Philharmonisches Konzert

Variazioni per orchestra

Musica: Paul Hindemith (1895 - 1963)
  1. Thema - In movimento tranquillo
  2. Erste Variation - Moderatamente veloce
  3. Zweite Variation - Molto tranquillo
  4. Dritte Variation - Piuttosto vivace
  5. Vierte Variation - Teneramente tranquillo
  6. Fünfte Variation - Leggermente mosso
  7. Letzte Variation - In tempo di marcia
Organico: 3 flauti (3 anche ottavino), 2 oboi, corno inglese, 2 clarinetti, clarinetto basso, 2 fagotti, controfagotto, 4 corni, 3 trombe, 3 tromboni, basso tuba, timpani, triangolo, piatti, rullante, tamburo, grancassa, archi
Composizione: febbraio - marzo 1932
Prima esecuzione: Berlino, Philharmonic, Alte Philharmonie Saal, 15 aprile 1932
Edizione: Schott Music, Magonza, 1932
Dedica: Wilhelm Furtwangler e Berliner Philharmoni­sches Orchester nel 50° della fondazione
Guida all'ascolto (nota 1)

La prima influenza che Hindemith risentì nella sua formazione di compositore fu quella di Max Reger, un musicista che volle sottrarsi al fascino insinuante e sconvolgente del wagnerismo, rifacendosi e richiamandosi alle forme classiche e all'antica e gloriosa tradizione dell'arte tedesca, specialmente bachiana. Infatti nell'imponente e complessa produzione teatrale, sinfonica e cameristica hindemithiana si riscontrano alcuni aspetti non soltanto lessicali che costituiscono la matrice della personalità artistica dello stesso Reger: ritorno a Bach, ripristino dei diritti della forma, magistero contrappuntistico, saldissima padronanza tecnica di tipo artigianale, che sono in ultima analisi le componenti principali di quella estetica che va sotto il nome di neo-classicismo, visto e concepito come netta reazione sia agli eccessi romantici e all'impressionismo. Anzi, bisogna dire che anche nei momenti più polemici ed eversivi della carriera artistica di Hindemith non si avverte mai un completo dissolvimento degli elementi strutturali tramandati dalla civiltà musicale tedesca e lo stesso musicista ha tenuto spesso a sottolineare come la sua opera, pur con le dovute e necessarie differenziazioni di stile, di temperamento e di epoca, non avesse mai dimenticato il modello bachiano, concepito oltretutto come una scelta intellettuale e morale. E' significativo come questo mondo hindemithiano fosse compreso e difeso da un direttore d'orchestra del prestigio e dell'autorità di Wilhelm Furtwängler, il quale nel 1934, in un articolo critico nei confronti delle intrusioni e interferenze naziste nell'arte, intitolato «Der Fall Hindemith» (Il caso Hindemith), scriveva che nel musicista di Hanau si notava «un distacco, consapevolmente deciso, dalla precedente epoca del pathos guglielmino e dalla malintesa imitazione di Wagner e di Strauss». Per di più nella sua opera affioravano distintamente «semplicità, oggettività e schiettezza, invece delle idee filosofiche messe in musica o di un acceso sentimentalismo tardo-romantico che allora imperavano in Germania».

Due anni prima dell'articolo dell'illustre direttore di orchestra, Hindemith aveva scritto le variazioni del Philharmonisches Konzert, dedicandole a Furtwängler e al cinquantesimo anniversario della Filarmonica di Berlino, complesso strumentale di altissimo valore. La composizione si apre con l'esposizione del tema (In movimento tranquillo) affidato all'oboe e quindi ai violini e ai violoncelli: una frase di carattere ritmico aperta ad ogni modificazione armonica e strumentale. La prima variazione (Moderatamenete veloce) ha un tono marcato e aggressivo sin dall'attacco iniziale, impegnando tutta l'orchestra, particolarmente nutrita nel settore dei fiati: sono presenti anche il controfagotto, il clarinetto basso e il basso tuba. Il tema viene sviluppato con una serie di figurazioni ritmiche contrastanti fra di loro e in un fitto gioco contrappuntistico. Nella seconda variazione (Molto tranquillo) l'organico strumentale è più contenuto rispetto alla prima variazione: solo due oboi, corno inglese, viole e violoncelli con sordina. Protagonista ancora l'oboe, utilizzato in tutte le sue possibilità timbriche. Nella terza variazione (Piuttosto vivace) sono gli ottoni, e soprattutto i corni, a condurre il discorso, tra « staccati » e domande e risposte con passaggi solistici. I timpani dal canto loro scandiscono un ritmo accentuato su terzine e crome puntate. La quarta variazione (Teneramente tranquillo) comprende soltanto i fiati, meno gli ottoni; il fagotto svolge inizialmente il ruolo di protagonista in un discorso strumentale dapprima calmo e riflessivo e poi più vivace e mosso nelle articolazioni sonore. Nella quinta variazione (Leggermente mosso) gli archi, divisi in due sezioni, con sordina e senza, intessono un dialogo fra loro. Quindi l'orchestra, in un tempo più vivo, fa da contrappunto alle parti solistiche del violino, della viola e del violoncello, impegnati in una serie di variazioni particolarmente difficili, su un ritmo indiavolato in 9/8 e tra note ribattute, arpeggi e salti di tonalità. La sesta e ultima variazione (In tempo di marcia) vede tutta l'orchestra impegnata in un fortissimo vigoroso e massiccio, con il tema annunciato dai corni e ripreso in contrappunto dalle altre sezioni strumentali. Alla fine il primo frammento del tema si ripete ancora sulle volatine sonore dell'orchestra.


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di via della Conciliazione, 31 gennaio 1982


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Ultimo aggiornamento 2 aprile 2014