Danses concertantes


Musica: Igor Stravinskij (1882 - 1971)
  1. Marche, Introduction
  2. Pas d'action - Con moto
  3. Thème varié - Lento
    1. Variazione I - Allegretto
    2. Variazione II - Scherzando
    3. Variazione III - Andantino
    4. Variazione IV - Tempo giusto
  4. Pas de deux - Risoluto. Andante sostenuto
  5. Marche, Conclusion
Organico: flauto, oboe, clarinetto, fagotto, 2 corni, tromba, trombone, timpani, archi
Composizione: Hollywood, 1941 - 13 gennaio 1942
Prima esecuzione: Hollywood, Philarmonic Auditorium, 8 febbraio 1942; in forma di balletto: New York, City Center Theater of Music and Drama, 10 settembre 1944
Edizione: Associated Music Publishers, New York, 1942
Guida all'ascolto (nota 1)

Marche. Introduction / Pas d'action / Thème varie / Pas de deux / Marche. Conclusion sono i cinque movimenti di questa suite per balletto, che Stravinsky concepì "astratta", ma che Balanchine non si astenne dal trasformare, due anni dopo la prima esecuzione, in coreografia. Non sfuggirà, in apertura, il richiamo all'inizio di "Dumbarton". Davvero, soltanto Stravinsky poteva rimproverare a Vivaldi di aver composto «seicento volte lo stesso concerto». Un'attitudine che all'autore doveva suonare familiare, come ammette nelle note anteposte alle Danses: «le sorgenti riattivate dalle mie opere passate hanno continuamente nutrito il presente: ed è questa una delle ragioni per cui la mia attività dovrebbe essere considerata nella sua interezza». Gioco, capriccio, enigmatica leggerezza sono alcune delle definizioni più comuni applicate a questo "Concerto per piccola orchestra", come l'autore aveva specificato nel manoscritto originale. Le due Marce segnano l'inizio e la fine dell'opera; il secondo movimento è in forma di Rondò, nel terzo un tema si articola in quattro variazioni (Allegretto, Scherzando, Andantino, Tempo giusto), il quarto si presenta col carattere di una cadenza solistica e prepara il ritorno della Marcia iniziale.

Gli anti-stravinskiani, di fronte ad un'opera così densa di auto-citazioni, affilano le armi, denunciando il «carattere profondamente parassitario di questa musica» (Hans Ferdinand Redlich) e rimpiangendo, come già Malipiero, quella data-simbolo dell'ottobre del 1913. Ma questo Stravinsky americano, così devoto alla formula della parodia e dell'assimilazione vorace dei linguaggi musicali più diversi, strappati al loro contesto originale, trasformati e stilizzati nella sua personalissima bottega di artigiano e giocoliere, non riesce a rinnegare se stesso. E nello schiaffo ritmico che apre le "Dances" si svela subito - dopo trent'anni - discendente diretto del "barbarico primitivo" che col "Rito della primavera" aveva sconvolto il pubblico del Théàtre des Champs Elysées. Ma ora è soltanto un gioco, senza "spiegamento della verità?".

Sandro Cappelletto


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di via della Conciliazione, 15 gennaio 1993


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Ultimo aggiornamento 16 ottobre 2013