Schulwerk für Instrumental-Zusammenspiel, op. 44 n. 4

Cinque pezzi per orchestra d'archi

Musica: Paul Hindemith (1895 - 1963)
  1. Langsam (Lento)
  2. Langsam. Schnell (Lento. Veloce)
  3. Lebhaft (Vivace)
  4. Sehr Langsam (Molto lento)
  5. Lebhaft (Vivace)
Organico: archi
Composizione: 1927
Guida all'ascolto (nota 1)

Molteplici legami uniscoiio Paul Hindemith a Bach: la scrittura principalmente contrappuntistica; la straordinaria versatilità e conoscenza delle più diverse tecniche strumentali; il gusto artigianale tipicamente tedesco del musizieren (il fare musica); la spiccata vocazione didattica.

Una delle ultime opere di Hindemith, il pianistico Ludus Tonalis, si rifà espressamente al Clavicembalo ben temperato così come la splendida serie delle sette Kammermusiken ripropone in chiave novecentesca l'insieme strumentale barocco e il serrato dialogo concertante fra soli e tutti.

Un grande artigiano quindi, Hindemith, che ha attraversato nel corso della sua lunga carriera iniziata negli anni della Prima Guerra Mondiale e conclusasi con la Messa del 1963, fasi diverse e a volte contrastanti. Ad un primo periodo espressionista e violentemente sarcastico, tipico della Germania della Repubblica di Weimar, segue la fase della "Nuova Oggettività" in cui la musica ripudia ogni istanza "romantica" ed "espressiva" per farsi "Gebrauchsmusik", musica di consumo, musica artigianale, secondo le linee estetiche del Bauhaus.

Nel 1937, l'anno in cui i nazisti lo costringono a lasciare la cattedra di composizione all'Accademia di Berlino e che vede anche la pubblicazione del fondamentale trattato Unterweisung im Tonsatz (Manuale di composizione) ha inizio una fase più apertamente neoclassica e conservatrice, pervasa da un severo spiritualismo. La sua penultima opera teatrale, Die Harmonie der Welt (L'Armonia del mondo), riflette una visione mistica dell'armonia universale di ascendenza medievale.

Il nodo cruciale della cultura tedesca di questo secolo, vale a dire il rapporto fra l'artista e il potere, fu vissuto e sofferto da Hindemith non senza lacerazioni. Pur non avendo assunto posizioni estremistiche al pari di Schönberg la musica di Hindemith fu considerata "degenerata" e quindi bandita dal regime nazista. La grande opera Mathis der Maler (Mathis il pittore) del 1935 testimonia il drammatico interrogativo dell'artista in bilico fra partecipazione alla realtà sociale e politica che lo circonda e isolamento creativo.

Hindemith allarga, soprattutto nelle opere degli anni Venti, i confini della tonalità. La dissonanza, spesso con carattere dissacrante e antiromantico, diventa per lui irrinunciabile. Non per questo egli accetta le conseguenze radicali del metodo dodecafonico, confutato nel trattato del 1937. Sono questi gli anni in cui collabora con Kokoschka e con Brecht, in cui scrive la blasfema Sancta Susanna e introduce elementi jazz nella celebre Suite "1922" per pianoforte. Il conferimento della cattedra a Berlino, ma anche una innata vocazione, lo spingono contemporaneamente verso la didattica, sicché la diffusione della prassi esecutiva strumentale e vocale diventa la sua principale preoccupazione. Nel 1927 nasce la Schulwerk für Instrumental-Zusammempiel (Scuola per insieme strumentale) che comprende quattro serie di pezzi per organici progressivamente più ampi, dal duo di violini all'orchestra d'archi.

I Cinque Pezzi per orchestra d'archi sono scritti nelle consuete cinque parti (2 violini, viola, violoncello, contrabbasso) cui si aggiunge nell'ultimo pezzo un violino solista.

Nel Langsam (Lento) iniziale la sofferta linea melodica di tipo espressionista dei primi violini è sostenuta da un tessuto prevalentemente accordale delle altre parti. Più articolato il secondo brano in cui a un Lento espressivo fa seguito - Schnell (Veloce) - un ruvido movimento rapido. Le qualità contrappuntistiche della scrittura di Hindemith sono evidenti nel terzo pezzo Lebhaft (Vivace) ricco di imitazioni, inversioni, contrappunti doppi.

Il numero 4 Sehr Langsam (Molto lento) intreccia due diverse melodie su un accompagnamento in ritmo puntato degli archi gravi mentre il brano conclusivo è un turbinoso moto perpetuo in cui svettano le guizzanti e capricciose figurazioni del violino solista.

Giulio D'Amore


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di via della Conciliazione, 21 ottobre 1994


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Ultimo aggiornamento 8 gennaio 2014