Begleitmusik zu einer Lichtspielszene, op. 34

Musica di accompagnamento per una scena cinematografica

Musica: Arnold Schönberg (1874 - 1951)
  1. Drohende Gefahr (Pericolo incombente)
  2. Angst (Angoscia)
  3. Katastrophe (Catastrofe)
Organico: ottavino, flauto, oboe, 2 clarinetti, fagotto, 2 corni, 2 trombe, trombone, timpani, piatti, grancassa, tamburo, tamburino, tam-tam, triangolo, gloc­kenspiel, xilofono, pianoforte, archi
Composizione: 15 ottobre 1929 - 14 febbraio 1930
Prima esecuzione: Francoforte, Südwestfunk, 8 aprile 1930
Edizione: Heinrichshofen Verlag, Magdeburgo, 1930
Guida all'ascolto (nota 1)

Rimasta - a torto - una delle composizioni meno conosciute ed eseguite dello Schönberg maturo, la Begleitmusik zu einer Lichtspiel si propone come un documento assai interessante sia per quanto riguarda il suo intrinseco valore artistico che per la molteplicità dei rimandi suggeriti dalle circostanze della sua nascita e dalla sua fisionomia espressiva. Questa breve pagina (dura dagli otto ai dieci minuti) fu commissionata a Schönberg nel 1929 dall'editore tedesco Heinrichshofen, che gli aveva chiesto - come anche ad altri compositori - di scrivere un pezzo destinato al cinema, o meglio di lavorare «come per il cinema». La partitura dunque non nacque con la concreta destinazione all'accompagnamento di un film, sibbene come «ipotesi»: Schönberg si pose al lavoro con molto interesse, e fra il 15 ottobre 1929 e il 14 febbraio 1930 stese la partitura, che venne eseguita il 6 novembre alla Krolloper sotto la direzione di Otto Klemperer, in assenza del compositore indisposto. Nessun regista ebbe in seguito l'idea di utilizzare questa pagina per un film: se ne ebbe però una realizzazione coreografica nel '55 a opera di Georges Balanchine. Schönberg stesso, che pure si era sempre vivamente interessato al cinema e alle sue possibilità artistiche - non per nulla gli anni '20 in Germania erano stati quelli del grande cinema espressionista -, escluse nelle circostanze di allora la possibilità di una utilizzazione pratica della sua partitura. Nel marzo 1931, durante una conversazione alla radio di Berlino, il critico Heinrich Strobel gli chiese che cosa pensasse circa un eventuale impiego della Musica d'accompagnamento, visto che, secondo lui, Schönberg certo aveva tenuto presente questa possibilità durante il lavoro, e che il pezzo respirava tuttavia una drastica contraddizione fra la spiritualità «per pochi eletti» che lo contraddistingueva non meno delle altre opere del compositore, e la sua fruibilità come musica «di consumo». La risposta di Schönberg fu secca; la cerchia di chi lo seguiva si stava sempre più allargando, e comunque, anche se gli avrebbe fatto piacere aver più successo, non gli interessava essere capito da chi non lo poteva capire; quanto all'op. 34 disse: «Dovrei forse orientarmi verso un fenomeno temporaneo com'è il mercato americano del cinema, che è riuscito in due decenni a distruggere con una cultura predace una cosa che era buona? Se penso al cinema, penso a film futuri, che dovranno di necessità essere film artistici. E per quei film la mia musica dovrà servire!».

In realtà, più che pensare al cinema futuro, Schönberg aveva forse in mente il cinema degli anni appena trascorsi, quello dei grandi maestri espressionisti (molti dei quali, peraltro, sarebbero di lì a poco andati a finire proprio a Hollywood, che non era poi quel lupanare dell'arte che pareva a lui, e con il mercato americano avrebbero instaurato rapporti di scambio non sempre negativi): e appunto al clima della sua fase espressionista quest'opera, nata nella piena maturità dodecafonica di Schönberg, alla vigilia dell'inizio del lavoro a Moses und Aron, rimanda per più di un connotato espressivo, in certe cose ricordando, dopo più di venti anni, Erwartung o i Cinque pezzi op. 16. La «scena cinematografica» supposta nel titolo rimase affatto immaginaria; Schönberg si limitò a fissare, con tipica astrazione espressionista, tre episodi, tre momenti psicologici, legandoli senza interruzione in un unico brano, e intitolandoli rispettivamente Drohende Gefahr (Pericolo incombente), Angst (Angoscia) e Katastrophe (Catastrofe), già ipotizzando un'atmosfera degna di Fritz Lang o di Friedrich Murnau. Scelse un organico strumentale quasi cameristico: flauto, oboe, due clarinetti, fagotto, due corni, due trombe, trombone, pianoforte, percussione e archi; e in tale ristretto quadro formale e sonoro disegnò una sorta di piccolo poema sinfonico, quasi uno studio per una drammaturgia puramente strumentale quale avrebbe poi sviluppato nel Moses und Aron. Integrato nella rigorosa organizzazione dodecafonica del lavoro, che pure rivela all'analisi una latente tendenza a orientarsi tonalmente, l'intervallo di terza minore ne domina con la sua valenza altamente drammatica lo svolgimento, che si dipana secondo un progressivo accumularsi della tensione psicologica, che si libera da ultimo in una scarica impressionante, seguita dal senso di annientamento dell'Adagio conclusivo.

Daniele Spini


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto del Maggio Musicale Fiorentino,
Firenze, Teatro Comunale, 29 ottobre 1980


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Ultimo aggiornamento 1 novembre 2017