La composizione della Maestosa suonata sentimentale risale al soggiorno viennese del 1828, durante il quale Paganini non solo riscosse il solito grande successo con le sue esibizioni, ma vide addirittura scatenarsi forme di fanatismo che lo trasformarono nell'idolo dei viennesi: in città tutti si misero a imitare la sua pettinatura, la foggia dei suoi guanti e dei suoi cappelli, e persino le pasticcerie di Vienna prepararono dolci "alla Paganini". Dall'imperatore Francesco I, il violinista italiano ebbe la nomina a "Virtuoso di camera», con tanto di munifico regalo; in segno di riconoscenza Paganini compose una serie di variazioni sull'inno imperiale Gott erhalte Franz den Kaiser (Dio salvi l'imperatore Francesco), che eseguì all'Hoftheater il 30 giugno.
Il ciclo di variazioni sull'inno asburgico sono basate su un accorgimento tecnico che Paganini sfruttava abilmente durante le sue esibizioni: il brano, infatti, è interamente suonato sulla quarta corda, la più grave del violino (la cui accordatura può essere innalzata fino a una terza maggiore). Sin dagli inizi della sua carriera concertistica, suonare sulla quarta corda - moltiplicando così le difficoltà tecniche - era uno degli espedienti preferiti da Paganini per destare la più grande meraviglia negli spettatori, increduli che un essere umano potesse eseguire, suonando in quel modo, i passi violinistici più funambolici. Dopo aver assistito a un'esibizione del violinista italiano alla Scala nel 1813, Pietro Lichtenthal (corrispondente milanese dell'Allgemeine musikalische Zeitung) scriveva che «le sue variazioni sulla quarta corda (che a causa dei bis richiesti a gran voce egli replicò) meravigliarono tutti perché nulla di simile era mai stato ascoltato».
La Maestosa suonata sentimentale è divisa in due parti distinte: la prima (Introduzione) è un ampio brano nella libera forma di una fantasia, priva di relazioni con il tema dell'inno sottoposto a variazioni nella seconda parte. Dopo un'enfatica introduzione orchestrale (Maestoso) il violino solista fa il suo ingresso, con incisi rapsodici nello stile di un recitativo d'opera; si abbandona poi alle effusioni liriche di una melodia ampia e ben sviluppata, che ricorda una romanza vocale. Un'altra sezione, in tempo più mosso (Allegro agitato), è strutturata nello stesso modo: alcune battute nello stile improvvisatorio di un recitativo, poi un nuovo tema di natura vocale. Per concludere, una sezione dal ritmo scandito e dal carattere brillante.
Paganini attinse il tema dell'inno imperiale, solenne e composto, dal Quartetto in do maggiore op. 76 n. 3 (Kaiserquartett) di Haydn, che l'aveva sottoposto anch'egli a una serie di variazioni. Malgrado si limiti alla sola quarta corda, Paganini trae dal violino una gamma timbrica incredibile. Particolarmente suggestivo è l'effetto coloristico, delicato e trasparente, della terza variazione, nella quale il violino esegue la sua linea utilizzando gli armonici in contrappunto con due flauti e un clarinetto. Grande effetto produce anche la quarta variazione, in cui il ritmo sincopato dell'orchestra accresce l'enfasi trionfale dell'inno.
Com'era prevedibile, la nuova composizione paganiniana riscosse il più ampio successo presso la corte e i viennesi. Così se ne scrisse nel locale giornale teatrale, la Theaterzeitung: "in presenza della famiglia reale, Paganini attaccò l'inno Dio salvi l'Imperatore, facendo risuonare questa nobile melodia nelle più flebili ed eteree vibrazioni e nelle magiche risonanze, come la più pura armonia celeste per poi trasformarla, impersonando da solo con forza trascinante un'intera orchestra, in un vero inno di giubilo di tutti i popoli».
Claudio Toscani