Quartetto per archi n. 1 "Rispetti e strambotti"


Musica: Gian Francesco Malipiero (1882 - 1973)
Organico: 2 violini, viola, violoncello
Composizione: 1920
Edizione: Chester, Londra, 1921
Nota dell'Autore: Il titolo Rispetti e Strambotti ha dato luogo a false interpretazioni. Difatti chiunque apra un dizionario troverà definiti i rispetti come una «sorta d'ottava di carattere popolare composta dei primi quattro versi rimati alternativamente e i secondi quattro a rima baciata», e gli strambotti come una «poesia contadinesca, da innamorati». Ma se queste definizioni precise sono applicabili ai componimenti poetici di questo genere, non si possono prendere così alla lettera, per un'opera musicale. Al di sopra della rima baciata o che si alterna, sta il carattere dell'antica poesia italiana, ed è in questo che il musicista ha creduto di ravvisare qualche analogia col suo quartetto.

Guida all'ascolto (nota 1)

Centotrentasette anni separano questo Quartetto mozartiano [Quartetto in re minore, K. 421 n.d.r.] da Rispetti e Strambotti di G. FRANCESCO MALIPIERO, quartetto compiuto a Roma, nell'aprile 1920. E' cambiato il lessico, in questo spazio non breve e brevissimo insieme di tempo, e, vorrei azzardare a dire, son cambiati anche i fonemi. Tutta l'opera di Mialipiero è indirizzata su un binario chiaramente e solidamente costruito ed altrettanto chiaramente e solidamente lanciato verso il lontano punto di arrivo; ma forse nella sua opera quartettistica più che altrove, e per ovvie ragioni dipendenti dalla stessa costituzione del complesso, si possono così lucidamente riscontrare i caratteri e le caratteristiche più peculiari del musicista: e, fra questi e queste, la personalissima utilizzazione del materiale melodico, tematico. Materiale che Mialipiero adopera a blocchi uniti, massicci, senza preoccuparsi di quella che fu una delle più grandi preoccupazioni del secolo scorso: lo sviluppo. Ogni tema, appena enunciato, scompare ed al suo posto ne compare un altro, chiamato non per derivazione, ma per contrasto. Se l'autore sente il bisogno di far ritornare il od i temi, essi tornano, ma tornano semplicemente, con la stessa atmosfera nella qualle sono stati creati. Da questa scaturisce una specie di suite (una suite di quelle che gli arabi del Maghreb chiamano Nuba ghernata) ove ogni quartetto è un mondo a sé, legato a quanto lo circonda solo da un certo contrasto o simpatia di tono.

Giorgio Nataletti


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Teatro Eliseo, 27 gennaio 1947


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Ultimo aggiornamento 21 novembre 2015