Oedipus rex

Opera oratorio in due atti

Libretto (nota 1)

Il testo è trascritto dalla partitura omettendo le pure e semplici ripetizioni. È stata rispettata la grafia latina della partitura: per conferire una tinta più "arcaica" al latino di Daniélou la C è scritta, in partitura come K in tutti i luoghi in cui si trova davanti a I o E. In questo modo ci si riporta alla antica pronuncia latina, diversa da quella corrente in Italia.
Il testo del Narratore è recitato nella traduzione italiana.

PROLOGO
NARRATORE
State per ascoltare una versione in latino di Edipo Re. Per evitare di affaticarvi l'udito e la memoria e poiché nell'opera oratorio le scene sono fissate in una certa monumentalità, io discretamente vi anticiperò i momenti salienti del dramma di Sofocle.
Senza esserne cosciente Edipo è alle prese col volere imperscrutabile ed arbitrario degli dei che fin dalla nascita gli tendono un laccio che voi qui vedrete stringersi inesorabilmente.
Ecco il dramma: la città, di Tebe è malata, spaventata. Dopo la Sfinge, la peste. Il coro supplica Edipo, di salvare la sua città. Edipo, colui che ha vinto la Sfinge, promette.
ATTO I
CORO
Kaedit nos pestis,
Theba peste moritur.
E peste serva nos
qua Theba moritur.
Oedipus, adest pestis;
e peste libera urbem,
urbem serva morientem.
Ci uccide la, peste,
di peste, Tebe muore.
Dalla peste salvaci
di cui Tebe muore.
C'è la peste, Edipo;
dalla peste libera la città,
salva la città che muore.
EDIPO
Liberi, vos liberabo a peste.
Ego clarissimus Oedipus vos diligo,
eg' Oedipus vos servabo.
Figli, vi libererò dalla peste.
Io, l'illustre Edipo vi amo,
io, Edipo, vi salverò.
CORO
Serva nos adhuc,
serva urbem, Oedipus;
serva nos, clarissime Oedipus!
Quid fakiendum, Oedipus,
ut liberemur?
Salvaci ancora,
salva la città, Edipo;
salvaci, famosissimo Edipo!
Che fare, Edipo,
per essere liberati?
EDIPO
Uxoris frater mittitur
oraculum consulit,
deo mittitur Creo;
oraculum consulit,
quid fakiendum consulit.
Creo ne commoretur.
(Créon parait)
Fu inviato il fratello di mia moglie
a consultare l'oracolo,
al dio Creante fu inviato;
consulta l'oracolo,
chiede che fare.
Che Creante non indugi.
(compare Creonte)
CORO
Vale, Creo! Audimus.
Vale, Creo! Kito, Kito.
Audituri te salutant.
Salve Creante ti ascoltiamo
Salve Creante! Presto, presto,
pronti a udirti ti salutiamo.
NARRATORE
Ecco Creonte, cognato di Edipo.
Creonte torna in città dopo aver consultato l'oracolo.
L'oracolo esige che sia, vendicata, l'uccisione di Laio e l'oracolo rivela che l'assassino si nasconde in Tebe.
Ad ogni costo bisogna scoprirlo.
Edipo si vanta della sua abilità nello sciogliere gli enigmi. Egli scoprirà e scaccerà l'assassino.
CREONTE
Respondit deus: -
Laium ulkiski,
skelus ulkiski;
reperire peremptorem.
Thebis peremptor latet,
Latet peremptor regis,
reperire opus istum;
luere Thebas,
Thebas a labe luere,
kaedum regis ulkiski,
regis Laii perempti,
Thebis peremptor latet.
Opus istum reperire,
quem depelli deus jubet.
Jubet deus peremptorem depelli.
Peste infìkit Thebas. -
Apollo dixit deus.
Rispose il dio:
Vendicare Laio,
vendicare il delitto;
trovare l'assassino.
In Tebe si cela l'assassino.
Si nasconde l'assassino del re,
lo si deve trovare,
purificare Tebe,
dall'infame macchia lavare Tebe,
vendicare l'assassino ael re,
del re Laio ucciso.
In Tebe si cela l'assassino.
E necessario trovare costui,
che il dio ordina di scacciare.
Ordina il dio di scacciare l'assassino.
Di peste Tebe muore.
Così disse Apollo, il dio.
EDIPO
Non reperias vetus skelus,
Thebas eruam.
Thebis incolit skelestus.
Se non scoprirai l'antico delitto,
metterò Tebe sottosopra.
In Tebe vive lo scellerato.
CORO
Deus dixit, tibi dixit. (Così) parlò il dio, a te parlò.
EDIPO
Tibi dixit.
Mihi debet se dedere.
Opus vos istum deferre.
Thebas eruam,
Thebis pellere istum.
Vetus skelus non reperias.
A te parlò.
A me deve consegnarsi.
Dovete denunciarlo.
Metterò Tebe sottosopra.
Lo si deve cacciare da Tebe.
Non scoprirai l'antico delitto.
CORO
Thebis skelestus incolit. In Tebe vive lo scellerato.
EDIPO
Deus dixit...
Sphynga solvi, carmen solvi,
ego divinabo,
iterum divinabo,
clarissimus Oedipus,
Thebas iterum servabo.
Eg'Oedipus carmen divinabo.
Parlò il Dio...
Sciolsi l'enigma della Sfinge,
ancora una volta
indovinerò,
io, illustre Edipo,
salverò nuovamente Tebe.
Io, Edipo, indovinerò l'enigma.
CORO
Solve! Solve! Oedipus, solve! Scioglilo, Edipo, scioglilo!
EDIPO
Pollikeor divinabo.
Clarissimus Oedipus,
pollikeor divinabo.
Prometto che indovinerò (la verità).
Io, l'illustre Edipo,
indovinerò l'enigma.
NARRATORE
Edipo interroga la fonte della verità: Tiresia, Tiresia. il vate.
Tiresia sa che ormai gli dei senza cuore si prendono gioco di Edipo ed evita di rispondergli. Questo silenzio irrita Edipo. Egli accusa Creonte di volere il suo trono e Tiresia d'esserne il complice. Sdegnato per questa ingiusta accusa Tiresia si decide a parlare. Ecco l'oracolo: l'assassino del re è un re!
CORO
Delie, exspectamus.
Minerva filia Jovis,
Diana in trono insidens,
et tu, Phaebe
insignis iaculatur,
succurrite nobis.
Ut praekeps ales ruit malum
et premitur funere funus
et corporibus inhumata.
Expelle, everte in mare
atrocem istum Martem
qui nos urit inermis
dementer ululans.
Et tu, Bakke, cum taeda
advola nobis urens infamem
inter deos deum.
Dio di Delo, siamo in attesa,
Minerva, figlia di Giove,
Diana, che siedi sul trono,
e tu Febo,
illustre arciere,
veniteci in aiuto.
Come rapido alato si avventa il morbo
e morte segue incalzando morte,
e corpi si accatastano su corpi insepolti.
Scaccia, respingi nel mare
questo spaventoso flagello,
che ci tormenta senza armi,
con folle ululato.
E tu Bacco, affrettati con la fiaccola
bruciando questo dio
ignobile tra gli dei.
(Tiresias parait) (compare Tiresia)
Salve, Tiresia,
homo dare, vates!
Die nobis quod monet deus,
die kito, sacrorum docte, die!
Salve Tiresia,
uomo illustre, vate,
Dicci ciò che il dio consiglia,
parla presto, tu, che conosci il sacro!
TIRESIA
Dikere non possum,
dikere non licet,
dikere nefastum;
Oedipus, non possum,
Dikere ne cogas,
cave ne dicam.
Clarissime Oedipus,
takere fas.
Non posso parlare
non è lecito parlare,
empio è parlare;
Edipo, non posso.
Non costringermi a parlare,
bada ch'io non parli.
Illustre Edipo,
è doveroso tacere.
EDIPO
Takiturnitas te acusat:
tu peremptor.
Il silenzio ti accusa:
tu sei l'assassino.
TIRESIA
Miserande, dico,
quod me acusas, dico.
Dicam quod dixit deus;
nullum dictum kelabo;
inter vos peremptor est,
apud vos peremptor est,
cum vobis, vobiscum est.
Regis est rex peremptor.
Rex kekidit Laium,
rex kekidit regem,
deus regem acusat;
peremptor rex!
Opus Thebis pelli regem.
Rex skelestus urbem foedat,
rex peremptor regis est.
Infelice, parlo.
Poiché mi accusi, parlo.
Dirò ciò che il dio disse;
non un detto nasconderò:
tra voi è l'assassino,
insieme con voi.
Un re è l'assassino del re,
Il re uccise Laio,
Il re uccise il re,
l'assassino è il re!
Bisogna cacciare da Tebe il re.
il dio accusa il re,
Un re colpevole insozza la città,
l'assassino del re è un re.
EDIPO
Invidia fortunam odit.
Creavistis me regem.
Servavi vos carminibus
et creavistis me regem.
Solvendum carmen cui erat?
Tibi, homo dare, vates;
a me solutum est
et creavistis me regem.
Invidia fortunam odit.
Nunc vult quidam munus meum,
Creo vult munus regis.
Stipendarius es, Tiresia!
Hoc fakinus ego solvo!
Creo vult rex fieri.
Quis liberavit vos carminibus?
Amiki! Ego Oedipus clarus, ego.
Invidia fortunam odit.
Volunt regem perire,
vestrum regem perire,
clarum Oedipodem, vestrum regem.
L'invidia odia, la buona sorte.
Mi faceste re.
Vi salvai dagli enigmi
e mi faceste re.
Chi doveva sciogliere l'enigma?
Tu, uomo illustre, vate;
io lo sciolsi
e mi faceste re.
L'invidia odia la buona sorte.
Ora qualcuno vuole il mio posto,
Creonte vuole diventare re.
Prezzolato sei, Tiresia!
Questo delitto sono io che lo svelo!
Creonte vuole diventare re.
Chi vi liberò dagli enigmi?
Amici! Io, l'illustre Edipo, io.
L'invidia odia la buona sorte.
Vogliono mandare in rovina il re,
mandare in rovina il vostro re,
l'illustre Edipo, il vostro re.
(Jocaste parait) (Compare Giocasta)
CORO
Gloria
Laudibus regina Jocasta
in pestilentibus Thebis.
Laudibus regina nostra.
Laudibus Oedipodis uxor.
Gloria!
Gloria,
Lodi alla regina Giocasta
In Tebe afflitta dalla peste.
Lodi alla nostra regina.
Lodi alla moglie di Edipo.
Gloria!
ATTO II
NARRATORE
La, disputa, dei principi attira, Giocasta.
Voi la udrete calmarli, rinfacciar loro di altercare in una, città malata. Giocasta non dà, fiducia agli oracoli e da le prove che gli oracoli mentono. Per esempio: il vaticinio affermava che il destino di Laio sarebbe stato di morire per mano di un figlio nato dalla loro unione. Ebbene: come si sa lo uccisero dei predoni forestieri alla convergenza di tre strade.
Trivio. Incrocio di strade, Trivium. Tenete a mente questa parola. Perché questa parola spaventa Edipo. Egli ricorda che al suo arrivo da Corinto, prima di incontrarsi con la Sfinge, ha ucciso un vecchio all'incrocio di tre strade. E se quel vecchio era Laio, che fare ? Egli sa che non può tornare a Corinto. Egli sa che deve stare lontano dalla città, in cui vivono il padre Polibo e la Madre Merope perché l'oracolo ha minacciato che un giorno egli ucciderà, il padre e sposerà la madre. Edipo ha paura.
GIOCASTA
Nonn' erubeskite, reges,
clamare, ululare in aegra urbe
domestikis altercationibus?
Nonn' erubeskite in aegra urbe
clamare vestros domesticos clamores?
Corani omnibus clamare,
coram omnibus domesticos clamores
nonn' erubeskite?
Ne probentur oracula
quae semper mentiantur.
Oracula mentita sunt oracula.
Cui rex interfìkiendus est?
Nato meo.
Age rex peremptus est.
Laius in trivio mortuus.
Ne probentur oracula
quae semper mentiantur.
Laius in trivio mortuus
Cave oracula.
Non arrossite di vergogna, o signori,
a gridar e e urlare nella città malata
per personali contese?
Non vi vergognate a gridare nella città malata
le vostre private liti?
Gridare davanti a tutti,
davanti a tutti discutere scompostamente
private liti, gridare nella città malata,
o signori, non arrossite di vergogna?
Non si presti fede agli oracoli
che sempre mentono.
Oracoli - mentirono gli oracoli.
Chi doveva uccidere il re?
Mio figlio.
Ebbene, il re fu ucciso.
Laio morì ad un trivio.
Non si presti fede agli oracoli
che sempre mentono.
Laio morì ad un trivio.
Guardati dagli oracoli.
CORO
Trivium, trivium... Trivio, trivio...
EDIPO
Pavesco subito, Jocasta,
pavesco maxime, Jocasta, audi:
locuta es de trivio?
Ego senem kekidi,
cum Corintho exkederem,
kekidi in trivio,
kekidi, Jocasta, senem.
D'improvviso ho paura, Giocasta,
una grande paura. Ascolta Giocasta:
hai parlato di un trivio?
Io uccisi un vecchio,
venendo da Corinto,
lo uccisi a un incrocio di tre strade,
là, Giocasta, uccisi un vecchio.
GIOCASTA
Oracula mentiuntur,
semper oracula mentiuntur,
Oedipus, cave oracula;
quae mentiantur.
Domum cito redeamus,
non est consulendum.
Mentono gli oracoli,
gli oracoli mentono sempre,
Edipo, guardati dagli oracoli,
che sono sempre falsi.
Torniamo presto et casa,
non li si deve consultare.
EDIPO (insieme a Giocasta)
Pavesco, maxime pavesco,
pavesco subito, Jocasta;
pavor magnus, Jocasta,
in me inest.
Subito pavesco, uxor Jocasta.
Nam in trivio kekidi senem.
Volo consulere,
consulendum est, Jocasta,
volo videre pastorem.
Skeleris superest spectator.
Jocasta, consulendum,
volo consulere, Skiam!
Ho paura, una grande paura,
d'improvviso ho paura, Giocasta;
un grande terrore, Giocasta,
è in me.
D'improvviso ho paura, Giocasta, consorte.
Poiché ad un trivio uccisi un vecchio.
Voglio indagare, Giocasta,
bisogna domandare,
voglio vedere il pastore.
Vive ancora un testimone del delitto.
Bisogna interrogarlo Giocasta,
voglio indagare. Saprò!
NARRATORE
Esce dall'ombra colui che fu presente all'uccisione. Un messaggero annuncia ad Edipo la morte di Polibo e svela ch'egli n'era solo il figlio adottivo.
Giocasta capisce e tenta di trattenere Edipo dall'abisso fuggendo. Edipo crede che sia per la vergogna di essere la moglie di un uomo di bassa stirpe. Questo Edipo, così orgoglioso di saper tutto indovinare!
È preso nel laccio ed è il solo a non capire.
La verità gli si abbatte sul capo. Egli cade.
Cade dall'alto.
CORO
Adest omniskius pastor
et nuntium horribilis.
Sono qui il pastore che tutto sa
e un messaggero che porta un'orrenda notizia.
MESSAGGERO
Mortuus est Polybus.
Senex mortuus Polybus
non genitor Oedipodis,
a me keperat Polybus,
ego attuleram regi.
Polibo è morto,
È morto il vecchio Polibo,
che non era padre di Edipo;
da me Polibo l'aveva preso,
io l'avevo portato al re.
CORO
Verus non fuerat pater Oedipodis. Non era il vero padre di Edipo.
MESSAGGERO
Falsus pater per me! Padre adottivo, per opera mia!
CORO (insieme al Messaggero)
Falsus per te! Padre adottivo, per opera tua!
MESSAGGERO
Repperejam in monte
puerum Oedipoda,
derelictum in monte
parvulum Oedipoda
foratum pedes,
vulneratum pedes.
Reppereram in monte
attuleram pastori
puerum Oedipoda.
Avevo trovato su un monte
Edipo, bambino,
abbandonato su un monte
il piccolo Edipo,
coi piedi forati,
coi piedi feriti.
Avevo trovato su un monte
e portato a un pastore
Edipo bambino.
CORO
Reskiturus sum monstrum,
monstrum reskiscam.
Deo claro Oedipus natus est,
deo et nympha montium
in quibus repertus est.
Sto per apprendere un prodigio,
conoscerò un miracolo.
Da un grande dio nacque Edipo,
da un dio e da una ninfa dei monti
su cui fu trovato.
PASTORE
Oportebat takere, nunquam loqui.
Sane repperit parvulum Oedipoda,
a patre, a matre
in monte derelictum
pedes laqueis foratum.
Utinam ne dikeres;
hoc semper kelandum
inventum esse in monte
derelictum parvulum,
parvum Oedipoda,
in monte derelictum.
Oportebat takere, nunquam loqui.
Tacere si doveva, mai parlare.
In verità trovò il piccolo Edipo
dal padre e dalla madre
abbandonato su un monte,
coi piedi forati da una corda.
Oh, non avessi tu parlato:
sempre si doveva nascondere
che su un monte era stato trovato,
abbandonato il piccolo,
il bambino Edipo,
abbandonato sul monte.
Tacere si doveva, mai parlare.
(Jocaste disparati) (Giocasta scompare)
EDIPO
Nonne monstrum reskituri, reskituri
quis Oedipus, genus Oedipodis skiam.
Pudet Jocastam, fugit
Pudet Oedipi exulis,
pudet Oedipodis generis.
Skiam Oedipodis genus;
genus meum skiam,
genus Oedipodis skiam,
Nonne monstrum reskituri,
genus exulis mei.
Ego exul exsulto.
Sta dunque per essere svelato il prodigio? Si saprà
chi è Edipo, conoscerò l'origine di Edipo.
Si vergogna Giocasta, fugge,
si vergogna dell'origine di Edipo.
Si vergogna perché Edipo è un esule.
Conoscerò l'origine di Edipo,
saprò la mia stirpe,
sarà svelato dunque il prodigio,
la mia origine di esule.
Io, esule, esulto.
PASTORE, MESSAGGERO
In monte reppertus est
a matre derelictus;
a matre derelictum
in montibus repperimus.
Laio Jocastaque natus!
Su un monte fu ritrovato
il bimbo abbandonato dalla madre;
sui monti ritrovammo
il bambino abbandonato dalla madre.
Figlio di Laio e Giocasta!
CORO
Natus Laio et Jocasta! Figlio di Laio e Giocasta!
PASTORE, MESSAGGERO
Peremptor Laii parentis!
Coniunx Jocastae parentis!
Utinam ne dikeres,
oportebat takere, numquam dikere istud:
a Jocasta derelictum
in monte reppertus est.
Assassino del padre Laio!
Sposo della madre Giocasta!
Oh, non avessi parlato,
tacere si doveva, mai dire ciò:
che fu abbandonato da Giocasta,
fu ritrovato su un monte.
(Le Berger et le Messager s'éloignent) (Il pastore e il messaggero si allontanano)
EDIPO
Natus sum qUo nefastum est,
concubui cui nefastum est,
cecidi quem nefastum est.
Lux facta est!
Sacrilegio fu la mia nascita,
sacrilegio le nozze,
sacrilegio l'uccisione.
Luce è stata fatta.
(Le Messager apparait) (compare il Messaggero)
NARRATORE
Ed ora udrete il monologo illustre «la testa divina di Giocasta è morta» monologo in cui il messaggero racconta la fine di Giocasta.
A fatica riesce ad aprire la bocca. Il coro subentra e lo aiuta a raccontare come la regina si sia impiccata e come Edipo si sia trafittogli occhi con la sua fibula d'oro.
Ed è l'epilogo.
Il re è preso, vuole mostrarsi a tutti, mostrare l'immonda bestia, l'incestuoso, il parricida, il pazzo. Lo scacciano. Lo scacciano con infinita dolcezza.
Addio, addio povero Edipo.
Addio Edipo: eri a noi caro.
MESSAGGERO
Divum Jocastae caput mortuum! La divina Giocasta è morta!
CORO
Mulier in vestibulo
Comas lakerare.
Claustris occludere fores exclamare,
Et Oedipus irrumpere,
irrumpere et pulsare,
et Oedipus pulsare, ululare.
La donna nell'atrio
si strappava le chiome.
Con catenacci fece chiudere le porte, e gridava.
Edipo si precipita dentro,
e bussa con forza,
Edipo bussa e urla.
MESSAGGERO
Divum Jocastae caput mortuum! La divina Giocasta è morta!
CORO
Et ubi evellit claustra,
suspensam mulierem
omnes conspexerunt.
Et Oedipus praelleps ruens
illam exolvebat, illam collocabat.
Et aurea fibula avulsa
oculus effodire;
ater sanguis rigare.
E quando ha infranto i catenacci
tutti videro
la donna impiccata.
Ed Edipo precipitandosi
la scioglieva dal laccio,
la poneva a terra.
E strappata un'aurea fibbia
si cavava gli occhi;
torbido sangue scorreva.
MESSAGGERO
Divum Jocastae caput mortuum! La divina Giocasta è morta!
CORO
Sanguis ater rigabat;
ater sanguis prosiliebat;
et Oedipus exclamare
et sese detestare,
Omnibus se estendere.
Aspikite fores pandere,
spectaculum aspikite,
spectaculum omnium atrokissimum.
Torbido sangue scorreva;
Torbido sangue sgorgava;
ed Edipo grida forte
e si maldedice.
Si mostra a tutti
Guardate si aprono le porte,
guardate il triste spettacolo,
di tutti il più orrendo.
MESSAGGERO
Divum Jocastae caput mortuum! La divina Giocasta è morta!
CORO
Ekke! Regem Oedipoda,
foedissimum monstrum monstrat,
foedissimam beluam.
Ellum, regem Oedipoda!
Ellum, regem okkekatum!
Rex parrikida, miser Oedipus,
miser rex Oedipus carminum coniector.
Adest! Ellum! Regem Oedipoda!
Vale, Oedipus,
te amabam, te miseror.
Miser Oedipus, oculos tuos deploro.
Vale, Oedipus
miser Oedipus noster,
te amabam, Oedipus.
Tibi valedico, Oedipus,
tibi valedico.
Ecco! Il re Edipo
mostra l'osceno mostro,
la turpissima bestia.
Ecco il re Edipoi
Ecco il re acciecatol
Il re parricida, l'infelice Edipo,
l'infelice Edipo, interprete di enigmi.
Eccolo, è qui il re Edipo!
Addio, Edipo, ti avevo caro,
ho pietà di te.
Infelice Edipo, piango per i tuoi occhi.
Addio, Edipo
nostro infelice Edipo,
ti volevo bene, Edipo.
Addio, Edipo, addio.

(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di via della Conciliazione, 7 febbraio 1998


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Ultimo aggiornamento 7 agosto 2013