Sonata per viola e pianoforte, op. 25 n. 4


Musica: Paul Hindemith (1895 - 1963)
  1. Molto vivace
  2. Lentamente
  3. Finale. Molto rapido e svelto
Organico: viola, pianoforte
Composizione: giugno - novembre 1922
Prima esecuzione: Elberfeld-Barmen, 10 gennaio 1923
Guida all'ascolto (nota 1)

La prima influenza che Hindemith risentì nella sua formazione di compositore fu quella di Max Reger, un musicista che volle sottrarsi al fascino prepotente e insinuante del wagnerismo richiamandosi alle forme classiche e alla vecchia tradizione dell'arte tedesca, specialmente bachiana. Non a caso infatti nella imponente e complessa produzione hindemithiana si avvertono alcuni aspetti non soltanto lessicali che costituiscono la matrice della personalità artistica dello stesso Reger: ritorno a Bach, ripristino dei diritti della forma, magistero contrappuntistico, saldissima tradizione tecnica di tipo artigianale, che sono in ultima analisi le componenti principali di quella estetica che va sotto il nome di neo-classicismo, inteso come netta e ferma reazione sia agli eccessi romantici e all'impressionismo psicologico e sia alle esasperazioni più violente dell'espressionismo. Anzi, bisogna dire che anche nei momenti più polemici ed eversivi della carriera artistica di Hindemith non si nota mai un completo dissolvimento degli elementi formali tramandati dalla civiltà musicale tedesca e lo stesso musicista ha tenuto spesso a sottolineare come la sua opera, pur con le dovute diversità di stile, di temperamento e di epoca, non abbia mai dimenticato il modello bachiano, concepito oltretutto come una scelta morale ed intellettuale.

Sotto questo aspetto le Sonate per viola e pianoforte dell'op. 11 e dell'op. 25 sono abbastanza indicative delle preferenze, stilistiche di Hindemith, anche se scritte in periodi di tempo diversi: la prima è del 1919, mentre la seconda in do maggiore risale al 1939, poco prima dell'emigrazione del compositore negli Stati Uniti. Nell'op. 11 si sente di più l'influenza di Reger e un legame più stretto alla forma della variazione, così come era stata concepita nel periodo romantico tedesco; molto libera e varia nella sua scrittura armonica, estrosa e vigorosa, è l'op. 25 costruita su una tessitura di notevole impegno e difficoltà per la viola, strumento particolarmente familiare a Hindemith, che del resto mostrava una disinvolta bravura e sicurezza sia che dovesse suonare il pianoforte o imbracciasse il violino o soffiasse nel corno oppure nella tromba.

Il lavoro si articola in tre movimenti, contrassegnati da ritmi taglienti e contrastanti, ma sempre legati ad una struttura di solido impianto musicale. Il primo tempo (Molto vivace) inizia con una lunga introduzione del pianoforte, alla quale si lega, dopo la 35a battuta, il discorso fittamente contrappuntistico della viola su una tessitura di accordi ben marcati ritmicamente. Di tono meditativo è il tempo centrale (Lentamente) con un'accentuazione melodica della parte violistica. Con una frase aspra e incalzante del solista si ritorna con maggiore tensione nel Finale al carattere fondamentale fortemente ritmico della Sonata, conclusa da un veloce e travolgente crescendo.


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di via della Conciliazione, 23 marzo 1984


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Ultimo aggiornamento 15 gennaio 2014