"Pétrouchka" è il secondo grande balletto di Strawinsky. Esso nacque infatti dopo il successo riportato dall' "Uccello di Fuoco" che i Ballets Russes avevano presentato a Parigi nel 1909. Fu lo stesso Diaghilev, direttore della prestigiosa compagnia, a convincere Strawinsky a riadattare la composizione, alla quale allora lavorava, in un nuovo balletto. Si trattava di un pezzo concertante per pianoforte e orchestra, in cui lo strumento solista godeva di ampio spazio.
Questo materiale confluì senza sostanziali mutamenti nella partitura di "Pétrouchka", che fu rappresentato a Parigi nel 1911 sempre dalla medesima compagnia di balletto. Vi si narra sullo sfondo di una piazza in fiera in occasione della Pasqua russa, di una marionetta umanizzata dai poteri magici del suo animatore. Pétrouchka si innamora di un'altra marionetta, la Ballerina, dalla quale non è corrisposto, poiché questa è invaghita del bellissimo e animoso Moro.
Pétrouchka, nell'ultimo quadro del balletto, nell'estremo tentativo di opporsi all'amore che lega la Ballerina e il Moro, viene da questo ucciso.
Nel corso della vicenda sulla piazza in festa sfilano in un inesauribile caleidoscopio di colori diverse figure caratteristiche come ubriachi, giocolieri e un suonatore di organetto di cui Strawinsky riproduce il suono e la banalità della melodia.
Dalla partitura orchestrale (ma con una larga presenza del pianoforte) Strawinsky ricavò dieci anni più tardi, nel 1921, una riduzione per pianoforte solo, utilizzando tre dei quadri originali, appunto quelli dove la presenza dello strumento era più marcata. Il primo brano, la Danse Russe è tratta dal primo quadro, Chez Pétrouchka costituisce l'intero secondo quadro, la Seimane grasse è ricavata dal quarto.
La trascrizione pianistica di Strawinsky nel caso di "Pétrouchka" non si può certo definire riduttiva rispetto alla corrispondente partitura orchestrale, poiché proprio questa nasceva nel segno del pianoforte e sull'impiego nuovo di questo strumento. La versione pianistica di "Pétrouchka" quindi si può considerare una integrazione di quella orchestrale, oppure quantomeno una chiarificazione degli intenti musicali di Strawinsky. E' proprio sul pianoforte che si sofferma l'indagine di Strawinsky; egli intendeva attraverso inesplorate possibilità espressive riportare il pianoforte alla sua peculiare costituzione percussiva. Il virtuosismo trascendentale che ne scaturisce è determinato da una ritmica sconnessa e frastagliata alla quale non sono estranei elementi popolari come un intento descrittivo. Il pianoforte è sottoposto ad un incessante procedere ritmico dalla inesauribile vitalità alla quale si aggiunge una tavolozza coloristica che trova pochi paragoni. Con "Pétrouchka" Strawinsky trasporta decisamente il pianoforte in pieno Novecento, allontanandolo dal cliché romantico di strumento salottiero e sentimentale, configurando il nuovo ruolo che esso avrebbe avuto nella storia della musica.
Umberto Nicoletti Altimari