Sinfonia "Die Harmonie der Welt"


Musica: Paul Hindemith (1895 - 1963)
  1. Musica Instrumentalis
  2. Musica Humana
  3. Musica Mundana
Organico: 2 flauti (2 anche ottavino), 2 oboi, 2 clarinetti, clarinetto basso, 2 fagotti, controfagotto, 4 corni, 2 trombe, 3 tromboni, basso tuba, timpani, triangolo, 3 campane tubolari, gong, 2 piatti sospesi, piatti, tamburo basco, tamburo militare, tamburo piccolo, woodblock, grancassa, glockenspiel, archi
Composizione: novembre - dicembre 1951
Prima esecuzione: Basilea, Stadttheater, 25 gennaio 1952
Dedica: Paul Sacher e Basler Kammerorchester nel 25° anniversario della fondazione
Guida all'ascolto (nota 1)

Come già aveva fatto con l'opera Mathis der Maler, rappresentata nel 1938, ispirata alla vita del pittore Mathias Grünewald (1460-1528), dalla quale aveva ricavato una Sinfonia con lo stesso titolo, eseguita nel 1934; così Hindemith si comporta con la sua ultima opera, Die Harmonie der Welt, ispirata a Keplero (1571-1630), rappresentata a Monaco nel 1957, dalla quale ricavò una omonima Sinfonia, composta nel 1951, che l'autore (rientrato da qualche anno in Europa e allora residente in Svizzera) dedicò al direttore d'orchestra Paul Sacher e all'orchestra stessa di Basilea per il XXV anniversario della fondazione. (L'orchestra era stata fondata dallo stesso Sacher, ventenne, nel 1926).

L'opera teatrale e la Sinfonia riflettono quella paticolare inclinazione del compositore non certo ad un misticismo inerte, quanto alla ricerca di un ordine interiore delle cose che egli trova nella visione kepleriana dell'armonia celeste. Non a caso, prendendo Keplero tra i protagonisti della sua opera, Hindemith lasciò pressoché immutato il titolo del libro di Keplero che maggiormente riflette un rapporto tra la musica e l'universo. Cioè, Harmonices mundi che Keplero pubblicò nel 1618, dopo lunghi anni di studio. Il libro, nel quale è compresa la terza «legge» di Keplero («Nel moto dei pianeti i quadranti dei tempi di rivoluzione sono proporzionali ai cubi dei semiassi maggiori delle ellissi»), intende spiegare il movimento dei pianeti secondo le leggi armoniche dei suoni musicali.

Quasi al termine di una lunga e movimentata vicenda umana ed artistica, non è senza ragione che Hindemith prenda a modello ideale la vicenda umana e scientifica di Keplero, vittima anche lui di persecuzioni e costretto all'esilio. Ad una vicenda antica, che sembra avere punti in comune con la propria (inviso ad Hitler, Hindemith fu costretto ad abbandonare la Germania), il compositore fa corrispondere l'adesione del mondo della musica al sistema kepleriano. I rapporti armonici tra i suoni rivelano un'armonia dell'universo, nella quale sembrano sciogliersi e acquietarsi tutti i contrasti. La musica, in tale atteggiamento hindemithiano, acquista il valore di strumento d'una ricerca speculativa. Ciò appare con maggior risalto nell'opera teatrale, nella quale interessante è la contrapposizione di Keplero, «scienziato», alla figura di Wallenstein (eroe, poi, schilleriano), che più «dilettantescamente» crede alle leggi degli astri. E nell'opera risuonano momenti rigorosamente contrappuntistici insieme ad altri d'intonazione anche popolare. Il finale dell'opera (ha un riferimento anche nel finale della Sinfonia) si svolge su una Passacaglia sul cui continuo variare sfilano i personaggi dell'Harmonie der Welt, diventati essi stessi astri del firmamento.

I tre tempi nei quali la Sinfonia si articola, rispecchiano un'antica suddivisione della musica in tre classi.

La Musica instrumentalis riversa nella Sinfonia le circostanze che nell'opera variamente contrastano il camimino dei protagonisti. In tale classe, si rappresenterebbe anche la lontananza dell'uomo dal sistema celeste.

E' nella Sinfonia, un ampio movimento, avviato da un Lento (Breit) nel quale si fissa un andamento ondoso degli «archi» traversato dal suono delle trombe, poi dei corni, dei tromboni e dei fagotti. Questo nucleo tematico, ripiegando gli «archi» nel suono basso dei violoncelli e dei contrabbassi, coinvolge via via i «legni» (flauti, oboi, clarinetti), prima di passare ai violini e alle viole e poi ad un più annodato intreccio orchestrale.

Quando i suoni si assottigliano ed emerge il sussurro nelle viole, si stabilisce in orchestra un ritmo di Marcia, pesantemente scandito e melodicamente avviato da clarinetti, viole e violoncelli. Lo sviluppo della Marcia è ampio e ricco d'invenzione timbrica (come nel passo caratterizzato dal «trillo» dei flauti, degli oboi e dei clarinetti). Il ritorno al Lento è affidato al canto dei violini «pieno di espressione» (ausdrucksvoll). Dal breve sviluppo, sfociante negli «arpeggi» del flauto e dell'ottavino, si giunge ad uno Schnell, laut und brutal (Presto, forte e ruvido), con violini e viole punteggianti l'impeto dei corni. L'episodio corre in un ritmo agile e saltellante, in sonorità ora massicce, ora più lievi e fluide, dissolventi in un Poco più lento, scandito a piena voce, ma gradualmente decrescente in un Tranquillo (Ruhig) intensamente avviato dagli «archi» ai quali si aggiungono il flauto, l'ottavino e un rintoccante Glockenspiel. Dal breve abbandono estatico riemerge la Marcia con preminenza degli «ottoni». Il finale è piuttosto tumultuoso ed esasperatamente aggrovigliato.

La Musica humana riassume nella Sinfonia quelle scene dell'opera dedicate ai rapporti spirituali tra i vari personaggi.

Il Sehr getragen centrale (Molto sostenuto) si caratterizza per un affannoso ritmo degli strumenti a fiato sui quali si libra il canto assorto degli «archi». E' una frase melodica ampia, ma sobriamente lievitante, quasi incline a un declamato, svolgentesi in un tessuto a mano a mano più fitto, ma anche più fluido. Emergono spesso gli «ottoni» o le più esili linee sonore dei flauti e degli oboi. Lo sviluppo dei nuclei tematici porta ad un Ruhig bewegt, wie ein wehmütiger Tanz, der aus der Terne erklingt, preceduto dai suoni d'un clarinetto basso. Questo Quietamente mosso, come una malinconica danza che risuoni dalle stelle, conclude il brano, sospingendolo nello sfavillìo d'una lievissima percussione, illuminata dai ritornanti suoni del Glockenspiel. E' un momento magico dell'Harmonie der Welt. Un canto assorto del violino, fuso poi alle voci degli altri strumenti, porta la Musica humana alla evanescente dissolvenza.

Nella Musica mundana viene simboleggiato un vertice cui l'uomo possa aspirare. Essa è la musica dell'universo, il culmine d'un'armonia celeste che il compositore assume come perfezione della forma musicale.

In un Sehr breit (Molto lento) e in registro basso (clarinetto basso, fagotti, controfagotto, violoncello e contrabbasso) viene solennemente enunciato il tema del Fugato, esposto poi dalle viole e dai clarinetti, dai violini e dagli oboi, dai violini e dai flauti. I due grandi blocchi dell'orchestra, quindi, si contrappongono: gli «archi» infittiscono un loro discorso, partendo da un «pizzicato»; i «fiati» riprendono il tema, in una crescente dilatazione fonica che, a poco a poco affievolendosi, sfocia nelle «terzine» dei violoncelli, sovrastate dal suono del flauto, che sostengono l'ultima enunciazione del tema da parte dei violini. Si giunge così alla Passacaglia che costituisce il momento centrale della Musica mundana.

Prevalentemente articolata in sezioni di nove battute, la Passacaglia subisce ventuno variazioni. Il numero nove sembra così avere un valore emblematico, tenuto conto che anche il tema del Fugato - dal quale la Passacaglia deriva - esaurisce il suo discorso nel giro di nove battute. Talvolta, però, la disposizione nonaria si allenta e lascia affiorare episodi «liberi», come ad esempio il Recitativo, liberamente avviato dal flauto e proseguito dal fagotto (ritornano i rintocchi del Glockenspiel), che sospende la tensione e pare che voglia ritentare l'ascolto di un suono che viene dalle stelle.

Al Recitativo segue un Lento pieno di mistero (geheimnisvoll) nel suo frastagliato discorso, che porta alla ripresa massiccia dello svolgimento tematico. Il cammino degli «archi» e dei «legni» si fa più fluido; a volte «verticalmente» contrastato dagli «ottoni» giunge ad un Erregt (Agitato) che, in un «crescendo» di sonorità, tocca la grandiosa soglia dell'Harmonie der Welt. Il suono del Glockenspiel, ora fortemente scandito, sembra assicurare questo trionfo.

Erasmo Valente


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di via della Conciliazione, 26 novembre 1986


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Ultimo aggiornamento 10 ottobre 2014