Verklärte Nacht, op. 4

Versione per orchestra d'archi

Musica: Arnold Schönberg (1874 - 1951)
Organico: archi
Composizione: 1917 (revisione 1943)
Edizione: Universal Edition, Vienna, 1917
Guida all'ascolto 1 (nota 1)

Come dice il numero di catalogo, questo è il quarto lavoro pubblicato di Schönberg, nel 1899, ma è la sua prima musica di grande impegno sinfonico (essendo i primi tre numeri raccolte di Lieder per voce e pianoforte, dodici in tutto, dei quali quattro su versi di Dehmel). Non può non destare stupore ancora oggi la decisione con cui il compositore principiante impose a se stesso una sfida magistrale e la vinse. Inizio più significativo non poteva darsi, poi egli continuò così, da genio subito maturo, per tutta la vita.

Ideata e composta in origine, nel 1899, per sestetto di archi, trascritta nel 1917 per orchestra di archi (revisione della trascrizione nel 1943), Verklärte Nacht è un poema sinfonico (vedremo poi la particolarità del suo carattere), uno dei tanti scritti dall'epoca di Berlioz e Liszt in poi, nella convinzione, che era anche di Wagner, che dopo Beethoven la musica sinfonica pura, o musica assoluta, avesse esaurito le sue energie: dunque, per la poetica musicale romantica alla musica era necessario un contenuto, soprattutto un riferimento letterario, una descrizione, un'immagine reale o artistica, per darsi consistenza significativa, per raggiungere un'espressività drammatica e narrativa e un potere simbolico. E si comprende che i versi e i quadri del tardo romanticismo, mistici, allegorici, impressionistici, abbiano fornito molteplici suggestioni ai musicisti di gusto simile (la fonte poteva essere anche assai alta, Dante, Shakespeare, Cervantes, Byron ecc.). Nessun musicista della tendenza allora progressista pensò mai, beninteso, di dover arbitrariamente improvvisare la sua musica su un contenuto esterno, senza nessuna forma specifica, o che la musica dovesse ridursi addirittura a illustrazione sonora della premessa letteraria o figurativa, facendone solo un commento naturalistico (sebbene sia poi capitato a volte che essa si sia ridotta proprio a commento, pur colorito e ingegnoso). Da questa convinzione nacquero i grandi poemi di Liszt e poi di Strauss (ma nell'ultimo quarto dell'Ottocento la produzione di poemi sinfonici in Germania specialmente, ma anche in Francia, in Inghilterra, in Russia è fittissima) e sulla strada percorsa, con incomparabili genialità e successo, dal giovane Strauss si incamminò Schönberg venticinquenne, che per la sua musica in quell'occasione si ispirò a una poesia del simbolista Richard Dehmel (1863-1920).

Dehmel, ammirato un secolo fa come pochi altri poeti del tempo, è oggi trascurato, quando non vilipeso: non del tutto a ragione, credo. Come Maeterlinck dai francesi (ma non solo da loro), Dehmel fu prediletto dai musicisti tedeschi
(Slrauss, Schönberg, Webern e altri). Ammettendo pure che in musicisti iperraffinati (per esempio, Debussy, Berg, Webern) il gusto letterario possa non essere sempre infallibile (essere giudici sicuri dei poeti contemporanei è difficile perfinoo per i grandi colleghi), un'alleanza, anche temporanea, tra due artisti garantisce, comunque sia, un consenso, un'affinità di idee, una verità dell'epoca. E in quel tempo di eleganza sociale le lussuose edizioni di poesia (grandi pagine ariose, bella carta consistente, le ricche decorazioni floreali: proprio qualche edizione di Dehmel fu davvero lussuosa) potevano ingannare, o almeno illudere, sulla qualità intrinseca del contenuto (chi si lasciasse incantare, e non siamo pochi, dai bei libri). Oggi, versi scadenti su povera carta appaiono subito quello che sono: e questo fatto è forse un guadagno. Che Dehmel simuli profondità ed estasi che non ha, e che ostenti pensieri di esoterica sapienza magri di fatto, non si può negare, ma che abbia saputo essere, a volte, umanamente sollecito, fine, musicale, è anche questo Innegabile. Si che nel poemetto simbolista Verklärte Nacht, incluso nella raccolta Weib und Welt (1896), l'idealismo umanitario allora di moda e il misticismo panteistico attirarono l'interesse di Schönberg.

«Due persone vanno per un boschetto spoglio, freddo; la luna li segue, essi la guardano fissi», così s'inizia la poesia. Sono una Donna e un Uomo, il freddo del bosco invernale li circonda, ma il cielo è limpido e pieno di stelle. La voce della Donna, «Io porto un figlio che non è tuo, cammino nel peccato accanto a te [...] Ora la vita si è vendicata: ora ho incontrato te.» Lo sguardo oscuro di lei si perde nella luce. La voce dell'Uomo, «Il figlio che hai concepito non sia di peso all'anima tua; guarda come è chiaro e lucente l'universo! [...] Esso trasfigurerà il bambino estraneo, ma tu lo partorirai a me, da me» |...| «I loro respiri si congiungono in un bacio. Due persone vanno nella notte alta, chiara». Dunque, nell'unione delle anime il gelo del mondo è annullato, la ritrovata quiete si confonde nel chiarore delle stelle. Come ho detto, operano qui, non del tutto sinceri né troppo elevati, il misticismo erotico e libertario e la pietas sentimentale allora in voga. Si dice che in questi versi gli "attori", i soggetti in azione, siano due, cioè i due amanti. Mi pare, invece, che protagonisti della scena siano anche il poeta (e poi, con la musica, il musicista), che osserva le due figure e ascolta le loro voci, le Stimmen («Die Slimme eines Weib spricht [...] Die Stimme eines Mannes spricht») e lo spirito del cosmo (il bosco, il cielo, la luna, il chiarore della notte). E nella musica, che è di qualità estetica superiore al testo letterario, si percepisce, con certezza maggiore, la compresenza dei soggetti diversi, espliciti e celati, e delle voci individuali e universali.

Senza pedanteria e senza traccia alcuna di imitazione naturalistica la musica segue i versi di Dehmel e i cinque momenti della poesia (le due figure che si stagliano nella luce del cielo; la confessione della Donna, lo sgomento dei suoi occhi nella luce lunare; le nobili parole dell'Uomo; l'abbraccio e la serenità finale). Ma la musica può ciò che alla poesia è precluso, congiungere, cioè, ed esprimere insieme "parole" e sentimenti, e illuminare nell' immagine drammatica anche la partecipazione interiore di chi la guarda e la descrive.

Già la scelta del complesso di archi e, dunque, di una sonorità che ci si aspetta uniforme e malinconica, rivela la disposizione espressiva di Schönberg. Verklärte Nacht è l'unico poemna sinfonico, tra tutti, concepito come musica da camera, senza le risorse coloristiche della grande orchestra romantica - concepito, perciò, con l'idea della concentrazione poetica e dell'interiorità sentimentale. Lo stile è quello del sinfonismo tedesco wagneriano e in particolare "tristaniano". Dopo l'avvio cupo e severo, in cui il poeta avvia il suo racconto osservando i due amanti nell'ombra gelidamente desolata del bosco, tutta l'invenzione svolge pochi motivi (come idee fisse), alcuni lineari, altri angosciosamente scattanti, sottoposti a un'elaborazione formale continua (l'apparente fermezza delle "parole" dei due amanti, l'angoscia dei loro sentimenti) e separati a momenti dai misteriosi riflessi del chiarore notturno (qui per l'ascolto è la sorpresa della vibrante invenzione strumentale). Nei cinque "momenti" del poema le brevi, tortuose melodie cromatiche si avvolgono e si svolgono nella tecnica formale della Steigerung (principio essenziale del sinfonismo drammatico e descrittivo, è la intensificazione, l'incalzante ascensione del sentimento e dell'espressione verso un culmine) per segmenti continuamente interrotti fino alla espansione conclusiva, alla mistica unione delle anime con la natura.

Franco Serpa

Guida all'ascolto 2 (nota 2)

Verklärte Nacht («Notte trasfigurata») è la prima grande composizione strumentale di Arnold Schoenberg, il primo vero traguardo compositivo di un autore ventiquattrenne e sostanzialmente autodidatta. Il periodico riapparire del brano nella biografia del compositore testimonia della sua importanza; concepita per sestetto d'archi nel 1899, in sole tre settimane, Verklärte Nacht fu trascritta per orchestra d'archi nel 1917 e riveduta infine nel 1943. Si tratta di un poema sinfonico ispirato a una lirica di Richard Dehmel (1863-1920). Nella composizione poetica si narra come, passeggiando una notte in un parco, una donna confessi al suo amante di avere sposato un uomo che non ama e di avere concepito un figlio da quest'ultimo. Teme di essere abbandonata dall'amante, ma l'anima generosa dell'uomo la rassicura. Il calore dell'amore, in armonia con la radiosità della natura, trasfigurerà il figlio della donna, facendolo appartenere a entrambi.

Sia dal punto di vista concettuale, sia da un punto di vista linguistico, Verklärte Nacht può apparire come un'opera non ancora emancipata dal contesto culturale tardoromantico, collocabile nell'ambito di quella tradizione che affonda le proprie radici nel poema sinfonico lisztiano. Eppure, proprio nel subire l'influenza di una simile tradizione, Schoenberg pone le premesse per il suo superamento. Non è un caso che la composizione fosse rifiutata dal Tonkünstlerverein - una benpensante società di concerti viennese - ufficialmente perché conteneva una libertà armonica allora inaudita (il quarto rivolto di un accordo di nona), in realtà per tutto il suo contenuto fortemente cromatico; e del tutto burrascoso fu l'esito della prima esecuzione, avvenuta solo nel 1902. Il mondo musicale viennese, infatti, era ancora segnato dalla polemica tra i fautori di Brahms e quelli di Wagner, mentre solo una minoranza, in realtà, aveva pienamente assimilato i due compositori. In Verklärte Nacht Schoenberg oltrepassa in alcuni momenti, con l'impiego del materiale cromatico, i limiti di una chiara definizione tonale; inoltre, all'uso dei Leitmotive e della loro iterazione (sempre di ascendenza wagneriana), viene affiancato il principio brahmsiano della variazione-sviluppo. Dunque il compositore concilia le tecniche di scrittura di due scuole musicali considerate antitetiche, e così facendo trascende i limiti del dibattito musicale del suo tempo. A ciò si aggiungano la propensione contrappuntistica della scrittura strumentale, il sicurissimo intuito dell'effetto timbrico, le perfette proporzioni della costruzione narrativa. Non stupisce che lo stesso autore, nel 1950, potesse rilevare come il "programma" del poema sinfonico non condizionasse la comprensione del contenuto della partitura, e come questa offrisse la possibilità di essere apprezzata come "musica pura".

Arrigo Quattrocchi

Testo

Riportiamo il testo del poemetto di Richard Dehemel solo per completezza di informazione perchè il brano non prevede parti vocali. Arnold Schönberg si è solo ispirato a questo testo nel comporre la sua musica.

Verklärte Nacht Notte trasfigurata
Zwei Menschen gehn durch kahlen, kalten Hain;
der Mond läuft mit, sie schaun hinein.
Der Mond läuft über hohe Eichen,
kein Wölkchen trübt das Himmelslicht,
in das die schwarzen Zacken reichen.
Die Stimme eines Weibes spricht:

Ich trag ein Kind, und nit von dir,
ich geh in Sünde neben dir.
Ich hab mich schwer an mir vergangen;
Ich glaubte nicht mehr an ein Glück
und hatte doch ein schwer Verlangen
nach Lebensfrucht, nach Mutterglück
und Pflicht - da hab ich mich erfrecht,
da ließ ich schaudernd mein Geschlecht
von einem fremden Mann umfangen
undhab mich noch dafür gesegnet.
Nun hat das Leben sich gerächt,
nun bin ich dir, o dir begegnet.

Sie geht mit ungelenkem Schritt,
sie schaut empor, der Mond läuft mit;
ihr dunkler Blick ertrinkt in Licht.
Die Stimme eines Mannes spricht:

Das Kind, das du empfangen hast,
sei deiner Seele keine Last,
o sieh, wie klar das Weltall schimmert!
Es ist ein Glanz um Alles her,
du treibst mit mir auf kaltem Meer,
doch eine eigne Wärme flimmert
von dit in mich, von mir in dich;
die wird das fremde Kind verklären,
du wirst es mir, von mir gebären,
du hast den Glanz in mich gebracht,
du hast mich selbst zum Kind gemacht.

Er fasst sie um die starken Hüften,
ihr Atem mischt sich in den Lüften,
zwei Menschen gehn durch hohe, helle Nacht.
Due persone vanno per un boschetto spoglio, freddo;
la luna li segue, essi la guardano fissi.
La luna splende sopra le alte querce,
nessuna nube offusca la luce celeste,
fin dove arrivano le cime nere.
La voce di una donna parla:

Io porto un figlio che non è tuo,
cammino nel peccato accanto a te.
Contro me stessa ho gravemente peccato.
Non credevo più alla felicità,
e tuttavia desideravo ardentemente
uno scopo nella vita, la gioia d'esser madre
e una mèta; così mi son fatta sfrontata,
e rabbrividendo ho lasciato che il mio sesso
fosse avvolto in un amplesso da un estraneo,
e me ne sono sentita benedetta.
Ora la vita si è vendicata:
ora ho incontrato te, ho incontrato te.

Ella cammina con passo vacillante.
Guarda in alto; la luna la segue.
Il suo sguardo buio annega nella luce.
La voce di un uomo risponde:

Il figlio che hai concepito
non sia di peso all'anima tua:
guarda com'è chiaro e lucente l'universo!
Ovunque intorno tutto è splendore,
tu avanzi con me su un mare freddo,
ma un calore singolare sfavilla
da te entro me, da me entro te.
Esso trasfigurerà il bambino estraneo,
ma tu lo partorirai a me, da me;
tu mi hai dato questo fulgore,
tu hai trasformato anche me in un bambino.

Egli l'avvince intorno ai fianchi forti.
I loro respiri si congiungolo in un bacio.
Due persone vanno nella notte alta, chiara.
(traduzione dal tedesco di Sergio Sablich)

(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia,
Roma, Auditorium Parco della Musica, 15 gennaio 2005
(2) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Teatro Olimpico, 29 settembre 1992


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Ultimo aggiornamento 27 maggio 2014