Cinq Rechants

per coro a cappella

Musica: Olivier Messiaen (1908 - 1992)
Testo: Olivier Messiaen
  1. Hayo kapritama la li la li la li la ssaréno - (Modéré)
  2. Ma première fois terre terre l'éventail déployé - (Bien modéré)
  3. Ma robe d'amour mon amour ma prison d'amour - (Lent, caressant)
  4. Niokhamâ palalan(e)sou-kî mon bouquet tout défait rayonne - (Très vif)
  5. Mayoma kalimolimo mayoma kalimolimo - (Vif)
Organico: coro misto (3 soprani, 3 contralti, 3 tenori, 3 bassi) senza accompagnamento
Composizione: Parigi, dicembre 1948
Prima esecuzione: Parigi, Anfiteatro Richelieu della Sorbona, 15 giugno 1950
Edizione: Rouart, Lerolle & Cie, Parigi, 1949
Dedica: Marcel Couraud
Commento di Olivier Messiaen

Il brano è stato scritto per un ensemble di dodici voci miste: tre soprani, tre contralti, tre tenori, tre bassi. Senza alcun supporto strumentale e con il solo uso della voce, l'opera consegue, attraverso la sua scrittura musicale, i ritmi e diversi tipi di attacco, una vera e propria orchestrazione. Il titolo Cinq Rechants (Cinque Riprese) è un omaggio a Printemps (Primavera) di Claude Le Jeune, un capolavoro di scrittura corale e ritmica. In Printemps, le strofe vengono chiamate chants, le riprese (o ritornelli) rechants. Qui, strofe e riprese si alternano. Con alcune variazioni nella presentazione, il terzo Rechant si presenta, dunque, nel seguente modo: introduzione - prima strofa - ripresa - seconda strofa - ripresa - per poi chiudersi con una terza strofa più lunga che sviluppa una coda.

Da un punto di vista melodico, l'opera è riconducibile a due fonti: l'Harawi o Yarai, un canto d'amore della tradizione folkloristica del Perù e dell'Equador, e l'Alba, un canto medievale per lo spuntare del giorno dove una voce dall'alto avverte gli amanti che la loro notte d'amore sta per finire (da non dimenticare i canti d'amore del trovatore jaufré Rudel, l'Alba del trovatore Folquet de Marseille; oppure brani di natura simile come la voce di Brangania nel secondo atto del Tristano di Wagner, o alcune parole della Giulietta di Shakespeare e della Melisande di Debussy).

Da una parte, l'opera si rifà ai Deçi-Tâlas, ritmi delle province indiane: per esempio, la prima strofa della prima ripresa che sovrappone il 'tâla' Miçra Varna al 'tâla' Simhavikrama; dall'altra, essa utilizza altri ritmi cari al compositore. Quello sicuramente più straordinario è nascosto nelle tre strofe del terzo Rechant: il ritmo non retrogradabile (Rythme non rétrogradable) sviluppato attraverso l'aumento e poi la diminuzione delle durate centrali, con le durate di destra e di sinistra che restano invariabilmente simmetriche. Nella terza strofa, il ritmo è prolungato e intensificato da un lungo crescendo che si dispiega come un velo sonoro in un canone a dodici parti, culmina in un grido collettivo e poi ripiega su una delicata, duttile e tenera coda.

Il compositore è anche autore del testo poetico. La lingua usata è per metà un francese surrealista, per metà una lingua inventata che poco deve alla sonorità del Sanscrito e quasi nulla al "Lettrismo". Le sillabe sono scelte in base alla loro dolcezza o alla loro violenza d'attacco e per la capacità di dare risalto ai ritmi musicali. Queste facilitano l'alleanza dei quattro ordini: fonetico (timbri), dinamico (intensità), cinematico (accenti), quantitativo (durate).

Quanto alle sezioni francesi della poesia, queste contengono numerosi simboli relativi all'amore: i nomi di Tristano e Isotta, Vivien e Merlino, Orfeo "l'explorateur Orphée trouve son cceur dans la mort" (l'esploratore Orfeo trova il suo cuore nella morte); il meraviglioso castello di cristallo di Tristano "miroir d'étoile, château d'étoile, Yseult d'amour, séparé" (specchio di stelle, castello di stelle, Isotta d'amore, separata); il volo degli amanti come nei dipinti di Marc Chagall "les amoureux s'envolent, Brangien dans l'espace tu souffles - les amoureux s'envolent vers les étoiles de la mort" (gli amanti prendono il volo, Brangania tu soffi nello spazio - gli amanti prendono il volo verso le stelle della morte); la sfera di cristallo nella quale Hieronymus Bosch rinchiude gli amanti "bulle de cristal, d'étoile, mon retour" (sfera di cristallo, di stelle, mio ritorno); la prigione nella quale Viviane tiene chiuso Merlino "ma robe d'amour, mon amour, ma prison d'amour, faite d'air léger" (mio mantello d'amore, mio amore, mia prigione d'amore, fatta di aria leggera); il ricordo delle grandi maghe incantatrici (Arianna, Isotta, Viviane).

Malgrado il tempo rapido dell'opera e la drammatica brevità della vita umana che supera persino la morte, come in Ligeia di Edgar Poe, l'amata si eleva al di sopra del Tempo, mentre misteriosamente "ses yeux voyagent, dans le passe, dans Pavenir..." (i suoi occhi viaggiano nel passato, nel futuro...).

Traduzione di Francesca Altobelli.

Guida all'ascolto (nota 1)

"Nell'Apocalisse un Angelo giura che non ci sarà più il tempo". "Lo so. Quel che è detto là è verissimo, chiaro e preciso. Quando ogni uomo avrà raggiunto la felicità, il tempo non ci sarà più, perché non ce ne sarà bisogno. È un pensiero molto giusto".

Così un dialogo nei Demoni di Fédor Dostoevskij. Certamente il genio russo non ha conosciuto Olivier Messiaen, ma questa frase appare scritta per lui, destinata alla Sua musica.

Nessun compositore del Novecento ha altrettanto esplorato le dimensioni e le variabili del tempo, del suo scorrere, fluire, dissolversi quanto e come Messiaen. Annullare il tempo, tendere all'eternità, dove sarà finalmente possibile essere felici, sfuggendo alla falce del tempo. Diceva di sé: "Sono nato cattolico". La sua fede non escludeva, non minacciava, non dannava: prometteva felicità e molte volte la sua musica ha voluto tendere verso questo orizzonte. Ma Messiaen non sarebbe diventato Messiaen se queste profonde persuasioni spirituali non avessero trovato una tecnica, una grammatica, una lingua proprie.

I Cinq Rechants, scritti nel 1949, destinati originariamente a dodici voci - e altrettante parti vocali reali: tre soprani, tre mezzosoprani, tre tenori, tre bassi, senza alcun accompagnamento strumentale - rappresentano una sintesi compiuta della poetica del compositore francese, di cui ricorre il centenario della nascita e che le nostre istituzioni musicali hanno nel 2008 guardato con meno disinteresse del consueto. Finalmente.

"Il titolo - scrive l'autore in un commento che viene pubblicato in questo programma di sala [vedi sopra n.d.r.] - è un omaggio a Le Prìntemps (La primavera) di Claude Le Jeune, capolavoro di scrittura corale e capolavoro ritmico".

In questa raccolta, la più celebre del maestro francese vissuto tra 1530 e 1600, i termini chant e rechant si alternano, a indicare rispettivamente i couplets (le singole strofe) e i refrains (i ritornelli, la ripetizione di un'identica frase musicale: molto usata, ancora oggi, nelle canzoni).

A metà Novecento Messiaen guarda a un tempo in cui la voce non era ancora devota al sistema temperato: conosceva semitoni, quarti di tono, sapeva 'sentirli' nel canto popolare, sapeva riproporli.

"Se le forme dei Cinq Rechants non hanno alcun legame con lo sviluppo tonale in senso post-rinascimentale, hanno però strette affinità con le tecniche di variazione medievale e con la permutazione orientale delle serie", scrive Wilfrid Mellers in Misticismo e teologia, un saggio dedicato a Messiaen.

Precise proporzioni numeriche nel gioco delle entrate delle voci - Messiaen amava i numeri primi, divisibili solo per se stessi, immagine di immutabilità; considerava perfetto il numero 8, simbolo grafico dell'infinito e, per lui, "della luce indefettibile, della pace che non si può più profanare" - accompagnano, come nell'esordio della prima di queste cinque 'stanze', episodi di protagonismo solistico, in una mutazione ritmica frequentissima, spiazzante, con richiami non episodici ai metri della musica indiana, di cui il compositore francese è stato attento studioso.

Schemi ritmici che escludono ogni senso di vettorialità, di progressione verso una meta conclusiva: la freccia del tempo, che inesorabile procede da A verso B; qui non viene scoccata. Questo tempo gira, circola, va, vaga, ritorna, ricorda.

I testi non adottano una sola lingua, proponendo invece una molteplicità linguistica e semantica. I canti d'amore Yaravi della tradizione folklorica peruviana si alternano a richiami dell'Alba, canto d'amore mattutino dei trovatori medievali. Una citazione di Brangania dal secondo atto del Tristano, quando il filtro amoroso ha già compiuto il proprio lavoro, accompagna le evocazioni di Merlino, Orfeo, Tristano. Immagini sempre amorose, di esplicita sensualità: ecco un uomo e una donna nudi, racchiusi nella bolla di vetro dipinta da Hieronymus Bosch nel Giardino delle delizie, ecco il volo degli amanti di Marc Chagall, ecco la misteriosa citazione dalle Ligeia di Edgar Allan Poe: "I suoi occhi viaggiano, nel passato, nell'avvenire".

Oltre il tempo: "L'esploratore Orfeo trova il suo cuore nella morte".

Amore è sempre il protagonista, ma non una sola parola è chiaramente distinguibile all'ascolto. Un esempio dal primo dei cinque Rechants:

"Miroir d'étoile, chàteau d'étoile, Yseult d'amour separé", cantano i soprani.
"Hayoma kapritama hayoma kapritama", i mezzosoprani.
"Tktkt - k- tkt-tktktktk-t k-t k", i tenori.
"Barbebleu chàteau de la septième porte", i bassi.

Queste parole, queste sillabe, queste lettere sono intonate simultaneamente, durante le stesse battute. Un itinerario dove un francese surreale si alterna a una lingua semplicemente inventata, a richiami al sanscrito, a sillabe scelte per la loro forza d'attacco, per gli accenti, la durata, l'intensità, il timbro così diversi. Esercizio di stile, coltissimo, e disponibilità a stupirsi.

Ai cantanti sono richiesti autentici virtuosismi, come nella terza 'stanza', dove l'effetto "è intensificato da un lungo crescendo che si dispiega come un velo sonoro in un canone a dodici parti, culmina in un grido collettivo e poi ripiega su una delicata, duttile e tenera coda" (Messiaen). Come la traiettoria di una compiuta passione amorosa.

Misticismo numerico, sensualità e stupefacente modernità: polilinguismo, assenza di senso compiuto, capacità della voce - nel 1949! - di farsi non solo suono, ma grido, urlo, stupore, borbottio, fiato, respiro, autonomo gesto teatrale: di essere totalmente strumento, navigando lungo secoli di storia del canto e anticipando esiti delle avanguardie future. Tornando all'antico - monodia medievale, polifonia rinascimentale, abbellimenti barocchi - e scoprendo quello che oggi chiamiamo l'etnico (e arcaico), come i metri musicali indiani e tradizioni extraeuropee, Messiaen anticipa tempi futuri, rimanendo se stesso. Conosciamo ancora troppo poco la sua identità.

Sandro Cappelletto

Testo

HAYO KAPRITAMA LALI SSARÉNO
Hayo kapritama lali ssaréno
les amoureux s'envolent
Brangien dans l'espace tu souffles
vers les étoiles de la mort
ha ha ha soif
l'explorateur Orphée
trouve son coeur dans la mort
miroir d'étoile châteu d'étoile
Yseult d'amour séparé
bulle de cristal d'étoile mon retour
Barbe Bleue château de la septième porte
hayo kapritama lali ssaréno.
Hayo kapritama lali ssaréno
gli amanti prendono il volo
Brangania tu soffi nello spazio
verso le stelle della morte
ah ah ah sete
l'esploratore Orfeo
trova il suo cuore nella morte
specchio di stelle castello di stelle
Isotta, d'amore separato
sfera di cristallo di stella del mio ritorno
castello di Barbablù della settima porta
hayo kapritama lali ssaréno.
LA MIA PRIMA VOLTA TERRA TERRA VENTAGLIO CHIUSO
Ma première fois terre terre l'éventail déployé
ma dernière fois terre terre l'éventail refermé
lumineux mon rire d'ombre
ma jeune étoile sur les fleuves
ha solo de flûte
berce les quatre lézards en t'éloignant
mayoma kapritama ssarimâ
mano nadja lâma krîta makrîta mayo.
La mia prima volta terra terra ventaglio chiuso
la mia ultima volta terra terra ventaglio aperto
raggiante il mio riso ombroso
la mia giovane stella sui fumi
ah assolo di flauto
culla le quattro lucertole mentre
mayoma kapritama ssarimâ
mano nadja lâma krîta makrîta mayo.
MIO MANTELLO D'AMORE MIO AMORE
Ma robe d'amour mon amour
ma prison d'amour
faite d'air léger lîla
ma mémoire ma caresse
mayoma ssari mane thikâri
oumi annôla oumi
cheu cheu mayoma kapritama kalimolimo
sari floutî trianguillo yoma
robe tendre
toute la beauté paysage neuf
troubadour Viviane Yseult
tous les circles tous les yeux
pieuvre de lunière blesse
foule rose ma caresse
tous les philtres sont bus ce soir encor.
Mio mantello d'amore mio amore
mia prigione d'amore
fatta d'aria leggera lila
miei ricordi mia carezza
mayoma ssari mane thikari
oumi annoia oumi
cheu cheu mayoma kapritama kalimolimo
sari floutî trianguillo yoma
tenera veste
tutta la bellezza nuovo paesaggio
trovatore Viviane Isotta
tutti i cerchi tutti gli occhi
piovra di luce ferita
folla rosa mìa carezza
tutte le pozioni d'amore verranno bevute entro stasera.
NIOKHAMA PALALANE SOUKI
Niokhamâ palalane soukî
mon bouquet tout défait rayonc
les volets roses oha
amour du clair au sombre oha
roma tama ssouka rava kali vâli
ssouka nahame kassou
ha mon bouquet rayone.
Niokhama palalane souki
il mio bouquet sciolto è raggiante
le persiane rosa oha
l'amore dalla luce all'oscurità oha
roma tama ssouka rava kali vali
ssouka nahame kassou
ah il mio bouquet risplende.
MAYOMA KALIMOLIMO
Mayoma kalimolimo
tes yeux voyagent dans le passé
mélodie solaire de corbeille courbe dans le passé
losange ma fleur toujours
philter Yseult rameur d'amour
fée Viviane à mon chant d'amour
cercle du jour hayo hayo
foule rose bras tendu
pieuvre aux tentacules d'or
Persée Méduse
l'abeille l'alphabet majeur
fleur du bourdon tourne à mort
quatre lézards la grotte pieuvre et la mort
Corolle qui mord deuxième
garde à manger d'abord
mayoma kalimolimo
dans l'avenir.
Mayoma kalimolimo
i tuoi occhi viaggiano verso il passato
melodia solare cesta deformata nel passato
sghembo il mio fiore ancora
filtro d'amore Isotta rematori d'amore
fata Viviane al mio canto d'amore
cerchi del giorno hayo hayo
rosa quantità braccio teso
piovra con tentacoli d'oro
Perseo Medusa
l'ape l'alfabeto più importante
fiore di bombo girati verso la morte
quattro lucertole la grotta piovra e morte
corona di fiori che morde per seconda
conservata per prima da mangiare
mayoma kalimolimo
verso il futuro.

(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia.
Roma, Auditorium Parco della Musica, 13 dicembre 2008


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Ultimo aggiornamento 29 giugno 2017