Scena amorosa in sol maggiore, MS 44

Introduzione e variazioni in sol maggiore per violino solo sul tema Nel cor più non mi sento dalla Molinara di Paisiello

Musica: Niccolò Paganini (1782 - 1840)
  1. Capriccio ad libitum
  2. Tema: Andante
  3. Variazione I: Brillante
  4. Variazione II
  5. Variazione III: Più lento
  6. Variazione IV: Allegro
  7. Variazione V
  8. Variazione VI: Appassionato
  9. Variazione VII: Vivace
  10. Coda
Organico: violino
Composizione: 1821
Edizione: Schott, Magonza, 1830
Guida all'ascolto 1 (nota 1)

Figura straordinaria di artista, Paganini ha riempito di sé la vita musicale dei primi decenni dell'Ottocento, conquistando ed entusiasmando il pubblico di molti paesi europei per la sua sbalorditiva tecnica violinistica. I suoi 24 Capricci per violino solo, che inizialmente furono giudicati ineseguibili e contribuirono a creare intorno al musicista genovese quell'alone di mito e di leggenda che ha sempre circondato in vita e dopo la morte questo singolare personaggio così romanticamente ricco di luci e di ombre, restano a tutt'oggi un'opera fondamentale della letteratura violinistica, una specie di summa di tecnica e di virtuosismo, un vero e proprio vademecum per tutti coloro che si dedicano allo studio del violino. Molto si è discusso e si continua a discutere sul «segreto» di Paganini e sul modo come egli abbia potuto raggiungere una tale altezza nelle acrobazie trascendentali del suo violinismo strepitoso.

In realtà nessun artista prima di lui (sembra che soltanto Pietro Antonio Locatelli possa definirsi un suo precursore) è riuscito a sviluppare e a potenziare fino all'inverosimile le possibilità espressive e tecniche del violino, dall'uso della scordatura ai bicordi e tricordi, dagli armonici doppi ai passi di terze, seste, ottave e decime, dai glissando ai pizzicati con la mano sinistra, dall'uso dei sopracuti al salto di corde. Se si aggiunge tutto questo bagaglio di risorse strumentali alla sua capacità ineguagliabile di improvvisatore e di inventore di variazioni su musiche altrui, non disgiunta da una cultura musicale eccellente (conosceva perfettamente le composizioni di Haydn, Mozart e Beethoven), si avrà un'idea del "fenomeno" Paganini e si potrà capire perchè i suoi brani violinistici influenzarono e ispirarono una nutrita schiera di musicisti romantici e moderni, a cominciare da Chopin, Liszt, Schumann e Brahms.

Virtuoso creatore per eccellenza, Paganini dovette ben presto provvedere personalmente al proprio repertorio, non consentendogli la produzione precedente e quella contemporanea lo sfoggio della sua portentosa bravura fondata su di un ordine completamente nuovo. Il repertorio classico non era in ogni modo congeniale al suo temperamento, più sensibile agli allettamenti romantici e allo spirito e alle forme del cabalettismo melodrammatico, donde, favorito da un eccezionale talento di improvvisatore, il suo tipico gusto per la variazione (su temi altrui, di aria, di rondò, di canzone popolare), sviluppata in senso tecnico-trascendentale, in modo del tutto conforme alle consuetudini del tempo.

In quest'ultima Paganini era particolarmente versato tanto più che il suo esordio come compositore avviene proprio nel segno della variazione su temi altrui. Basti pensare alla Carmagnola venuta alla luce recentemente e composta a circa 13 anni. In proposito si può dire che nell'ambito della variazione più che in quello dei concerti il virtuosismo paganiniano trova il terreno più favorevole per manifestarsi appieno. Infatti, se nei concerti si nota la preoccupazione di costruire seguendo pari passo lo stile e i canoni della grande tradizione violinistica che gli stava alle spalle e di cui si era fatto interprete soprattutto nel primo periodo, nelle variazioni basate su arie a forma chiusa e quindi non suscettibili di sviluppo in senso dialettico, tale preoccupazione non si pone più o quanto meno viene a spostarsi sul fatto puramente tecnico. A parte le variazioni più note che ricuperano arie operistiche secondo una prassi del resto non nuova a quel tempo, tra cui ricordiamo le variazioni "Nel cor più non mi sento" in programma questa sera, l'interesse di Paganini per i motivi popolari concretatosi nella trascrizione puntuale di tali motivi ha permesso importanti verifiche sulla esistenza di un patrimonio etnico musicale legato alla trasmissione puramente orale. Tralasciando il notissimo Carnevale di Venezia (in realtà opera di un musicista colto quale Cifolelli ma passata a far parte della tradizione popolare), è opportuno ricordare le Sessanta Variazioni sull'aria genovese "Barucabà", un Perigordino (danza ligure in 6/8 di origine però francese) e le Variazioni sull'aria "Sul margine d'un rio" per canto e pianoforte, anch'essa di origini colte, in cui la voce sembra rifarsi alla tecnica violinistica.

Le variazioni sul tema "Nel cor più non mi sento", sono costruite su un'aria tratta dall'opera La Molinara scritta da Paisiello nel 1798. Di esse ne esistono almeno tre versioni, la prima delle quali fu composta a Napoli nel 1821; un'altra versione è per due violini e violoncello, mentre la terza fu trascritta a memoria da Carl Guhr (1787-1848), direttore dell'Orchestra di Francoforte. Guhr scrisse un trattato sulla tecnica paganiniana, intitolato "Ùber Paganinis Kunst, die Violine zu spielen" (1830), in cui è pubblicata anche questa pagina con l'indicazione "Introduzione e Variazioni". Il pezzo paganiniano, dalle sonorità fosforescenti e fantasiose, prevede un capriccio introduttivo e poi un tema sviluppato a ventaglio, con sette variazioni in tempo 6/8, alternanti momenti cantabili a bizzarre fumisterie acrobatiche.

Guida all'ascolto 2 (nota 2)

L'Introduzione e variazioni sul tema "Nel cor più non mi sento" a di Nicolò Paganini sono costruite su un'aria tratta dall'opera La Molinara scritta da Giovanni Paisiello nel 1798. Composte intorno al 1820, rappresentano la summa della tecnica esecutiva violinistica paganiniana. Niente è lasciato intentato e l'esecutore deve sudare le proverbiali sette camicie per venire a capo di un brano così impervio, ma dal grande effetto sul pubblico. Lo stesso Paganini vantava, a proposito delle sue Variazioni, che il violino solo riusciva a realizzare «tutta intera l'armonìa», senza bisogno dell'accompagnamento orchestrale.

L'introduzione è un bizzarro capriccio di bravura che attraverso scale cromatiche, trilli, balzati e agilità varie ci conduce alla tonalità di sol maggiore, nella quale viene esposto il tema dell'aria Nel cor più non mi sento di Paisiello. Seguono sette variazioni: la variazione I (Brillante), dominata dalle vorticose volatine del violino che si alternano a poderosi accordi; la variazione II, nella quale la melodia emerge da un movimento, delicato e soffuso, di semibiscrome; la variazione III (Più lento), fa largo uso degli armonici del violino. La variazione IV è tutta basata sull'utilizzo dei suoni armonici dello strumento. Dopo le variazioni V e VI giungiamo all'ultima variazione (Vivace), che esalta la tecnica dell'archetto in una serie di vorticosi arpeggi.

Alessandro De Bei


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia.
Roma, Auditorio di via della Conciliazione, 15 marzo 1991
(2) Testo tratto dal libretto inserito nel CD allegato al numero 342 della rivista Amadeus


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Ultimo aggiornamento 3 agosto 2018