d'opus, per di più di brevissima durata, da lui composti nei rimanenti trentasette anni - non sono nulla più di esercizi di studio, ma alcune hanno un valore assoluto: fra queste ultime è il Rondò per quartetto d'archi del 1906, pubblicato postumo ed eseguito per la prima volta ad Hannover (New Hampshire) nel 1968. È una musica ancora tonale, in re minore, ma largamente infiltrata dal cromatismo e dalla scala per toni interi, che volutamente distorcono la tonalità, come aveva insegnato la Kammersymphonie op. 9 di Schönberg, che proprio in quel 1906 era stata una rivelazione per il giovane Webern.

La forma tradizionale del rondò - con un refrain che ritorna più volte intervallato da alcuni couplets - è resa più dinamica grazie alla presentazione sempre variata dei temi. Così il refrain, simile a un valzer viennese, al suo terzo ritorno viene trattato in stile fugato. Quanto ai couplets, il primo è diviso in due parti, una più tranquilla e l'altra impetuosa, e nelle sue apparizioni prevarrà ora l'una ora l'altra metà, mentre il secondo è dapprima immerso in una luce molto dolce, data dagli arpeggi e dai suoni armonici, ma cambia bruscamente carattere verso la fine del Rondò, quando conduce in poche battute al punto culminante dell'intero pezzo, con un fortissimo carico d'energia e di violenza.

Mauro Mariani


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di via della Conciliazione, 15 aprile 1994
(2) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Teatro Olimpico, 3 marzo 1994


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Ultimo aggiornamento 5 ottobre 2016