Pittsburgh Symphony


Musica: Paul Hindemith (1895 - 1963)
  1. Molto energico
  2. Slow March
  3. Ostinato. Allegro moderato
Organico: 2 flauti (2 anche ottavino), 2 oboi, corno inglese, 2 clarinetti, clarinetto basso, 2 fagotti, controfagotto, 4 corni, 2 trombe, 3 tromboni, basso tuba, timpani, triangolo, 2 piatti sospesi, piatti, tom-tom, tamburo militare, grancassa, woodblock, nacchere, glockenspiel, archi
Composizione: agosto - settembre 1958
Prima esecuzione: Pittsburgh, Syria Mosque, 30 gennaio 1959
Dedica: per il 200° anniversario della città di Pittsburgh
Guida all'ascolto (nota 1)

Eseguita la prima volta nel gennaio del 1959, la Sinfonia «Pittsburg» fu scritta per celebrare il bicentenario della fondazione della città di Pittsburg, in Pensilvania. Il titolo dell'opera, oltre all'occasione che ne determinò la composizione - secondo una consuetudine che risale al primo classicismo -, si riferisce anche ad un certo legame esistente tra alcuni, temi musicali impiegati e i canti folkloristici della zona di Pittsburg. Pur restando fedele al suo linguaggio, che si rifa ai modi del romanticismo musicale tedesco e allo spirito del polifonismo strumentale barocco, Hindemith si è servito in questa Sinfonia di un materiale melodico che appartiene allo stato della Pensilvania e alla sua storia. Una storia in cui, com'è noto, ebbero parte notevole gli immigrati di razza tedesca: ed è ai canti che questi uomini portarono dalla loro patria d'origine che Hindemith ha attinto per evocare musicalmente la città dell'acciaio, e non alle canzoni di sapore locale di uno Stephen Fester, a cui il cinema ci ha abitatati. «I cittadini di Pittsburg - spiega Hindemith - mi somigliano molto. Il loro dialetto germanico è quasi lo stesso di quello della regione dove sono nato. Il loro modo di vita mi è familiare; e i loro canti sono gli stessi che ancor oggi si odono nel mio paese. Così, in una composizione musicale indirizzata agli abitanti della Pensilvania, mi è sembrato opportuno evocare i canti degli antichi coloni, che contribuirono a creare quello Stato».

Le radici della Sinfonia, dunque, si trovano in due continenti; e l'ambiente naturale musicale della giovinezza di Hindemith rivive, così, nell'opera dell'artista maturo. Tale continuità l'avvertiamo nell'uso stilizzato dei canti popolari della regione di Hanau, la città che dette i natali al compositore e che subì le devastazioni dell'ultima guerra. Ciò conferisce un carattere nostalgico al lavoro e spiega il doppio significato dei suoi elementi folkloristici.

Com'è noto, Pittsburg si trova nella Pensilvania occidentale, a circa 250 miglia dal cuore della zona etnicamente tedesca e la canzone «Pittsburg is a great old town», con cui culmina il finale delia Sinfonia, appartiene alla città dell'acciaio solo per adozione. Ma questi rilievi etnologici sono d'un interesse soltanto marginale nella valutazione della struttura sinfonica hindemithiana e del suo significato estetico.

Il possente primo movimento della Sinfonia reca l'indicazione «Molto energico». Le linee tematiche, con la loro alternanza di misure ternarie e binarie, presentano il tipico profilo degli elementi costruttivi impiegati da Hindemith per le sue vaste architetture. L'esteso tema principale è introdotto da tutta l'orchestra; e l'intero primo tempo evolve per ripetizioni di tale motivo, presentato ogni volta in un colore tonale diverso ed assunto a base, sia nella sua forma originaria che in quella inversa, di svolgimenti contrappuntistici.

Al centro del secondo tempo si ode il breve canto tedesco-transilvano «Hah lumbedruwwel lumbeschatz» (titolo intraducibile con precisione, ma che approssimativamente dice: «Ho aspri litigi col mio rude fidanzato»). Il movimento comincia con una Marcia lenta il cui tema espressivo è intonato dall'oboe, accompagnato dai ritmi scanditi dagli archi in sordina. In mezzo, come s'è detto, appare il citato canto popolare campagnolo, enunciato dal clarinetto piccolo e dalla tromba, e che dà luogo ad un episodio di rustica vivacità. Tale canto è assunto a base di sei variazioni orchestrali, l'ultima delle quali serve di transizione al ritorno del motivo di marcia, col quale ora esso si unisce.

L'Ostinato, con cui inizia il finale, è basato su una sequenza di sei note. Tale gruppo viene svolto polifonicamente nell'Allegro moderato e riapparirà sotto vari aspetti e a volte accompagnato da contrastanti contrappunti, lungo tutto il movimento. Verso la fine di questo, l'orchestra intona in maniera di inno celebrativo la melodia di «Pittsburg is a great old town».

Nicola Costarelli


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di via della Conciliazione, 7 marzo 1962


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Ultimo aggiornamento 7 maggio 2014