Seligkeit D. 433 è la quarta della raccolta di Sei liriche su versi di Ludwig Hölty, poeta già frequentato da Schubert. Porta la data del maggio 1816 questa Seligkeit, il Lied più conosciuto del gruppo di testi utilizzati dal musicista. Ed è qui che la presenza del pianoforte assume un marcato risalto nel definire il clima espressivo sin dall'introduzione strumentale di dodici misure pur se manca un postludio. Si ascolta un incedere di segno piuttosto ingenuo, "naif" nella struttura formale e perfetto al tempo stesso, con il canto a librarsi beato e sereno.
Luigi Bellingardi
SELIGKEIT |
BEATITUDINE |
Freuden sonder Zahl! Blühn im Himmelsaal! Engeln und Verldärten, Wie die Väter lehrten, O, da möcht ich sein Und mich ewig freun! |
Gioie senza fine fioriscono nella dimora celeste! Per gli angeli e i santi, come i Padri hanno insegnato. Oh, là vorrei essere e bearmi in eterno! |
Jedem lächelt traut Eine Himmelsbraut; Harf und Psalter klinget, Und man tanzt und singet. O, da möcht ich sein Und mich ewig freun! |
A ognuno sorride familiare una sposa celeste; risuonano arpa e salterio, si danza e si canta. Oh, là vorrei essere e bearmi in eterno! |
Lieber bleib ich hier, Lächelt Laura mir Einen Blick, der saget, Dass ich ausgeldaget. Selig dann mit ihr Bleib ich ewig hier! |
Ma qui preferisco rimanere, mi sorride Laura con uno sguardo che dice che ho sfogato il mio dolore. Allora beato con lei qui in eterno rimango. |
(Traduzione di Pietro Soresina) |