Schmücke Dich, o liebe Seele (Choralvorspiel, BWV 654)

Arrangiamento per orchestra da Johann Sebastian Bach

Musica: Arnold Schönberg (1874 - 1951)
Organico: 2 ottavini, 2 flauti, 2 oboi, corno inglese, clarinetto piccolo, 2 clarinetti, clarinetto basso, 2 fagotti, contro fagotto, 4 trombe, 4 tromboni, basso tuba, timpani, triangolo, 2 arpe, archi
Composizione: aprile - 24 giugno 1922
Prima esecuzione: New York, Carnegie Hall, 7 dicembre 1922
Edizione: Universal Edition, Vienna, 1925
Guida all'ascolto (nota 1)

La trascrizione e la strumentazione di opere di autori classici e romantici costituisce un capitolo abbastanza interessante e, tutto sommato, non molto conosciuto dell'attività di Arnold Schönberg. Si tratta di 11 lavori eseguiti probabilmente su commissione o comunque con l'intento di rendere più accessibile la conoscenza di certe opere o di certi autori: dalle revisioni delle opere di Georg Matthias Monn e Johann Christoph Mann, pubblicate nel 1912, alla curiosa trascrizione per orchestra del «Quartetto in sol minore, op. 25» di Brahms, eseguita nel 1937, si passa agli autori più diversi fra i quali, oltre Bach e Händel figura anche Johann Strauss. I due corali bachiani «Schmücke Dich, o liebe Seele» e «Komm, Gott, Schöpfer, heiliger Geist» furono strumentati per orchestra nel 1922 ed eseguiti il 7 dicembre a New York dalla New York Philharmonic sotto la direzione di Josef Stransky.

È evidente che accingendosi a questo lavoro Schönberg non poteva non proporsi di «reinterpretare» Bach alla luce sia di una lettura critica attuale del grande musicista, sia del livello raggiunto dalla propria elaborazione teorica e dall'effettivo operare artistico in quel periodo. Non sarà inutile ricordare infatti, per meglio comprendere anche questo lavoro di trascrizione, che all'inizio degli anni venti, dopo alcuni anni di silenzio, Schönberg è giunto ormai all'attuazione prima parziale e poi sempre più rigorosa nei «Cinque pezzi per pianoforte, op. 23», nella «Serenata, op. 24» e infine nella «Suite per pianoforte, op. 25», tutte composte fra il 1920 e il 1923, di quella ricostruzione dell'universo sonoro conseguente all'individuazione del metodo cosiddetto «dodecafonico», dopo la dissoluzione tonale del periodo espressionista. Se si hanno presenti questi dati allora è possibile comprendere appieno l'esigenza costruttivistica che sta alla base anche di queste due trascrizioni dei corali di Bach, per quanto esse differiscano abbastanza nel carattere e nel trattamento del testo musicale, come del resto i due preludi differiscono fra loro nella versione originale.

In «Schmücke Dich» è soprattutto l'affinità del contrappunto che colpisce e il fatto che Schönberg metta in luce l'espressività del tema conduttore più di quanto forse lo stesso Bach intendesse, mentre in «Komm, Gott» si assiste ad una vera e propria rielaborazione armonica del materiale. Nel primo preludio, la melodia corale è assegnata in preminenza al violoncello solo; nel secondo, il violoncello, il corno ,la tromba e il corno inglese riecheggiano il fraseggio proprio di Bach, mentre i rimanenti archi e fiati danno corpo alla sottostante pienezza armonica in una dinamica dei mezzi così accuratamente differenziata da raggiungere come voleva Schönberg «la trasparenza nel suono totale».

Mario Sperenzi


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto del Maggio Musicale Fiorentino,
Firenze, Teatro Comunale, 30 marzo 1974


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Ultimo aggiornamento 11 settembre 2020