Con la serenità e la gratitudine di chi ha una fede Strawinsky, nella sua lunga vita, ha visto morire molte persone care e ad esse ha dedicato un ricordo (dopo il periodo russo uno dei suoi primi capolavori furono le Symphonies pour instruments à vent in memoria di Debussy, 1920, e la sua ultima composizione lunga sono stati i Requiem Canticles, 1966). Alla tomba del principe Max Egon zu Fürstenberg, mecenate e pratico sostegno del festival di Donaueschingen (dedicato per illustre tradizione all'avanguardia musicale), Strawinsky ha reso omaggio con un Epitaphium di aforistica, quasi spettrale, brevità: sette battute per arpa, flauto e clarinetto, in tutto poco più di un minuto di musica. Nelle battute dispari l'arpa suona, in ognuna, la serie di dodici note secondo le quattro modifiche possibili di esposizione (la serie stessa, il suo retrogrado, l'inverso, il retrogrado dell'inverso), nelle pari tocca al flauto e al clarinetto: la sesta battuta contiene un'esposizione doppia, sì che le esposizioni con le modifiche tra arpa e duo di fiati sono otto in tutto. Si resta sconcertati, non indifferenti, perché una così funerea essiccazione della musica evoca in noi un senso di vuoto e di fine.
Franco Serpa