Sonata in mi bemolle maggiore per violino e pianoforte, op. 11 n. 1


Musica: Paul Hindemith (1895 - 1963)
  1. Frisch
  2. Im Zeitmaß eines langsamen, feierlichen Tanzes
Organico: violino, pianoforte
Composizione: 18 maggio 1918
Prima esecuzione: Francoforte, 2 giugno 1919
Edizione: Schott Music, Magonza
Dedica: Doktor Lübbecke
Guida all'ascolto (nota 1)

La Sonata in mi bemolle maggiore op. 11 n. 1 e la prima delle quattro Sonate per violino e pianoforte composte da Paul Hindemith. Da poco nominato direttore dell'Opera di Francoforte, il giovane Hindemith diventa ben presto uno dei protagonisti della vita musicale tedesca fra le due guerre, affiancando all'intensa attività concertistica come solista di viola e in quartetto una intelligente promozione delle nuove tendenze della musica europea sia a Francoforte che a Donaueschingen, dove fonda il celebre Festival di musica contemporanea, ma soprattutto immergendosi nel fervido clima culturale della Repubblica di Weimar, che vede il sovrapporsi e poi l'avvicendamento di Espressionismo e Nuova Oggettività. Ed è proprio questa singolare commistione di due indirizzi estetici contrapposti a caratterizzare e valorizzare questa "piccola" Sonata, del 1918.

Quanto mai lontana da tendenze parodistiche o grottesche di gusto espressionista, l'opera si colloca sulla scia della grande tradizione tedesca dell'elaborazione motivica e del contrappunto, senza rinunciare però a quelle novità di linguaggio che erano ormai imprescindibili dopo i capolavori di Schönberg, Stravinsky e Bartók.

La Sonata è divisa in due parti e presenta un solido impianto tonale di mi bemolle maggiore. Il carattere luminoso, positivo di questa tonalità si nota soprattutto nella prima parte, costruita a blocchi ben definiti, con una forte tendenza alla simmetria.

L'eco schumanniana della sezione iniziale - ripresa poi a conclusione della prima parte - trapassa in un nostalgico Ein wenig rukìger (Poco più tranquillo) che richiama curiosamente armonie e inflessioni melodiche slave (Musorgskij, Quadri di un'esposizione). Una terza sezione, Lebhaft (Vivace) rielabora la tecnica beethoveniana del breve inciso tematico proiettato nei vari registri su una fascia martellante di accordi in progressione cromatica. Molto affascinante è la seconda parte della Sonata, Im Zeitmass eines langsamen, feierlichen Tanzes (A tempo di una, lenta danza festosa), dove il clima festoso è in realtà del tutto assente e prevale una tinta enigmatica, involuta, che ricorda il malinconico Minuetto conclusivo della celebre Sonata mozartiana K. 304 (forse modello inconscio per questa Sonata di Hindemith ugualmente bipartita?).

Giulio D'Amore


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di via della Conciliazione, 24 novembre 1995


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Ultimo aggiornamento 27 novembre 2013