Ottetto per strumenti a fiato


Musica: Igor Stravinskij (1882 - 1971)
  1. Sinfonia - Lento
  2. Tema con variazioni - Andantino
  3. Finale - Tempo giusto
Organico: flauto, clarinetto, 2 fagotti, 2 trombe, 2 tromboni
Composizione: Biarritz, 1922 - Parigi, 20 maggio 1923 (revisione 1952)
Prima esecuzione: Parigi, Théâtre de l'Opéra, 18 ottobre 1923
Edizione: Édition Russe de Musique, Parigi, 1924
Guida all'ascolto 1 (nota 1)

E' stato lo stesso Stravinsky a raccontare nelle «Conversazioni con Craft», suo famulus e discepolo fedele, come gli venne l'idea di scrivere l'Ottetto per strumenti a fiato, la cui composizione risale al 1922-'23. «L'Ottetto - dice Stravinsky - cominciò con un sogno. Mi trovavo (nel sogno, dico) in una saletta, circondato da un ristretto numero di strumentisti che suonavano musica piacevolissima. Non fui in grado di riconoscere la musica eseguita, né mi riuscì di rammentarne alcunché il giorno seguente; ma mi ricordo bene della mia curiosità - in sogno - di sapere quanti erano con precisione gli esecutori. Ricordo anche che dopo averli contati in numero di otto li osservai di nuovo, notando che impiegavano fagotti, tromboni, trombe, un flauto e un clarinetto. Mi risvegliai da questo concertino di sogno in uno stato di delizioso benessere, e il mattino dopo cominciai a scrivere l'Ottetto; un'opera alla quale non avrei nemmeno minimamente pensato soltanto il giorno avanti, per quanto avessi già da qualche tempo l'intenzione di fare un pezzo di musica da camera; non musica su azione, come l'Histoire du soldat, bensì proprio una sonata strumentale ».

Nacque così una delle composizioni più caratteristiche dello stile neoclassico stravinskiano, realizzata per un organico formato da un flauto, un clarinetto, due fagotti, due trombe e due tromboni, ubbidienti ad un puro gioco di linee sonore e senza alcun riferimento ad uno status psicologico o ad una idea narrativa. L'Ottetto è articolato in tre parti, di cui la prima è indicata come Sinfonia, nel senso classico di ouverture. Infatti dopo una introduzione lenta giunge il luminoso e sereno Allegro moderato, che costituisce il nucleo espressivo del primo movimento. Il secondo tempo è un Tema con variazioni, con spunti ora elegiaci, ora divertenti e inframmezzati da citazioni rossiniane, ora drammatici con una costruzione fugata. Il Finale si snoda in stile fugato a due, tre e quattro voci e ricorda in alcuni momenti l'atmosfera festosa di Petruska. In proposito il musicista disse che «le Invenzioni a due voci di Bach erano in qualche parte del fondo remoto della mia mente mentre componevo l'ultimo movimento dell'Ottetto. Il nitore e la lucidità delle Invenzioni costituivano in quel tempo un mio ideale e, in ogni caso, miravo a serbare tali qualità in massimo grado nelle mie composizioni». L'Ottetto fu eseguito per la prima volta a Parigi il 18 ottobre 1923 sotto la direzione dell'autore: venne accolto complessivamente bene e considerato come una rivisitazione dell'antico classicismo secondo lo spirito moderno.

Guida all'ascolto 2 (nota 2)

L'Ottetto per strumenti a fiato, terminato a Parigi nel maggio del 1923, è uno dei lavori più rigorosi e più rigidi del periodo neoclassico. Anche in questo caso fu un sogno a suggerire al compositore l'indole sonora del brano (è lui che lo ricorda in Dialogues and a Diary, Londra 1968), ma il risultato non ha nulla di sognante, anzi l'asciuttezza fonica del complesso strumentale ha nettamente predeterminato la forma. «Il mio Ottetto è un oggetto musicale. Questo oggetto ha una forma e questa forma subisce l'influenza del materiale musicale con cui è composta. [...] Il mio Ottetto non possiede alcuna 'emozionalità' ma è un'opera fondata su elementi oggettivi che sono autosufficienti. [...] Ho escluso da quest'opera ogni genere di nuances tra il forte e il piano: ho lasciato soltanto il forte e il piano.[...] La forma nella mia musica deriva dal contrappunto. Per me il contrappunto è il solo mezzo col quale l'attenzione del compositore è concentrata su questioni puramente musicali. [...]» (I. Strawinsky, Some ideas about my Octuor, in «The Arts», gennaio 1924, trad. ital. in E.W. White, Strawinsky, Milano, Mondadori, 1983, pp. 699-702). Sono pensieri che si attagliano perfettamente anche a musiche pensate e scritte circa trent'anni dopo, come la Missa o l'estremistico Epitaphium: più oggettivi e antisentimentali di così non si può essere. L'Ottetto s'inizia con una Sinfonia introdotta da poche battute di un 'Lento' cui si collega un 'Allegro' risoluto e animato, di tipo barocco. Il secondo movimento è una costruzione ampia e articolata nella forma del tema 'Andantino' (le prime otto battute, re minore/maggiore) con cinque variazioni di straordinaria ricchezza inventiva e eccezionalmente esigenti per i solisti, soprattutto per i due fagottisti. Un 'Moderato legatissimo' del flauto fa da transizione al 'Finale', una specie di rondò brillante con secca perorazione conclusiva. Nell'Ottetto Casella vedeva "il modello più compiuto [...] di quello stile universale, il quale fonda in un nuovo linguaggio, in nuove forme lo spirito dell'antica arte classica" (citato in R. Vlad, Strawinsky, Torino, Einaudi, 1958, p.99).

Franco Serpa


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Sala Accademica di via dei Greci, 22 aprile 1980
(2) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Teatro Olimpico, 6 dicembre 2001


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Ultimo aggiornamento 29 marzo 2015