«Ricercare: denominazione adottata al principio del secolo XVI in Italia per composizioni strumentali di forma libera imitate dal mottetto polifonico e scritte in imitazione contrappuntistica. Benché il termine si applichi solamente ai procedimenti di composizione e di conseguenza possa essere attribuito a composizioni per ogni sorta di strumenti, ben presto fu usato unicamente per designare composizioni per strumenti a tastiera o per liuto».
Cosi, o press'a poco, si legge in quasi tutti i dizionari di musica alla voce Ricercare. Qualcuno aggiunge che il termine si riferiva anche alla «ricerca di un'unità» nella composizione, dato che qui non v'era un testo che ne assicurasse la coesione.
Facendo rivivere l'antica forma (si l'on peut dire) del Ricercare, Malipiero non s'è lasciato guidare da nessuna velleità archeologica: gli piacque l'idea della libertà formale, della ricerca - di una forma o di un colore -, e dell'antica composizione non conservò che lo spirito, tanto più che il carattere di essa si adattava mirabilmente a quel suo criterio di «composizione a pannelli» (derivata anch'essa dallo spirito del «mottetto» trasposto nel campo strumentale) che rispondeva tanto bene al suo temperamento.
Anche per la formazione strumentale conservò la propria libertà: niente strumenti a tastiera: il quartetto dei legni solisti, un corno, quattro viole, un violoncello e un contrabasso. Cinque episodi che si seguono senza interruzione: tre Allegri che inquadrano due Adagi, Una nota dell'autore avverte che questa musica, tanto per la sua formazione strumentale quanto per il carattere, può essere considerata sia come musica da camera che come musica sinfonica.
Quanto al carattere della musica stessa, lo si
può giudicare dai versi di F. Redi (dal «Bacco in
Toscana») che il musicista ha messo come epigrafe
alla partitura: