Les noces
Scene coreografiche russe
QUADRO PRIMO
NELLA CASA DELLA SPOSA LA SPOSA
LA SPOSA
La mia treccia a me! Mia madre intrecciata t'aveva morbidamente con
pettine d'argento ogni sera!
LE COMARI DELLE NOZZE
Treccia morbida
LA SPOSA
Povera me!
LE COMARI
La treccia bionda le abbiam pettinato, la bella Nastasìa
è tutta arricciata, la sua manina morbida legò
con nastro rosso e d'or. La treccia bionda le abbiam pettinato,
l'abbiamo adornata con un nastro vermiglio.
LA SPOSA
Chi venne, chi venne un dì? La mezzana, in lei, che
invidiosa in sen alberga tristo un cuor, e cominciò la
treccia a tirar e a pizzicar, spartir la treccia e trarmi vivo il
pianto.
LE COMARI
La fai piangere!
LA SPOSA
Povera me!
LE COMARI
La treccia bionda ripettineremo, la morbida treccia di nuovo faremo,
dolce Anastasia, la treccia bella farem...
LA SPOSA
Con un nastro tutto blu.
LE COMARI
Con un nastro tutto blu.
LA SPOSA
La treccia bella, la mia treccia a me!
LE COMARI
Cara, consolati intanto, asciuga il tuo pianto. Nastasia, o povero
uccellino che lasci il giardino dove era il tuo bel nido!
E come tu ne andrai laggiù, se babbo e mamma devi lasciar?
T'aprirà le braccia il padre buono e tanto
t'amerà con tenerezza nuova e grande, e la nuova madre tua
t'amerà.
Signor Fetis Pamfilievich, l'usignolo volò nel tuo giardino
e canta, canta.
Quando solenne il sole zufola pien, ma se verrà la notte
d'amore canterà.
O felice sposo, non l'odi cantare? Ti viene a risvegliare, gorgheggia
nel vecchio tuo giardino soavemente; ti chiama, ti dice che t'ama, ah,
ah! e per la messa ti sveglierà.
E Nastasia più non piange, ti volge il suo sorriso. Ah!
E perenne sia la festa. Dentro al muschio va ruscello, lieti
là essi andranno, lieti li seguirem.
Qui si ride, qui si danza. Brindisi farem e canterem e danzerem, e
sulla sposa ogni bene invocheremo e faremo festa.
LA SPOSA, LA MADRE, LE COMARI (alternativamente)
Ah, la mia treccia intreccia, così che in alto meglio
stretta sia e in alto spicchi un nastro blu.
Dentro alla capanna ad aiutarci, buona madre, degnati di entrar;
c'è una treccia da snodare, c'è una treccia da
rifare, da annodar a Nastasia, la bionda bella come un fior che si va a
maritar.
La treccia bionda le abbiam pettinata, la bella Nastasia è
tutta arricciata; or lisceremo quei riccioli d'or. Un nastro rosso e un
nastro blu vogliamo annodar alla morbida treccia.
Un nastro rosso come le mie gote, un nastro azzurro come gli occhi miei.
QUADRO SECONDO
NELLA CASA DELLO SPOSO
CORO E SOLISTI (alternativamente)
Madre del Signor, se ti degni di venirci ad aiutar, noi districherem
dello sposo i riccioli biondi.
Vieni, madre del Signor, madre benedetta, assistici, posa la mano
divina sui riccioli di questo sposo ed assistici.
Dello sposo, di Fetis i riccioli biondi come ravvieremo?
Con che far lucenti i boccoli di Pamfilievich?
Presto, amici, andiamo ai tre mercati del villaggio, laggiù
una bottiglia d'olio troverem, con che far lucenti i boccoli dello
sposo.
Come mai potrem districare i ricci?
IL PADRE E I PARENTI (alternativamente)
Ieri ancora lo sposo stava in casa.
Pettin d'argento a' suoi capelli d'or. O beata chi passerà
le dita nella seta di questi riccioli! La sposina che li
potrà carezzar, la felice sposa del baldo giovane.
Nastasia Timofeievna!
Di questi ricci dorati chi avrà cura? Dentro al succo di
lampone chi il suo pettine temprò? Ricci biondi, belli, chi
sa il segreto del vostro arricciar?
Triste era la madre pettinando il figlio sposo: piange.
LA MADRE E I PARENTI (alternativamente)
Figlio, caro figlio che ho portato nel sen, te ne vai dalle mie braccia
lontan.
O frutto del mio sen, un'altra t'amerà ed un'altra ti
farà i ricci.
Le belle trecce bionde chi le bacia? Questi morbidi ricci chi li bacia?
così ben profumati, così vaporosi come nubi
rosate nel ciel?
Gloria a voi, parenti, ed alla madre sua, che l'ha fatto sì
bello: amabile, saggio, ragionevole, fiero e coraggioso.
Docili ricci e biondi, giù scendete sulle spalle e sul bel
viso, e la Nastasiuccia si piegherà al gagliardo come un
piccolo fior.
A Mosca, dove va lo sposo, le donne sospiran d'amor, la tua gelosia
devi scacciar.
Madre del Signor, se tu vieni le comari ad aiutar, noi pettinerem i
ricci allo sposo. Vieni discendi, assisti alle nozze. Madre d'amore,
t'invocheremo, purissima madre nostra, con gli apostoli e gli angeli
santi. Iddio Padre ci benedica col Figlio. Madre d'amore, t'invochiamo.
LO SPOSO E I COMPARI DELLE NOZZE (alternativamente)
O padre e madre, benedite il figliuolo, che fiero va con puro cor la
sua sposa a conquistar.
Dove
il giovane sposo se ne va? La sua sposa a cercar va. Là si
vedono i ceri brillar. In chiesa entrerà e la Croce
abbraccerà, per le nozze che l'atttendon.
O vagabondi,
fermate il piè. Chi vuole m'intenda, m'intenda chi
può.
Benedite il principe che oggi sposo si fa! Poiché il
gagliardo
si mette in cammin, solo fidando nel proprio destin. Al suo braccio
andrà fino all'altare.
Ohi! come piuma lieve o morto fiore
già prostrato cade innanzi a suo padre, il ginocchio piega
davanti alla madre, per esser benedetto nel giorno santo delle sue
nozze in nome dell'Altissimo, sotto la guardia dei santi e degli angeli
in ciel.
Signore sopra di noi discenda la tua benedizione! San
Damiano clemente e pio, ci benedici. Ognun, Signore, benenedici,
proteggi gli sposi felici.
Ohi! Dio benedica tutta la famiglia,
benedica e padre e madre, i fratelli, le sorelle e tutti i suoi fedeli,
abbia tutti in grazia! Dio ci benedica, Dio ci assista, vecchi e
giovani. O Signore!
E tu, San Luca benedetto, ci assisti, vigila tu
semnpre sul loro amor. Dà loro la pace, e proteggi dall'alto
dei
cieli la nuova casa che accoglie l'amore. O San Luca, proteggi tu i lor
figli!
QUADRO TERZO
LA PARTENZA DELLA SPOSA
CORO
Come vive in ciel la bianca luna accanto al sol, così viveva
nel palazzo la vezzosa e gaia, spensierata come un passero.
LA SPOSA, IL PADRE, LA MADRE, I COMPARI
Benedici a me che vo', al padre e alla madre.
Vado per sempre lungi da te.
La cera gocciola dalla candela davanti all'icona, così che
il piede a terra resta come impaniato.
Ecco, la colomba lascia il nido: pure la benedite, Signore, con il pane
e con il sale davanti alla santa immagine così.
Nelle stanze della bella dalle gote rosate son due tortore posate.
San
Cosma, vieni con noi, San Damiano, vieni con me, San Cosma, tu che
fabbro fosti, vieni a farci una catena per unire questi sposi per la
vita e per la morte, per i giorni del sorriso e del pianto, sino alla
fine degli anni nostri.
San Cosma e San Damiano, voi ci avete uditi ed assistiti.
Possan figli e nipoti veder!
Nella stanza della bella dalle gote rosate due tortore ho visto volar.
Qui si canta, qui si beve e si danza; al rullar del tamburo tutti
andiamo a danzar.
Vieni, San Cosma, a saldare la catena che gli sposi per sempre
congiunga, né si possan mai divider.
Santa madre del Signore, ascolta, Signore, noi t'invochiamo! Queste
nozze benedici; che gli sposi sian uniti:
Benedetta
sempre sia questa unione santa, pura; e come al tronco l'edera i due
sposi l'un l'altro siano avvinti per non lasciarsi mai più.
LE DUE MADRI
Figlio mio che al mondo io misi, deh, torna a tua madre.
Figlia che ho portato nel mio sen, che ho nutrito del mio latte, vieni
torna alla madre.
Figlio mio caro, lasciato ha qui la chiave d'oro al sommo del suo
nastro d'argento.
Figlia che io misi al mondo, figlia mia cara!
QUADRO QUARTO
IL BANCHETTO DI NOZZE
GLI INVITATI
Sopra un ramo son due fiori: uno è rosso, l'altro tutto
bianco.
Ailulì! uno rosso ne ho; aliulì! uno bianco ne ho.
E il fiore rosso col bianco ragiona, e il bianco ascolta piegato sul
ramo.
Il fiore rosso è il nostro caro sposo e Nastasia bella
è il bianco fior sul ramo.
Chi è che viene? è forse il bel Teodoro ? che ha?
trovò là sul prato un anellin con un onice.
Chi
è che vien? è il signor Palagai. Che cosa gli
è
accaduto al signor Palagai? ha perduto l'anello d'oro col rubino
incastonato. È scuro assai il buon Palagai, è
d'umore
nero più che mai, ha perduto ohimè, l'anellino.
E il
fiore rosso al bianco ha parlato; ed il fiore bianco sul rosso si
è piegato; jù jù jù
jù!
Chi è venuto dalla porta là? l'anatrella bianca
viene qua. Ohi, lai!
È
arrivata l'oca, per la porta è entrata, ohi! Ha battuto le
ali,
spezzate pare le abbia! I muri fé' tremare, ohi, lai! e noi
ci
ha risvegliati, ohi, lai!
I GENITORI, GLI INVITATI, I COMPARI (alternati)
La donna ella è che Dio ti donò. O sposina bella
che ti dissero?
Il lino filerai e la casa del marito pulirai! Camicie e pantaloni!
O
mio genero amato, t'affido della mia casa il dolce fior; tu semini il
lino; curi ed aiuti la sposa; i contadini dovrai da mattina a sera
sorvegliar; sorvegliar, chi lavora per te;
Amarla, donarle corpo e cuore;
Siam venuti a goder questi sposi, a festeggiar.
Stiam di buon umore e vogliam danzare e vogliam cantare e vogliam
trincare.
- Bevi, Mariuccia, mangia e ti satolla.
- Non mangio, né bevo,
né vi ascolto.
- Se il tuo amico fosse qui?
- Avrei mangiato e bevuto e riso ancor.
- Che vuoi far? che vuoi tu? che vuoi far?
Donde vieni? Bionda, bella bionda, quali nuove porti dal paese tuo
lontano? donde vieni, bella bionda?
- Io fui lontan sul mare.
- Luli! Lontan in mezzo al mar.
- La damigella bianca le candide vesti si
bagnava.
- Lulì ! La veste sua
sciacquava in mar.
- E non hai visto la damigella, del
bianco cigno la compagna?
- Se tanto fosse a me toccato, che mai
avrei io fatto?
- Io t'ho veduto in mezzo al mar soletta
navigar.
Dove il cigno resta, resta la femminella; là col capo
insieme sotto l'ala stanno.
- Ohi là, ohi là!
Due cigni in mezzo al mar!
Là, dov'ei s'addorme, ed ella pur s'addorme. E tu
laggiù, perché guardi così?
Sino
alla cintura ho dell'oro che scende, e perle fino a terra. Ehi! su,
svelti, ragazzi, laggiù; or la sposina portateci qui, che
triste
appar.
Vecchio animale, padre di Nastasia, oggi è ben tua figlia
che ti levi così!
E
voi, gente senza cervello, e voi figlie del piacere, e voi lingue da
temer, e voi testoni così, mocciosi d'ogni dì, e
voi
malnati, voi sbracati e senza scarpe al pie', qui, qui, tutti qui.
E
lo sposo ha detto: Sono tuo; e la sposa ha detto: Eccomi qua. E lo
sposo ha detto: È piccolo il letto. E la sposa ha detto:
C'entreremo. E lo sposo ha detto: Ahimè! il letto
è
freddo. E la sposa ha detto: Lo scalderemo.
E per voi cantiam, Fetis
e Anastasia, la canzone dei due fiori, bianco e rosso insieme sullo
stesso ramo, non senti tu? non senti. Pamfilievich, la dolce canzon del
felice amore?
Di' tu laggiù; perché russi così?
Eh! Saveliuscia, vieni tosto e spicciati, che qui c'è assai
da
far, oh!
Il vino fa cantare, l'acqua fa male. Son venuti gli
invitati, noi li sappiam trattar come si deve. Qui le nozze nostre noi
sappiam portare a fine. Qui si beve in coppia vino del miglior, di
venti specie e qualità.
Anastasia nostra lascia la sua casa
per non far ritorno; ma se saprà fare, tutto le
andrà
bene; ch'ella si rassegni, non si ribelli!
A sposa sottomessa non
toccò mai bastone. Così al tapino e al ricco
manda un
gentil sorriso; ma con tuo marito tu sarai di miele.
Per tutta la
contrada il bel biondino va; guarda la sua sposa e la segue per la via;
nel giardino l'accompagna. Egli ha un paio di pantaloni a fregi d'or; e
la guarda e pensa.
La mia Nastasia ha il passo sì legger, la sua pelliccia
è un drappo d'oro con il collo di castoro.
- Oh, i begli occhi languidi!
- Bravo vecchio, come trinchi ben!
- I regali vediam!
- Ora i suoi bei doni vediam; e saran
splendidi!
A
giovin sposo vanno fatti molti regali; per esempio una casetta e che
poi sarà grande e bella e poi ancora farà menar
vanto
agli amici.
Gli amici, che sanno come si vive al mondo!
Il vino ha un tal gusto che bisogna berlo tutto! O che buon vino; lo
dobbiamo finir.
Nella lieta casa si canta; fuori c'è qualcun che si lamenta:
chi sarà?
Dove sei, sposina, che fai tu, carina?
Ehi laggiù, non v'accorgete che' ella più non
regge? Par che tenga il broncio e lo sospinge.
Poiché ha il broncio, mettiamola a dormir.
(Gli
sposi vengono condotti al letto e fatti coricare. La porta della loro
camera viene chiusa. I due padri e le due madri si seggono sopra un
banco davanti alla porta; e gli altri incontro).
Chi ha
veduto mai letto più candido? tutto di piume, fatto per
l'amor;
e vicino è l'origliere; e coltri fini e morbide, federe e
lenzuola di neve. E sotto la coperta ecco, qualcuno s'è
nascosto. È Fetis il ricciuto; e il passero ha trovato la
sua
compagna e la tiene stretta al cuore. Nel lor nido son stretti, stretti
cuore a cuor. Lo sposo stringe la sposa. Trema già d'amore
la
sposa sul suo cuor.
Ebben, dolcezza del mio cuor, fiore dei miei
giorni e miele delle notti, di vita fior, io mi vivrò con te
come convien si viva, e per l'invidia del mondo intier.
(1)
Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di via della Conciliazione, 8 ottobre 1988
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Ultimo aggiornamento 9 gennaio 2014