Verklärte Nacht, op. 4

Sestetto per archi da un poema di Richard Dehmel

Musica: Arnold Schönberg (1874 - 1951)
Organico: 2 violini, 2 viole, 2 violoncelli
Composizione: Herbst, 1 dicembre 1899
Prima esecuzione: Vienna, Kleiner Musikvereins-Saal, 18 marzo 1902
Edizione: Birnbach, Berlino, 1905 circa

Arrangiato per orchestra d'archi nel 1917
Guida all'ascolto (nota 1)

L'ultima opera in programma ci riporta a Vienna, la culla di quasi tutta la grande musica da camera del '700 e dell'800, o, se vogliamo, ancora sull'Elba, ma stavolta ad Amburgo. Qui infatti visse Richard Dehmel (1863-1920), poeta tra i più stimati della sua epoca in Germania che si colloca tra il simbolismo e l'espressionismo, vicino al Jugendstil (ma nella sua opera sono avvertibili anche gli influssi di Nietzsche e del naturalismo). Per rendersi conto dell'autorità di cui godeva basti pensare che Thomas Mann inviò le sue primissime novelle a Dehmel nella speranza che le pubblicasse (se non altro Dehmel lo incoraggiò a continuare sul suo cammino). Poesie di Dehmel sono state musicate, tra gli altri, da Strauss, Pfitzner, Alma Mahler-Werfel, Korngold, Webern e Schönberg. Ed è appunto, una poesia di Dehmel, tratta dalla raccolta "Weib und Welt" ("Donna e mondo", 1896) che ispirò a Schönberg il suo sestetto d'archi op. 4, "Verklärte Nacht" ("Notte trasfigurata").

Vanno i due per il bosco freddo, nudo,
sotto la luna che cammina a paro.
La luna corre sopra l'alte querce,
non una nube turba il chiaro cielo,
in cui si drizzan soli i rami neri.
La voce della donna dice "Io porto
nel grembo un bimbo, e non è il tuo bambino
Sono in peccato accanto a te: violenza
mi son fatta, da me stessa, a me.
Più non credevo alla felicità,
ma avevo ancora un grande desiderio
di vita, di maternità: dolcezza
e dovere. E così, da svergognata,
mi son lasciata prendere da un uomo,
pur avendone orrore, da un estraneo;
e di questo mi sono anche lodata.
Ora la vita fa le sue vendette,
ora che t'ho incontrato..." Ella cammina
con duri passi, leva il capo, guarda
la luna che lassù con lor cammina.
Il cupo sguardo s'inebria di luce.
Ora la voce dell'uomo risponde:
"La creatura da te concepita
non pesi sul tuo cuore; oh, guarda come
luminoso risplende l'universo;
qui tutto è nella luce. Tu cammini
con me nel freddo mare, ma una fiamma
in me da te, in te da me, si spande,
che il bimbo estraneo trasfigurerà.
Tu lo partorirai per me;
tu scaturire hai fatto dal mio cuore
la luce; tu mi hai rifatto bambino ".
Egli l'abbraccia intorno ai forti fianchi,
i loro fiati si baciano nell'aria.
Vanno i due per la chiara assorta notte.

(traduzione di Diego Valeri)

Schönberg compose il suo sestetto d'archi nell'autunno del 1899. Fortemente attratto anche dal lato morale della poesia, ha esplicitamente sottolineato che per la comprensione della composizione è necessaria la lettura, dei versi, all'epoca ancora ritenuti di notevole valore, mentre più tardi Schönberg si è discostato dai suoi giovanili gusti letterari. Visto il discutibile valore dell'opera di Dehmel e la non decisiva questione se "Verklärte Nacht" sia o meno il primo esempio di musica a programma composta per un organico cameristico (Wellesz crede di sì; ne esistono tuttavia due versioni posteriori per orchestra d'archi approntate dallo stesso Schönberg; forse vale la pena di ricordare che Zemlinsky nello stesso periodo compose "Fantasien über Gedichte von Richard Dehmel" op. 9, esempio di musica a programma per pianoforte) a noi oggi, al di là di ogni polemica, rimane una delle più significative composizioni del giovane Schönberg. Testimonia del periodo in cui lavorò con Alexander von Zemlinsky il cui "amore abbracciava Brahms e Wagner e perciò divenni presto anch'io un loro convinto seguace". (Schönberg). "Verklärte Nacht", non solo "satura di cromatismo tristaneggiante " (Rognoni) ma anche basata su una tecnica di sviluppo della variazione brahmsiana, si divide in cinque sezioni: la prima, terza e quinta descrivono il cammino della coppia nella notte di luna mentre la seconda si riferisce alla confessione della donna e la quarta alla risposta piena d'amore dell'uomo.

Johannes Streicher


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Teatro Olimpico, 6 ottobre 1989


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Ultimo aggiornamento 30 gennaio 2016