Concertino per clarinetto e orchestra in mi bemolle maggiore, op. 26, J. 109


Musica: Carl Maria von Weber (1786 - 1826)
  1. Adagio ma non troppo. Andante
  2. Allegro
Organico: clarinetto solista, flauto, 2 oboi, 2 fagotti, 2 corni, 2 trombe, timpani, archi
Composizione: Monaco, 2 aprile 1811
Prima esecuzione: Monaco, Residenztheater, 5 novembre 1811
Edizione: Peters, Lipsia, 1814
Dedica: composto per Heinrich Baermann
Guida all'ascolto (nota 1)

Il primo movimento (Adagio ma non troppo - Andante) presenta appunto un Adagio introduttivo, in modo minore; nella tonalità relativa troviamo dunque un'apertura orchestrale in coda alla quale fa il suo ingresso il solista, e un lento disegno melodico del clarinetto stesso, il cui incedere sconsolato e mesto si scioglie nel finale con il trascolorare dell'armonia nel modo maggiore.

L'Andante, che segue presenta invece un gioioso tema di forma A A' B (alla dominante) A", seguito da tre variazioni tutte anticipate da una breve introduzione. La prima di queste introduzioni, che fa seguito all'esposizione iniziale del tema, è costituita da rapidi movimenti scalari dell'orchestra e quindi del solista, mentre la variazione vera e propria è caratterizzata da una ricca fioritura di terzine intorno alla melodia principale. Il successivo episodio orchestrale, dal ritmo puntato, porta invece alla seconda variazione nella quale il solista, sostenuto sempre dal medesimo andamento armonico sgrana un sinuoso filo di scale e arpeggi in semicrome. L'ultimo episodio di collegamento orchestrale stempera invece la pulsione ritmica per portare al tempo lento di una terza variazione con riferimenti più labili al tema iniziale, mentre la cadenza solistica si lega direttamenta al secondo movimento.

L'Allegro risulta quindi una sorta di prolungamento del primo movimento tanto da presentare una quarta, seppur breve, variazione del tema precedente (solo di A), mossa in un brillante tempo di 6/8. Nella successiva risposta orchestrale troviamo invece un accenno a quello che sarà il tema di questo breve movimento, prima del quale vi è però un episodio in tonalità di dominante senza un vero e proprio soggetto tematico, ma con un andamento ondulatorio del solista fatto di scale o arpeggi. L'orchestra antieipa nuovamente il tema, che viene quindi esposto dal solista, variato e ampliato rispetto alle precedenti anticipazioni orchestrali. Nell'episodio conclusivo il solista muove una sequenza di rapidi arpeggi, seguito da lunghe scale ascendenti alle quali ruspode l'orchestra con un eco del tema principale e con la coda finale.

Carlo Franceschi de Marchi


(1) Testo tratto dal libretto inserito nel CD allegato al numero 118 della rivista Amadeus


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Ultimo aggiornamento 16 luglio 2012