Langsamer Satz per quartetto d'archi, WoO 6


Musica: Anton Webern (1883 - 1945)
Organico: 2 violini, viola, violoncello
Composizione: Vienna, giugno 1905
Prima esecuzione: Seattle, 27 maggio 1962
Edizione: Carl Fischer, New York, 1965
Guida all'ascolto 1 (nota 1)

È un vero peccato che la musica di Anton Webern sia così rara nei programmi dei concerti; con le sole eccezioni della Passacaglia op. 1 e dei Sei pezzi per orchestra op. 6, il resto della sua produzione è ormai dimenticata, destinata solo a studiosi oltranzisti o fanatici musicofili. Certo si tratta di musica complessa e rigorosa ma ciò non giustifica questo oblio e forse i tempi (quasi un secolo!) sono ormai maturi per una sua riscoperta. E, proprio per approfondire la conoscenza di uno dei padri fondatori della Seconda Scuola di Vienna, un'ottima base di partenza è il Langsamer Satz (Movimento lento) composto dal poco più che ventenne Anton Webern. Il musicista scrisse solo due brevi movimenti tonali per quartetto d'archi entrambi datati 1905. Nel giugno di quell'anno il compositore era in vacanza con quella che sarebbe diventata sua moglie e ci ha lasciato parole significative sul suo stato d'animo in quel momento: "Camminare per sempre come adesso, tra i fiori con accanto la persona più cara, sentirsi una sola cosa con l'universo [...]".

L'amore, dunque, come fonte d'ispirazione, ma non solo; si tratta di un lavoro molto intenso che affonda le radici nel Romanticismo post-brahmsiano e nella tonalità, un movimento di quartetto che in una manciata di minuti (circa dieci) esprime una pletora di emozioni, dallo struggimento, al tormento drammatico fino al tranquillo epilogo. Siamo ben lontani dal puntillismo seriale delle composizioni mature (si ascoltino le Sei Bagatelle op. 9 o il Quartetto op. 28) ma in questa pagina si osserva proprio il momento di trapasso dalle forme tradizionali dell'Ottocento alle nuove strutture che saranno alla base della musica del Novecento. Perfettamente consapevole dell'eredità del passato, il compositore utilizza la forma-sonata con temi melodici contrapposti e armonie ben identificabili (do minore e mi bemolle maggiore su tutte) ma l'uso che ne fa è decisamente moderno. La musica, anziché convergere sempre verso un punto di riferimento saldo e certo (proponendo dunque una struttura centripeta) sembra voler guardare a orizzonti nuovi e spinge continuamente verso direzioni inaspettate (divenendo centrifuga).

Nel Langsamer Satz troviamo dunque non solo due temi melodici ma tre, non solo una sezione modulante (che nella forma-sonata tradizionale si chiamava Sviluppo) ma almeno sei, e poi ancora innumerevoli sfumature dinamiche (dal pianissimo al fortissimo) e di tempo (accelerando, ritardando, a tempo ecc.) senza dimenticare l'attenta ricerca sul timbro degli strumenti spesso utilizzati in tessiture inconsuete o "modificati" con l'utilizzo della sordina. È veramente impressionante che in così poche battute ci sia tutto un mondo in continuo fermento, la fine di un'epoca e la sua rinascita su quelle ceneri; qualcuno la giudicherà "immaturità stilistica", "entusiasmo giovanile", quel che è certo è che se veramente si vuole capire Webern è proprio da questo Movimento lento che bisogna partire.

Fabrizio Scipioni

Guida all'ascolto 2 (nota 2)

«Camminare per sempre così, tra i fiori, accanto alla mia amata, e sentirsi totalmente in armonia con l'universo, senza preoccupazioni, liberi come l'allodola nel cielo sopra di noi. Oh, che incanto... Quando la notte scese (dopo la pioggia) il cielo versò lacrime amare, ma vagai con lei lungo un sentiero, [...] e un solo mantello proteggeva entrambi. Il nostro amore raggiunse altezze infinite, fino a riempire l'universo. Due anime furono rapite» (dai diari di Anton Webern).

Pur non potendola definire "musica a programma", per la composizione di Langsamer Satz Anton Webern trasse certamente ispirazione dalla vacanza compiuta nell'estate del 1905 in compagnia della cugina Wilhelmine Mõrtl, di cui l'autore era profondamente innamorato e che alcuni anni più tardi divenne sua moglie. Il brano, che nulla possiede del puntillismo seriale caratteristico delle opere mature del compositore (le stesse per il quale è oggi forse maggiormente noto e che all'epoca furono sostanzialmente bandite perché considerate "musica degenerata"), è comunque caratterizzato da un'estrema concentrazione motivica ed espressiva: senza dilungarsi eccessivamente, Webern riesce a condensare in poche pagine infinite sfumature di sentimento e altrettante suggestioni. Ed egli lo fa attraverso un linguaggio armonico fortemente tonale, pur con un massiccio uso cromatico, ponendosi con quest'opera in diretta prosecuzione con la tradizione tardo romantica che da Wagner arriva fino a Mahler passando per Brahms e Strauss. E benché la struttura formale rimandi a quella tradizionale, con idee motiviche in contrapposizione e sviluppo fino alla ripresa conclusiva, la manipolazione tematica è estremamente raffinata e sofisticata, già in parte novecentesca, grazie soprattutto a molteplici sfumature dinamiche e ritmiche, e a un ricercato equilibrio timbrico che mette in risalto, uno a uno, tutti e quattro gli strumenti del quartetto. Come l'Angelus Novus, descritto da Walter Benjamin, «ha il volto rivolto al passato» ma una «tempesta lo spinge irresistibilmente nel futuro», così Anton Webern con Lagsamer Satz prende congedo dall'imprescindibile tradizione musicale ottocentesca per divenire uno dei principali e fondamentali iniziatori della musica contemporanea.

Vittoria Fontana


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia,
Roma, Auditorium Parco della Musica, 26 marzo 2010
(2) Testo tratto dal libretto inserito nel CD allegato al numero 315 della rivista Amadeus


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Ultimo aggiornamento 24 luglio 2017