Sinfonia Mathis der Maler


Musica: Paul Hindemith (1895 - 1963)
  1. Concerto degli Angeli
  2. La deposizione
  3. La tentazione di Sant'Antonio
Organico: 2 flauti (2 anche ottavino), 2 oboi, 2 clarinetti, 2 fagotti, 4 corni, 2 trombe, 3 tromboni, basso tuba, timpani, triangolo, 2 piatti grandi, piatti, tamburo basco, tamburo piccolo, grancassa, glockenspiel, archi
Composizione: 1933 - 25 febbraio 1934
Prima esecuzione: Berlino, Alte Philharmonie Saal, 12 marzo 1934
Guida all'ascolto 1 (nota 1)

L'opera in sette quadri Mathis der Maler costituì un punto di svolta nella musica di Paul Hindemith, segnando il definitivo distacco dai modi jazzistici, dagli ammicchi alla politonalità, dai sarcasmi cabarettistici, dall'inesorabile e ossessiva meccanica motoria, dalla graffiante e acidula strumentazione, cioè, per dirla in una sola parola, dal modernismo. Al loro posto Hindemith recuperò i valori immutabili della tradizione, incarnati dalla linearità melodica, dalla sapienza contrappuntistica e dall'armonia tonale, che in composizioni più tarde e stanche non sfuggiranno ai rischi dell'accademismo.

La sua rinuncia all'ostentato ribellismo e al provocatorio antiromanticismo, che ne avevano fatto un protagonista dell'avanguardia degli anni Venti, non ebbe riflessi soltanto sul linguaggio di Hindemith ma ne cambiò la concezione stessa della musica e della sua funzione, opponendo le superiori finalità morali dell'arte alla futile ricerca del nuovo ad ogni costo: da qui accuse («La musica sembra aver perduto la sua funzione di elevazione morale. Il suono e i suoi effetti sui nervi degli ascoltatori apparentemente sono il solo fattore considerato essenziale») e principi estetici («Nulla è più noioso e più futile della più antiquata di tutte le manie: la mania della modernità. Con tutto l'apprezzamento che si deve ragionevolmente avere per le innovazioni tecniche noi dobbiamo nondimeno minimizzare la parola nuova nella definizione nuova arte ed enfatizzare la parola arte») che si possono leggere negli scritti di Hindemith degli anni Trenta e Quaranta.

Simile in questo ai Maestri cantori di Norimberga, Mathis der Maler è una riflessione sull'arte e sul ruolo dell'artista nella società, in cui un grande artista tedesco del passato (il maestro cantore Hans Sachs nell'opera di Wagner, il pittore Mathis Gothardt Nithardt, noto come Mathias Grünewald, in quella di Hindemith) è preso come metafora del compositore moderno. Mathis, secondo le parole di Hindemith stesso, è «l'incarnazione dei problemi, dei desideri e dei dubbi che hanno tormentato le menti di tutti gli artisti fin dai tempi più remoti». La vicenda dell'opera ha per sfondo il periodo cupo e turbolento della Guerra dei Contadini: Mathis lascia il suo studio di pittore per unirsi alla lotta dei contadini, mettendosi così contro il suo padrone e protettore, l'arcivescovo di Magonza, ma il divario esistente tra gli ideali per cui i contadini si battono e la realtà del loro sanguinario comportamento disgusta il pittore, che torna all'arte come al solo mondo in cui sia possibile realizzare una sostanziale e incontaminata moralità.

Hindemith aveva concepito quest'opera nel 1931, la portò a termine nel 1935, ma riuscì a farla eseguire soltanto nel 1938, a Zurigo, perché in Germania il suo nome era finito nella lista nera dei nazisti (Goebbels l'accusò di «bolscevismo culturale» e di «spirito non ariano»). Intanto, prima ancora di mettere la parola fine all'opera, ne aveva tratto una Sinfonia, che fu ascoltata per la prima volta in un concerto dell'Orchestra Filarmonica di Berlino, il 12 marzo 1934, sotto la direzione di Wilhelm Furtwängler, che col suo prestigio riuscì a imporre alcune esecuzioni di Hindemith anche durante il regime nazista e che proprio nel 1934 scese in campo con un coraggioso intervento pubblicato sulla "Deutsche Allgemeine Zeitung" per difendere il compositore dalla marea montante delle accuse che lo additavano come un nemico del popolo, un corruttore della musica tedesca e un rappresentante dell'arte degenerata.

I tre movimenti di questa Sinfonia rimandano con i loro titoli a tre pannelli del grandioso polittico dipinto da Grünewald per l'altare della chiesa di Issenheim - e atttualmente al museo di Colmar, in Alsazia - ma evitano riferimenti puntuali alle immagini pittoriche: Hindemith si limita evocare le atmosfere religiose delle scene dipinte da Grünewald e ad accennare al periodo storico della Riforma luterana e delle guerre di religione, con citazioni di melodie gregoriane e di canti tedeschi sacri e profani. In questo rifiuto di ogni aspetto descrittivo sopravviveva qualcosa della Neue Sachlìckheit (Nuova oggettività), di cui Hindemith era stato il massimo rappresentante nella musica degli Venti e che ancora gli suggerì la netta e esibita articolazione in forme fisse e astratte dell'intero Mathis der Maler: ma in questo caso il razionalismo costruttivo è controbilanciato da un ritrovato potere emozionale, che non va confuso con un facile e immediato appello sentimentale ma espressione di valori umani universali e eterni.

Il primo movimento della Sinfonia, Il concerto degli angeli corrisponde all'ouverture dell'opera. La struttura segue liberamente la forma-sonata: in tempo Ruhig bewegt (Moderatamente mosso) sono presentati i due temi principali, nelle tonalità di re bemolle maggiore e sol maggiore, su cui si basa l'intera opera: il primo, severo tema è come un cantus firmus che serve da base sonora, mentre il secondo costituisce il filo principale della trama di questo tessuto robusto e allo stesso tempo morbido. L'ampia parte centrale, Ziemlich lebhafte halbe (Piuttosto vivace), costituisce la sezione dello sviluppo, in cui due temi precedenti e un nuovo tema vengono elaborati con grande maestria contrappuntistica: questi antichi procedimenti contrappuntistici, uniti a una strumentazione che passa dalla leggerezza degli strumentini a massicce sonorità organistiche, danno a queste pagine un sapore antico, che è una costante di tutta l'opera. Il ritorno del primo tema riporta al tempo moderato, con una libera ripresa della parte iniziale.

La deposizione, tratta dall'ultima scena dell'opera, è una breve, dolente pagina in tempo Sehr langsam (Molto lento): il primo tema dal carattere quasi di marcia funebre, affidato agli archi, esprime un lutto solenne e austero, mentre il secondo tema, presentato dai soli strumenti a fiato, sembra dar voce a un dolore più personale.

Il terzo movimento, Le tentazioni di Sant'Antonio, è un rifacimento orchestrale della scena delle visioni, quando cioè, nell'opera, Mathis, come il Sant'Antonio del suo dipinto, viene tentato dalla lussuria, dalla ricchezza, da un mendicante, da una cortigiana, da un martire, da uno studioso e da un cavaliere nella sua lucente armatura. Il santo viene confortato e consigliato da San Paolo l'Eremita, Mathis dall'arcivescovo: la scena si conclude con i due uomini che cantano l'Alleluja. È la pagina più ricca e complessa della Sinfonia: la terribile lotta del santo contro le forze del male è rappresentata dall'accavallarsi del tema principale con selvagge e stridenti sonorità demoniache, con sottili e seducenti lusinghe e con momenti apparentemente calmi e sereni, cui però le acute sonorità dei violini conferiscono toni accesi e eccitati. Ma la lotta si conclude vittoriosamente e le forze del male si dileguano alla chiara luce d'una fuga, cui si aggiunge l'inno gregoriano Lauda Sion Salvatorem, che conduce al conclusivo Alleluja intonato dalle trombe.

Mauro Mariani

Guida all'ascolto 2 (nota 2)

«Mattia il pittore» non è altro che Mathis Nithart-Gothart, più comunemente noto come Mattia Grünewald, pittore del Rinascimento germanico, nato verso il 1460 a Würburg e morto nel 1528 a Halle, contemporaneo di Dürer, ma da cui si distacca per una sua particolare anima che serba ancora nel dipingere una visione misticamente allucinata della religione e dell'universo che l'apparenta alla pittura di Gerolamo Bosch.

Partecipò alla rivolta dei contadini, moto rivoluzionario, religioso-sociale, soffocato nel sangue, proprio durante la riforma protestante, col beneplacido di Lutero, dai principi tedeschi. Su Grünewald, pittore-cittadino, Hindemith impernia la sua terza opera «Mattia il pittore» appunto, dopo «Cardillac» del 1926 e «Novità del giorno» del 1929. L'assunto concettuale dell'opera poggia su questo interrogativo: «Può l'esigenza creatrice sottrarre un artista ai suoi doveri di cittadino in un momento di emergenza e di convulsione sociale?». Mattia contempera, armonicamente, le due esigenze; partecipa alia guerra dei contadini, ma ritorna poi all'attività pittorica, producendo il suo capolavoro assoluto: il polittico a undici pannelli d'Isenheim, conservato, attualmente, al Museo «Unterlinden» di Colmar in Alsazia. L'opera andò in scena a Zurigo, nel 1938, senza che la stampa germanica ne facesse alcun cenno (Hindemith era caduto in disgrazia di Hitler), ma già, nel 1934 a Berlino Furtwängler aveva diretto la sinfonia dello stesso nome, composta, come dice Hindemith, «da preludi e interludi», desunti dall'opera. La sinfonia «Mattia il pittore» è divisa in tre sezioni, ognuna delle quali costituisce, secondo la stessa affermazione di Hindemith, il tentativo di esprimere gli stessi sentimenti risvegliati dai tre più famosi pannelli del polittico di Isenheim: «Il concerto degli Angeli», «La Deposizione dalla Croce» e «La Tentazione di S. Antonio»./p>

Una fedele illustrazione fonica di un'opera d'arte già realizzata attraverso i colori, non è possibile, ma «con l'impiego — come nota David Ewen — di uno stile flessibile, che spazia dai modi medioevali fino alla tentazione dello stile dodecafonico, Hindemith ha creato dei simboli tonali che sono straordinariamente espressivi senza essere pittorici». La sinfonia «Mattia il Pittore» ha una importanza fondamentale nel processo evolutivo dell'arte di Hindemith. Il musicista depone, per lo meno nei due primi pannelli, il suo ostentato disprezzo per le «voluttà auricolari», caratteristico delle opere precedenti: le angolosità taglienti, le asperità sonore si smussano e si attenuano e i germi melodici, già apparsi nella serie di lieders, costituenti la «Vita di Maria», del 1922-23, si distendono in vere e proprie melodie. Tuttavia il nuovo controllo e la nuova pacatezza non possono evitare, anche nella sinfonia, l'irruzione del genio «motorico» di Hindemith che — come annota Robert Bernard — trova l'occasione di manifestarsi continuo, irresistibile, folgorante ed impetuosamente ostinato in taluni momenti dell'ultimo pannello: «La Tentazione di S. Antonio». Il «Concerto degli Angeli», che funge da preludio alla stessa opera, è basato su antiche melodie sacre germaniche, principalmente sul canto popolare: «Tre Angeli intonano una dolce melodia» che esprime bene il giubilo delle schiere celesti per la nascita del Redentore nella notte santa, da Grünewald infusa in un trionfo di luce miracolosamente trasparente. Nella prima parte, «Moderatamente mosso», dopo alcune battute calme, contemplative che esprimono adorazione assorta nel mistero della Redenzione, viene annunciata la popolare melodia suddetta, mentre lo sviluppo più propriamente sinfonico è affidato al successivo «Piuttosto vivace», in cui Hindemith elabora, contrappuntisticamente, la sostanza sonora, preoccupandosi di serbare a ciascun strumento il proprio ruolo concertante. Ciò che dà al maestro dì Hanau, conoscitore profondo d'ogni strumento, l'occasione di esteriorizzarne l'essenza sonora nella varietà d'ogni sfaccettatura timbrica (nel mobile gioco fugato colpisce il contrasto, a intarsio, tra archi, flauti, oboi e ottoni). Nella seconda sezione, «La Deposizione», (Molto lento) impera una tristezza concentrata. L'inizio ha la movenza di una marcia funebre, quasi la musica voglia tradurre l'immenso dolore del volto di Maria che, nel dipinto di Grünewald, appare concentrato nel corpo esanime dei Figlio, sorretto da Giovanni. Dalle melopee lugubri, arcaizzanti degli archi e flauti, fino ai due assoli del flauto e dell'oboe, spira un'aurea di tristezza, che ha presa immediata sull'anima, mantenuta fino alla dolorosa smorzatura finale. La terza sezione «Tentazione di S. Antonio» si riallaccia alla fantastica scena in cui Mathis appare con i tratti del Santo. Essa è la più complessa e la più ampiamente sviluppata. Anche nel polittico di Isenheim tale scena occupa un posto centrale. Antonio è sottoposto a tutte le torture e tribolazioni che una fantasia, allucinatamente medioevale, possa concepire, tormentato da una muta di demoni inferociti, rappresentati sotto forma di esseri in cui confluiscono, «imbestiatamente», elementi umani ed animaleschi. La musica di Hindemith, fin dall'inizio, «Molto lento», con una frase drammaticamente e cromaticamente accesa dagli archi, esprime lo sgomento ed il terrore della Vittima, frase sottolineata da accordi a scoppio principalmente sugli ottoni che hanno la forza d'urto di massi precipiti o di meteoriti che striino di luce sinistra il cielo. Il tremolo decrescente dei timpani e dei tamburi giustifica una tale interpretazione. Segue una specie di ronda infernale in cui gioca l'abilità somma di Hindemith nel trattare i fiati e che esprime bene lo scempio a cui i demoni sottopongono il Santo. Alla tregenda segue un episodio in cui gli archi sembrano voler esprimere lo stupore attonito dell'eremita, dopo una prova cosi orribile, finché, attraverso un crescendo vertiginoso, Hindemith dà suono al rifluire nel martirizzato delle forze, della fiducia e la cui vittoria sul Maligno celebrano prima la citazione del canto: «Lauda Sion Salvatorem» e poi, a conclusione della sinfonia, l'«Alleluja», conclamato, «Con la più grande forza» da tromboni e trombe sulla scia ribollente del tremolo dei timpani e tamburi.

Vincenzo De Rito


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di via della Conciliazione, 28 gennaio 1996
(2) Testo tratto dal programma di sala del Concerto del Maggio Musicale Fiorentino
Firenze, Reatro Comunale, 27 marzo 1976


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Ultimo aggiornamento 19 settembre 2019