Riconsiderando la ricerca stilistica che doveva condurlo alla definizione della tecnica seriale, Schoenberg scriveva il 3 giugno 1937 a Nicolas Slonimsky: «... i primi pezzi dodecafonici furono alcuni tempi della «Suite fur Klavier», composti nell'autunno del 1921. Il vero significato della mia ricerca mi si palesò attraverso questi pezzi. lo mi ero inoltrato inconsciamente per questa via, e l'avevo scoperta attratto da una meta: quella dell'ordine e della disciplina formale. Come potete osservare non si trattava di una via diritta, nè essa, come accade sovente nelle correnti artistiche, era stata sollecitata dal desiderio di originalità. Personalmente provo repulsione all'essere considerato un rivoluzionario, appunto perché non lo sono. Dai miei esordi ho posseduto una disposizione per la forma, basilare e sviluppata, e una forte ripugnanza verso le esagerazioni. Non si tratta di un ritorno all'ordine, giacché non vi fu mai disordine, ma, al contrario, di un'ascesa verso un ordine più alto e migliore ».
La «Suite für Klavier» op. 25 fu portata a termine fra il luglio 1921 ed il marzo 1923. Essa è formata da sei pezzi: Preludio, Gavotta, Musette, Intermezzo, Minuetto, Giga, tutti basati sulla serie mi, fa, sol, re bemolle, sol bemolle, mi bemolle, la bemolle, re, si, do, la, si bemolle. A cinquantanni di distanza, e malgrado la smentita dell'autore, alcuni pezzi della «Suite», in particolare le danze, recano il segno d'epoca: l'aura della restaurazione, avvertibile specialmente nella stroficità ritmica, che apparenta la «Suite» agli umori neoclassici degli anni Venti.
Gioacchino Lanza Tomasi