Suite italienne n. 2

Trascrizione per violino e pianoforte dal "Pulcinella"

Musica: Igor Stravinskij (1882 - 1971)
  1. Introduzione
  2. Serenata
  3. Tarantella
  4. Gavotta con due variazioni
  5. Scherzino
  6. Minuetto e Finale
Organico: violino, pianoforte
Composizione: 1933 circa
Edizione: Edition Russe de Musique, Parigi, 1934

Scritto in collaborazione con S. Dushkin
Guida all'ascolto 1 (nota 1)

Al loro ritrovarsi dopo la guerra mondiale nella primavera del 1919 a Parigi, inizialmente l'incontro tra Djagilev e Stravinskij non era stato idilliaco. C'era il problema dei diritti d'autore non pagati dal celebre impresario e il compositore s'era reso conto che, dopo l'armistizio di Brest-Litowsk e lo scoppio della rivoluzione, sempre più flebili si facevano per lui le speranze di ricevere mezzi finanziari dalla madrepatria russa. Da una parte e dall'altra a tale stato di tensione s'aggiungevano nuove questioni. Djagilev s'era molto adirato per il successo arriso in Svizzera all'Histoire du Soldat al di fuori dell'ambito organizzativo e contrattuale dei Balletti russi e, secondo le sue abitudini autocratiche, alternava nella discussione le minacce ai ricatti sentimentali. Dal canto suo Stravinskij da tempo si lamentava della scadente qualità delle esecuzioni orchestrali dei propri lavori. La mediazione di Ansermet e di Misia Sert ebbe però ben presto un esito positivo e la collaborazione artistica non tardò a riprender quota: Stravinskij suggerì di rappresentare a Parigi l'Histoire du Soldat, Djagilev suggerì invece di allestire sotto forma di balletto il Chant du Rossignol, coinvolgendo nell'iniziativa Massine e Matisse.

Il rischio d'una nuova impasse, fu evitato da Djagilev con un'improvvisa idea geniale durante una passeggiata in Place de la Concorde. Nella prospettiva di rinnovare l'affermazione arrisa a Roma e a Napoli alla trascrizione ballettistica di Tommasini delle scarlattiane Donne di buon umore, Djagilev azzardò un'analoga proposta a Stravinskij, suggerendo l'ipotesi d'uno spettacolo basato sulle musiche di Pergolesi rinvenute negli archivi di alcuni Conservatori italiani e di biblioteche londinesi. Nelle Chroniques de ma vie (1936) Stravinskij scrisse al riguardo: «Djagilev mi mostrò vario materiale inedito e insistette parecchio perché mi ispirassi a esso per comporre la musica di un balletto il cui soggetto fosse tratto da una raccolta contenente numerose versioni delle avventure amorose di Pulcinella. L'idea mi avvinse. La musica napoletana di Pergolesi mi aveva sempre incantato per il suo carattere popolare e il suo esotismo spagnolo.... Vinsi la mia esitazione di fronte al delicato compito di insufflare una nuova vita a dei frammenti sparsi e di costruire un insieme con dei brani staccati di un musicista per il quale avevo sempre provato una propensione e un'emozione particolari!».

Pulcinella: «musica di Pergolesi, trascritta e orchestrata da Igor Stravinskij» fu annotato in epigrafe ad un album sul tavolo della mansarda della Maison Bornand di Morges, in Svizzera, ove il compositore allora viveva. Fu predisposta una specie di sceneggiatura del soggetto, articolato su un gioco "d'amore e di travestimenti" mentre vedeva gradualmente la luce una partitura assai differente dalla strumentazione stilizzata che Djagilev si attendeva. Stravinskij riuscì ad imporre il proprio punto di vista e la prima esecuzione assoluta di Pulcinella potè svolgersi il 15 maggio 1920 all'Opera di Parigi con Ansermet sul podio mentre Massine era il protagonista del balletto e la Karsavina danzava nelle vesti di Pimpinella.

A quali fonti effettive Stravinskij aveva attinto? Ad alcune Sonate a tre, a pagine di due opere comiche, Lo Frate 'nnamorato e Il Flaminio e di un'opera seria, Adriano in Siria e a qualche musica clavicembalistica. Ancora Stravinskij commentò, qualche tempo dopo, in Expositions and Developments (1962): «Pulcinella rappresenta la mia scoperta del passato, l'apparizione tramite la quale divenne possibile tutto il mio lavoro successivo. Era uno sguardo indietro, naturalmente - il primo dei miei amori in quella direzione - ma anche uno sguardo nello specchio».

Dall'originaria stesura orchestrale di Pulcinella, con il medesimo organico lo stesso Stravinskij provvide nel 1922 a realizzare una Suite da concerto in 11 movimenti, con revisione nel 1949. E attese anche ad alcune trascrizioni, la principale delle quali è la Suite italtenne per violino e pianoforte, giovandosi dei consigli d'ordine tecnico fornitigli dal virtuoso all'arco Samuel Dushkin, conosciuto nel 1931. Quel che particolarmente colpì l'immaginazione di Stravinskij nel modo di suonare di Dushkin fu l'estro sorretto da un inarrivabile vigore d'espressione. Per Dushkin scrisse il Concerto in re per violino nello stesso anno e, su suo suggerimento, si convinse a comporre il Duo concertante e a realizzare la trascrizione della Suite italtenne (1933).

Come in Pulcinella, anche nella Suite italienne il carattere del linguaggio musicale è inequivocabilmente stravinskijano nell'innocenza dell'aspetto timbrico, nella raffinata caratura strumentale, nel risalto ritmico e nell'inconfondibile alchimia sonora dell'insieme. Rispetto all'articolazione del balletto ed anche alla Suite da concerto, Stravinskij ha operato nella trascrizione della Suite italienne qualche parziale modifica, non soltanto di termini, come la Sinfonia che diventa Introduzione. Risultano altresì soppressi la Toccata e il Duetto, c'è qualche inversione d'ordine nel susseguirsi degli episodi, mentre lo Scherzino fu sostituito con una stesura del tutto differente. Infine nella parte del violino della Suite italienne può ritrovarsi qualche atteggiamento strumentale originariamente affidato all'oboe, per lo più nelle linee melodiche.

Luigi Bellingardi

Guida all'ascolto 2 (nota 2)

Nel 1931 Willy Strecker, titolare della B. Schotts Soehne di Magonza, propose a Strawinsky di comporre un concerto per violino, e gli suggerì come consulente tecnico Samuel Dushkin, un giovane violinista di nazionalità americana, formatosi alla scuola di Léopold Auer. Dapprima diffidente, sono note le tirate di Strawinsky contro i virtuosi e gli interpreti in genere, egli fu del tutto rassicurato man mano che riconobbe in Dushkin un collaboratore devoto e di sicuro gusto musicale. Dopo il «Concerto» portato a termine nello stesso 1931, Strawinsky e Dushkin formarono un duo che negli anni 30 apparve nelle maggiori sale concertistiche del mondo. Il suo repertorio era formato dal «Duo Concertante», composto appositamente nel 1931-32, e da trascrizioni di altre opere di Strawinsky. Esse vennero redatte da Dushkin per quanto riguarda la parte violinistica, dopodiché Strawinsky stendeva una parte pianistica che sovente è una rielaborazione, piuttosto che una trascrizione, delle partiture originali. Questo repertorio di trascrizioni comprende la «Suite Italienne» (dal «Pulcinella»); il «Divertimento» (dal «Baiser de la fée»); la giovanile «Pastorale»; lo «Scherzo» e la «Berceuse» [dall'«Uccello di fuoco»); la «Danse Russe» (da «Petrushka») ; il «Chant du rossignol» e la «Marche chinoise» (dal «Rossignol»); la «Chanson Russe» (da «Mavra»).

La «Suite Italienne» fu redatta nel 1933. Essa comprende i seguenti pezzi del balletto originario su musiche pergolesiane. Introduzione (dalla «Sonata a tre» n. 1, primo tempo). Serenata (aria di Polidoro dal I atto del «Flaminio», in ritmo di siciliana). Tarantella (dalla «Sonata a tre» n. 7, terzo tempo). Gavotta con due variazioni (dalle «Otto Sonate» per clavicembalo, sonata n. 2). Scherzino (da «Lo Frate 'nnamurato», ouverture dell'atto III). Minuetto (da «Lo Frate 'nnamurato», canzone di Don Pietro, atto I) e Finale (dalla «Sonata a tre» n. 12, terzo tempo). Anche se le melodie e le loro armonizzazioni sono derivate di peso dagli originali settecenteschi, il tocco stravinskiano si osserva nella alterazione delle simmetrie strofiche. (Ad esempio, i gruppi di quattro più quattro battute possono essere presentati mozzi, o un gruppo incompleto può essere replicato). Ciò, unitamente alla inserzione di alcuni ostinati che alterano il quadro armonico tradizionale, produce una sfasatura stilistica che fa assumere ai passi pergolesiani l'aspetto di un collage, dove i materiali settecenteschi hanno funzione di «readymade» o di «objets trouvés».

Gioacchino Lanza Tomasi


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di via della Conciliazione, 18 maggio 2001
(2) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Teatro Olimpico, 16 maggio 1973


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Ultimo aggiornamento 10 luglio 2015