Trio in sol minore per pianoforte, flauto e violoncello, op. 63, J. 259


Musica: Carl Maria von Weber (1786 - 1826)
  1. Allegro molto
  2. Scherzo: Allegro vivace
  3. Schäfers klage: Andante espressivo
  4. Finale: Allegro
Organico: pianoforte, flauto, violoncello
Composizione: Dresda, 8 aprile 1818 - Klein Hosterwitz, 25 giugno 1819
Edizione: Schlesinger, Berlino, 1820
Dedica: Philipp Jungh
Guida all'ascolto 1 (nota 1)

Il «TRIO» op. 63 fu compiuto nell'estate del 1819, mentre Weber trascorreva una vacanza nella campagna di Pillnitz: e l'opera riflette tale felice momento di agreste serenità nell'ispirazione pastorale che in vari modi ne pervade i quattro tempi, nell'ariosità della scrittura strumentale e nella luminosa trasparenza del suo colore timbrico. Per tali avvincenti caratteristiche, il lavoro è considerato il migliore dei pochissimi lasciatici nel genere cameristico dall'Autore del «Freischütz» - il «Quartetto» op. 18 e il «Quintetto» op. 34 (degli altri quattro «TRII» composti da Weber, il primo fu distrutto dall'incendio di Monaco, e gli altri andarono perduti). Peraltro, queste composizioni da camera di Weber non pretendono al forte impegno architettonico e all'incisività espressiva dei grandi lavori del genere di Haydn, Mozart e Beethoven, ma sono piuttosto nello spirito dei Divertimenti mozartiani, con i quali hanno in comune l'elegante spigliatezza del dire, la briosa vitalità ritmica, la levità dell'espressione, la versatilità delle trovate e il fascino soggiogante.

Il primo tempo mette in valore volta a volta i tre strumenti, in un brano dall'espressività sobria e dalla scrittura tersa. Lo Scherzo, assai vivace, anticipa nella prima parte, in minore, certa ritmica schumanniana e stilizza, nella seconda, in maggiore, gli andamenti di una danza campagnola. Nell'Andante espressivo si accentua il carattere bucolico: del resto, il pezzo ha per sottotitolo «Il lamento del pastore». I temi del Finale hanno delle analogie con alcuni motivi del «Freischütz» (che è dello stesso anno del «Trio»), ed uno di essi ricorda chiaramente la canzone bacchica di Kaspar nel primo atto dell'opera.

Nicola Costarelli

Guida all'ascolto 2 (nota 2)

Weber completò il «Trio per flauto, violoncello e pianoforte» nel 1819 a Dresda. Anno capitale nella musica romantica, che vide anche l'apparizione della celeberrima «Aufforderung zum Tanze» e la composizione di alcuni numeri del «Freischütz». Il «Trio» rimanda invece ai tempi di Praga. Nel 1814 Weber aveva infatti composto un «Andante con variazioni» per violoncello e pianoforte per il dr. Jungh, violoncellista dilettante, al quale dedicherà nel 1819 l'opera definitiva. L'anno seguente aveva rielaborato l'«Andante» col titolo di «Schäfers Klage» per flauto, ad istanza di Caspar e Anton Furstenau, padre e figlio virtuosi di flauto, di passaggio a Praga. Questo «Lamento del pastore» proietta la propria malinconia su tutta la opera, un clima approfondito dalle variazioni che alterano l'aspetto pressocché sereno dell'esposizione al flauto. Il primo tempo, «Allegro moderato», costringe il gesto romantico entro la classica forma dialettica. I freni si allentano nello «Scherzo», che, dall'apertura beethoveniana, si dissolve nella licenza di un vero e proprio Walzer.

Dopo lo «Schäfers Klage» segue un «Allegro» conclusivo, permeato da nostalgie contrappuntistiche. Ma è un finale datato sin dall'ampiezza della esposizione tematica. Questa rompe lo schema della regolarità metrica e indugia in scelte intervallari che rifiutano la prassi classica della insistenza sull'accordo di tonica.

Gioacchino Lanza Tomasi


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia;
Roma, Sala Accademica di via dei Greci, 12 gennaio 1968
(2) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Teatro Olimpico, 6 aprile 1972


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Ultimo aggiornamento 6 maggio 2015