Toujours!, op. 21 n. 2

per voce e pianoforte

Musica: Gabriel Fauré (1845 - 1924)
Testo: Charles Grandmougin Organico: voce, pianoforte
Composizione: 1878
Edizione: Durand, Parigi, 1881
Dedica: contessa de Gauville

N. 2 dei Poème d'un jour, op. 21
Guida all'ascolto 1 (nota 1)

Compositore fecondissimo di melodie e liriche per voce e pianoforte per tutto l'arco della sua esistenza creativa, Gabriel Fauré si pose come uno dei maggiori cultori di questo genere nella civiltà musicale francese del suo tempo; l'unica, se non si considera l'attività dei maggiori compositori russi, che in qualche misura sia riuscita a non scomparire del tutto nel confronto con la fioritura stupenda del Lied tedesco. Musicista di rara civiltà e di discretissimo fascino, Fauré racchiuse nelle sue melodie, con eleganza e leggerezza ancor maggiori che nelle pregevoli ed equilibrate costruzioni strumentali, il senso di un intimismo di palese derivazione romantica, reso terso e raffinato da un'innata sensibilità sonora e da un impegno armonico assai aggiornato pur senza rivoluzionari sperimentalismi. Toujours fa parte del Poème d'un jour, tre melodie su testi di Charles Grandmougin, creato fra il 1880-81; già vicino, dunque, al tempo in cui il classicismo venato di sensualità dell'intuizione artistica di Fauré si sarebbe definito con gli esiti migliori.

Daniele Spini

Testo
Toujours

Vous me demandez de me taire,
de fuir loin de vous pour jamais,
et de m'en aller, solitaire,
sans me rappeler que j'amais!
Demandez plutòt aux étoiles
de tomber dans l'immensité,
à la nuit de perdre ses voiles,
au jour de perdre sa clarté!
Demandez à la mer immense
de dessecher ses vastes flots,
et, quand les vents sont en démence,
d'apaiser ses sombres sanglots!
Mais n'espérez pas que mon àme
s'arrache à ses àpres douleurs,
et se dépouille de sa fiamme
comme les printemps de ses fleurs.
Sempre

Mi chiedete di tacere,
di fuggire lontano da voi per sempre,
di andarmene, solo,
senza ricordarmi d'aver amato!
Chiedete piuttosto alle stelle
di precipitare nell'immenso,
alla notte di rinunciare ai suoi veli,
al giorno di perdere la sua luce!
Chiedete al mare infinito
di prosciugare i suoi flutti,
e sotto la furia dei venti
di quetare il suo cupo singhiozzo!
Ma non sperate che la mia anima
si strappi al suo aspro dolore,
che essa si spogli della sua fiamma
come la primavera dei suoi fióri.

(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto del Maggio Musicale Fiorentino
Firenze, Teatro Comunale, 21 dicembre 1980


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Ultimo aggiornamento 26 ottobre 2017