Kammermusik n. 2 per pianoforte obbligato e 12 strumenti, op. 36 n. 1


Musica: Paul Hindemith (1895 - 1963)
  1. Sehr lebhafte Achtel
  2. Sehr langsame Achtel
  3. Kleines Potpourri. Sehr lebhafte Achtel
  4. Finale: Schnelle Viertel
Organico: pianoforte solista, flauto (anche ottavino), oboe, clarinetto, clarinetto basso (ad libitum), fagotto, corno, tromba, trombone, violino, viola, violoncello, contrabbasso
Composizione: luglio - settembre 1924
Prima esecuzione: Francoforte, 31 ottobre 1924
Guida all'ascolto (nota 1)

Personalità di prima grandezza nel firmamento musicale del Novecento, Paul Hindemith occupa un posto a sé nella storia dell'arte per la sua capacità a riunire l'antico e il nuovo, la tradizione e l'avanguardia nelle composizioni più significative, sia teatrali che orchestrali e cameristiche. Assertore dei diritti della forma, anche nei momenti più vicini alla spregiudicata reazione espressionistica, tipica degli anni Venti, egli ha sempre creduto profondamente nella validità del contrappunto ed ha mantenuto le distanze sia dall'intellettualismo con sottintesi letterari dell'ultimo romanticismo che dall'impressionismo psicologico e dallo sperimentalismo fine a se stesso. Il senso della sua adesione alla poetica della cosiddetta «Neue Sachlichkeit» (Nuova oggettività) vuole essere appunto una riaffermazione degli aspetti strutturali del linguaggio musicale, inteso anche come elaborazione artigianale di planimetrie armoniche e di geometrie ritmiche. A parte alcune concessioni alla «Gebrauchsmusik» (musica d'uso), carica di allegorie pedagogiche e a sfondo sociale e perseguita con risultati ben più brillanti da Kurt Weill in coppia con Bertolt Brecht, Hindemith è rimasto fedele al suo sogno di musicista puro, che crede nella sicurezza e nella padronanza del «mestiere» e nella felicità, pur estemporanea e rapsodica, del discorso sonoro, costruttivamente lineare e ritmicamente, spigliato, così da ricollegarsi in un certo modo ad alcuni atteggiamenti più o meno somiglianti di un Bartók o di uno Stravinsky, maturati nello stesso periodo storico. Del resto questa maniera di far musica, questo stile compositivo hindemithiano si può evidenziare con chiarezza e nettezza di contorni nel ciclo delle Kammermusiken, concepite in forma concertante e per tale ragione ricollegate per analogia con i Concerti brandeburghesi di Bach, elaborati e sviluppati, come è noto, sul rapporto dialogico fra il «solo» e il «tutti» degli strumenti. Si può dire che una robusta e pulsante vitalità sonora domina le sei Kammermusiken (ma sono sette, se viene considerata l'op. 46 n. 2 per organo e piccola orchestra), dove gli scatenamenti ritmici e i sussulti sonori sono guidati e governati dalla ferrea logica della costruzione musicale. E dentro il vortice del carosello timbrico e della dialettica discorsiva, così in evidenza da attingere i confini del barocco, si mantiene costante il rispetto dei piani prospettici e dialogici, prevalentemente impostati su un rigoroso criterio imitatorio. Anche quando affiora un velo di malinconia in alcuni Adagi, Hindemith non cade mai nella pienezza del pessimismo e tende a placare l'ardore delle impulsività ritmiche in una conversazione meno eccentrica e più distesa.

Pruriginosa e scoppiettante di verve realistica è la Kammermusik op. 36 n. 1, composta nel 1924 e riservata al seguente organico: flauto, oboe, clarinetto basso fagotto, corno, tromba, trombone, violino, viola, violoncello, contrabbasso e pianoforte, che svolge un ruolo di primo piano. Quest'opera è ritenuta uno dei migliori lavori tra le musiche concertanti dell'autore, il quale dispiega tutta la sua abilità nella articolata distribuzione dei timbri e dei colori strumentali. Il suono pianistico, quanto mai estroso e ciarliero, si fonde e si amalgama con varietà di accenti e di annotazioni ritmiche agli altri strumenti, senza mai perdere quel respiro e quella quadratura che appartengono, a mò di sigla espressiva, al costruttivismo tipico della musica di Hindemith.


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di via della Conciliazione, 19 novembre 1982


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Ultimo aggiornamento 22 aprile 2014