Sonata a cinque


Musica: Gian Francesco Malipiero (1882 - 1973)
  1. Allegro
  2. Marziale
Organico: flauto, violino, viola, violoncello, arpa
Composizione: 1934
Prima esecuzione: Washington, gennaio 1935
Edizione: Ricordi, Milano, 1936
Dedica: Elizabeth S. Coolidge
Guida all'ascolto (nota 1)

Ultimata dal compositore nel giugno 1934 ad Asolo, la Sonata a cinque è dedicata ad Elizabeth S. Coolidge e fu eseguita la prima volta in America nel quadro dei «Festivals Coolidge», organizzati dalla nota mecenate. Nella partitura della Sonata, prevista originariamente per flauto, violino, viola, violoncello e arpa, furono introdotte dall'autore, su richiesta della casa editrice Ricordi, alcune poche varianti facoltative che permettono di sostituire al flauto un altro violino e all'arpa il pianoforte. Come nel caso di altri lavori malipieriani, il termine Sonata va inteso quale brano musicale scritto per strumenti e concepito liberamente, attingendo alle sorgenti etimologiche e storiche, potremmo dire, del termine stesso di Sonata, e al di fuori, dunque, dalle preordinate intelaiature entro cui quella forma andrà poi disponendosi fino ad assurgere a modello classico di quasi ogni composizione musicale. Il valore e l'originalità delle «sinfonie» e «sonate» di Malipiero sta proprio in questo porsi in una direzione che parrebbe - e sotto certi aspetti lo è - antistorica e antitradizionale, e nel loro riconquistare una diversa organicità e unità. Due prerogative, queste, cui l'opera d'arte, da qualsivoglia premessa nasca e verso qualsiasi direzione si muova, non può rinunziare; né debbono sviarci talune dichiarazioni rese dal nostro compositore nei riguardi della propria musica: di là dal «capriccio», di là dall'«istinto», di là dalla «forma libera», si avvertono, magari in controluce - come in questa Sonata - una serie di rapporti modali e tonali, una trama di ricorsi melodici, un susseguirsi di determinate architetture ritmiche che impegnano la composizione in una sua precisa sintassi e le attribuiscono un senso, prima che poetico, propriamente musicale.

L'Allegro iniziale, ad esempio, si svolge nell'ambito di due figure tematiche: la prima proposta collettivamente dagli archi su accordi del pianoforte, la seconda dal violino alla IV corda sopra arpeggi pianistici. Questo breve Allegro entra direttamente in un Andante, prima grave, quasi un «corale», via via melodicamente più sciolto, finché rientra il primo tema dell'Allegro. Con una ripresa di sei battute dell'Andante, la prima parte ha il suo compimento, ribadito da una lunga battuta vuota.

Anche la seconda parte può considerarsi tripartita: prima un Marziale, destinato ad affondare quasi repentinamente in un riflusso del «corale», ove gli spettrali glissandi della tastiera vogliono forse presagire la marcia funebre del successivo Lugubre. Risorge poi il Marziale, avviando un finale ove tutti o quasi i motivi della composizione hanno la loro reviviscenza, suggellando anche sotto questo aspetto la sostanziale convergenza della molteplice trama.

Giorgio Graziosi


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Teatro Eliseo, 26 febbraio 1962


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Ultimo aggiornamento 5 giugno 2016