Centotrentasette anni separano questo Quartetto mozartiano [Quartetto in re minore, K. 421 n.d.r.] da Rispetti e Strambotti di G. FRANCESCO MALIPIERO, quartetto compiuto a Roma, nell'aprile 1920. E' cambiato il lessico, in questo spazio non breve e brevissimo insieme di tempo, e, vorrei azzardare a dire, son cambiati anche i fonemi. Tutta l'opera di Mialipiero è indirizzata su un binario chiaramente e solidamente costruito ed altrettanto chiaramente e solidamente lanciato verso il lontano punto di arrivo; ma forse nella sua opera quartettistica più che altrove, e per ovvie ragioni dipendenti dalla stessa costituzione del complesso, si possono così lucidamente riscontrare i caratteri e le caratteristiche più peculiari del musicista: e, fra questi e queste, la personalissima utilizzazione del materiale melodico, tematico. Materiale che Mialipiero adopera a blocchi uniti, massicci, senza preoccuparsi di quella che fu una delle più grandi preoccupazioni del secolo scorso: lo sviluppo. Ogni tema, appena enunciato, scompare ed al suo posto ne compare un altro, chiamato non per derivazione, ma per contrasto. Se l'autore sente il bisogno di far ritornare il od i temi, essi tornano, ma tornano semplicemente, con la stessa atmosfera nella qualle sono stati creati. Da questa scaturisce una specie di suite (una suite di quelle che gli arabi del Maghreb chiamano Nuba ghernata) ove ogni quartetto è un mondo a sé, legato a quanto lo circonda solo da un certo contrasto o simpatia di tono.
Giorgio Nataletti