Concertino

Prima versione per quartetto d'archi

Musica: Igor Stravinskij (1882 - 1971)
Organico: 2 violini, viola, violoncello
Composizione: luglio - settembre 1920
Prima esecuzione: New York, 3 novembre 1920
Edizione: W. Hansen, Copenaghen, 1923
Dedica: Quartetto Flonzaley
Guida all'ascolto 1 (nota 1)

Scritto nell'estate del 1920 su invito di Alfred Pochon, primo violino del Quartetto ginevrino Flonzaley, che voleva inserire un pezzo contemporaneo nel proprio repertorio, il Concertino di Stravinskij reca questo nome per il ruolo nettamente solistico del primo violino, la cui parte è anche arricchita da una cadenza. La composizione ha un carattere incisivo, a tratti graffiante, ben esemplificato dal «motto» politonale d'esordio, che ricorre nei punti salienti: un motivo costituito dalla sovrapposizione delle scale di do e di si maggiore, dall'effetto tagliente.

Il brano è in un solo movimento ed è, stando allo stesso Stravinskij, «realizzato in forma libera di allegro di sonata». Le parole dell'autore sono da intendersi in senso molto lato. Elementi del sonatismo classico sono da rintracciare, forse, nel principio del contrasto dialettico: dunque nell'opposizione tra due zone contrastanti, una sezione fondata su motivi nervosi e ritmicamente incisivi e quella successiva, basata su un motivo più disteso e cantabile. Per il resto, costituiscono momenti rilevanti l'ampia cadenza del primo violino, tutta impostata sulle doppie corde; il climax che coincide con una serie di accordi ribattuti «très mordant» con gli accenti continuamente spostati, dall'effetto quasi brutale; il frammento melodico che emerge a un certo punto e che riecheggia vagamente un'aria popolare russa.

Nel 1952 Stravinskij effettuò una trascrizione del Concertino, adattandolo a un complesso di dodici strumenti, nel quale a dieci fiati si contrappongono un violino e un violoncello con funzione concertante. In seguito la composizione fu ancora utilizzata da Stravinskij, assieme ai Tre pezzi per quartetto d'archi, per un balletto intitolato The Antagonist, allestito all'American Danse Festival di New London (Connecticut) nel 1955 con la coreografia di Ruth Currier.

Claudio Toscani

Guida all'ascolto 2 (nota 2)

A poche composizioni di Strawinski come questo Concertino si attaglia tanto bene il seguente giudizio di Pierre Boulez: «Parlare anche di quella che è stata chiamata la assenza di melodia in Strawinski? Senza neppur prendere un atteggiamento polemico, ma a seguito di una tradizione melodica ereditata dall'Italia e dalla Germania (intendo naturalmente parlare degli italiani del Seicento e del Settecento e dei tedeschi del Settecento e dell'Ottocento), si è constatato che Strawinski non aveva il "dono melodico". Rimane da sapere se Strawinski non ha piuttosto amplificato e divulgato una costruzione melodica derivata da una certa forma di canto popolare. E forse precisamente in questo punto sorse il malinteso sui suoi temi "folcloristici" (non senza un po' di cattiveria in questo epiteto impiegato così per indicare plagio e mancanza d'invenzione). La tendenza di Strawinski alla fissità verticale del materiale sonoro, la ritroviamo in effetti sotto forma orizzontale. Poiché le note di un modo sono inizialmente determinate a una data altezza, le note di tutta la struttura melodica non usciranno dalla scala così stabilita. Come spesso non si utilizzano tutte le note del modo o come, nel caso contrario, i punti di appoggio hanno il posto preponderante, si coglie immediatamente l'aspetto statico rivestito da tale melodia sotto l'aspetto sonoro e crédo sia proprio questo aspetto statico della scala a far denunciare una pretesa "assenza di melodia"».

Queste caratteristiche dello stile strawinskiano sono nettamente rilevabili anche a livello del Concertino, in origine concepito per un quartetto d'archi.

Il componimento inizia con una semplice scala ascendente che va poi a fissarsi sopra la saldatura di una struttura verticale; dopo di che il discorso musicale risulta caratterizzato dalla netta scansione ritmica del disegno melodico dominante.

La parte centrale è un Andante costituito da poche battute di contenuta sonorità. Segue, sempre al centro della composizione, una «Cadenza» dominata da una cantabile proposizione affidata al primo violino. La mobile apertura della «Cadenza» conclude poi con una ripresa del tema iniziale scandito quasi rigidamente; sopra questa scansione ritmica vanno a disporsi estrose invenzioni melodiche. Chiude il tutto un altro brevissimo Andante («calmo e grave e senza crescere fino alla fine» avverte una didascalia dell'autore) siglato da un sinuoso procedere della frase musicale dal basso all'alto.

Giovanni Ugolini

Guida all'ascolto 3 (nota 3)

Il Concertino, composto originariamente per un complesso da camera, il Quartetto Flonzaley, in seguito fu rielaborato per dodici strumenti a fiato e ad arco (1952). I! ruolo prevalentemente concertante affidato qui al primo violino, giustifica il titolo di un lavoro concepito in un solo movimento, dove l'asperità della materia sonora, distribuita per fasce omoritmiche duramente dissonanti o per petrosi contrappunti, determina quello «spinoso paesaggio emotivo» (l'espressione è sempre di Vlad) che ha fatto parlare, a proposito di questa singolare opera, come di un momento espressionistico incuneato nella stagione neoclassica strawinskiana.

Giovanni Carli Ballola


(1) Testo tratto dal libretto inserito nel CD allegato al n. 151 della rivista Amadeus
(2) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Sala Accademica di via dei Grci, 27 febbraio 1970
(3) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Teatro Olimpico, 12 novembre 1980


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Ultimo aggiornamento 8 giugno 2016