Quartetto per archi n. 4, op. 37


Musica: Arnold Schönberg (1874 - 1951)
  1. Allegro molto, energico
  2. Comodo
  3. Largo
  4. Allegro
Organico: 2 violini, viola, violoncello
Composizione: Los Angeles, 27 aprile - 26 giugno 1936
Prima esecuzione: Los Angeles, Josiah Royce Hall, 8 gennaio 1937
Edizione: Schirmer, New York, 1939
Dedica: Elizabeth Sprague-Coolidge
Guida all'ascolto (nota 1)

Dopo aver lasciato la Germania, ormai dominata dal nazismo trionfante, ed essere approdato con la famiglia a New York il 31 ottobre del 1933, Schoenberg riprende a comporre, superata la prima fase di assestamento in terra americana e aiutato da alcuni musicisti generosi, tra cui soprattutto il violoncellista Joseph Malkin, che aveva fondato in quell'anno una scuola di musica a Boston. Il primo lavoro scritto in questo periodo, su commissione della scuola superiore di musica dell'Università di New York, che possedeva un'orchestra d'archi formata da studenti, è la Suite im alteri Stile für Streichorchester (Suite in stile antico in sol maggiore), formata da una successione di brani classici (ouverture, adagio, minuetto, trio, gavotta, giga) realizzati con un contrappunto molto rigoroso e secondo la tecnica dodecafonica. Dopo la Suite viene il Concerto op. 36 per violino e orchestra, inziato nel 1934, portato a termine nel 1936 e dedicato ad Anton Webern. Si tratta di un'opera abbastanza complessa e difficile nel rapporto tra lo strumento solista e l'orchestra; per questa ragione viene presentata raramente in pubblico, dopo la prima esecuzione nel 1940 interpretata dal violinista Louis Krasner con l'orchestra di Filadelfia diretta da Leopold Stokowski.

Terzo lavoro composto da Schoenberg in America è il quarto e ultimo Quartetto per archi op. 37, scritto nel 1936 su commissione della prodiga amante dell'arte moderna Elisabeth Sprague-Coolidge ed eseguito per la prima volta dal Quartetto Kolisch a Los Angeles nel gennaio del 1937. Tale esecuzione si inserì in un ciclo di quattro serate dedicato a musiche per quartetto d'archi: i quattro quartetti di Schoenberg vennero alternati con quattro degli ultimi quartetti di Beethoven. Schoenberg fece un'ampia presentazione della propria opera ed esaminò gli elementi, costitutivi delle partiture nel rapporto tra l'idea musicale e la logica contrappuntistica. Naturalmente la serie è il centro generatore di cellule ritmo-tematiche chiare e incisive che hanno funzioni predominanti e di collegamento nei quattro movimenti del quartetto, richiamantesi in alcuni passi al lirismo berghiano. Infatti nel primo movimento (Allegro molto, energico) si avverte una zona più tranquilla e cantabile, che, secondo alcuni studiosi dello stile schoenberghiano, vuole essere un omaggio alla Lyrische Suite di Berg, con particolari riferimenti all'Andante amoroso e al successivo Allegro misterioso. Il secondo tempo (Comodo) parte da un ritmo di minuetto per avviarsi poi verso un discorso variato con incisi di danza a ritmo di marcia. Un recitativo all'unissono dei quattro strumenti ad arco apre il Largo del terzo movimento, da cui si enuclea un lied (poco adagio) intimamente espressivo, quasi entro gli schemi della percezione melodica tradizionale. L'Allegro finale è in forma di rondò caratterizzato da una melodia timbrica (Klangfarbenmelodie) molto varia e incessantemente tesa ad una decantazione del suono, pur nell'ambito di un'armonia dissonante e di taglio indubbiamente espressionistico.


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia,
Roma, Accademica di via dei Greci, 10 marzo 1978


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Ultimo aggiornamento 28 maggio 2014