Seligkeit (Beatitudine), D. 433

Lied per voce e pianoforte

Musica: Franz Schubert (1797 - 1828)
Testo: Ludwig Christoph Heinrich Hölty Organico: voce, pianoforte
Composizione:maggio 1816
Edizione: Breitkopf & Härtel, Lipsia, 1885
Guida all'ascolto (nota 2)

Seligkeit D. 433 è la quarta della raccolta di Sei liriche su versi di Ludwig Hölty, poeta già frequentato da Schubert. Porta la data del maggio 1816 questa Seligkeit, il Lied più conosciuto del gruppo di testi utilizzati dal musicista. Ed è qui che la presenza del pianoforte assume un marcato risalto nel definire il clima espressivo sin dall'introduzione strumentale di dodici misure pur se manca un postludio. Si ascolta un incedere di segno piuttosto ingenuo, "naif" nella struttura formale e perfetto al tempo stesso, con il canto a librarsi beato e sereno.

Luigi Bellingardi

Testo

SELIGKEIT
BEATITUDINE
Freuden sonder Zahl!
Blühn im Himmelsaal!
Engeln und Verldärten,
Wie die Väter lehrten,
O, da möcht ich sein
Und mich ewig freun!
Gioie senza fine
fioriscono nella dimora celeste!
Per gli angeli e i santi,
come i Padri hanno insegnato.
Oh, là vorrei essere
e bearmi in eterno!
Jedem lächelt traut
Eine Himmelsbraut;
Harf und Psalter klinget,
Und man tanzt und singet.
O, da möcht ich sein
Und mich ewig freun!
A ognuno sorride familiare
una sposa celeste;
risuonano arpa e salterio,
si danza e si canta.
Oh, là vorrei essere
e bearmi in eterno!
Lieber bleib ich hier,
Lächelt Laura mir
Einen Blick, der saget,
Dass ich ausgeldaget.
Selig dann mit ihr
Bleib ich ewig hier!
Ma qui preferisco rimanere,
mi sorride Laura
con uno sguardo che dice
che ho sfogato il mio dolore.
Allora beato con lei
qui in eterno rimango.

(Traduzione di Pietro Soresina)

(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di via della Conciliazione, 3 giugno 1994


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Ultimo aggiornamento 26 luglio 2014