«L'immagine di un Franck abbottonato fino al mento - scrisse vari anni fa Eduardo Fornarini - come un quacchero o come un prete ibseniano dispensatore di mendaci mistiche teoriche, è tanto lontana dal vero quanto lo è dalla sua musica la comprensione dei detrattori». E così è. In particolar modo, la forma del Corale segna una pausa di grande respiro nelle composizioni franckiane, che qui trovano la somma delle voci nell'impiego organistico. Il «Corale n. 3», oggi in programma, si presenta come una sonata di un solo movimento, ma suddiviso in allegro, andante e finale. Nella prima sezione sono due i temi che si contrappongono e che nel finale trovano una stretta aderenza. L'adagio centrale serve di ponte e di riposo. La figura di Bach non è lontana da questo procedere, specialmente per quello che riguarda l'uso polifonico. Franck scrisse tre «Corali» per organo: in mi maggiore, in si minore e, quello eseguito questa sera, in la minore, dedicato all'Holmès.
Mario Rinaldi