Una personalità schiva, lontana da ogni enfasi retorica; un linguaggio musicale altamente evocativo, attento alle sfumature e tendente all'espressione controllata e discreta; armonie particolari e ben riconoscibili, fatte di successioni raffinate, a volte tonalmente ambigue; una caratteristica leggerezza di scrittura: questi sembrano i tratti predominanti in una delle figure centrali della Francia musicale fin de siecle. Gabriel Fauré mostra in effetti tutti questi caratteri; ma la sua personalità è senz'altro più enigmatica, complessa e sfuggente di quanto un'impressione superficiale possa rivelare. Un'opera come la Sonata in re minore op. 109 per violoncello e pianoforte, per fare un solo esempio, tormentata e percorsa da scatti tanto violenti quanto improvvisi, contraddice l'immagine del maestro delle sfumature e lascia invece trasparire conflitti drammatici di grande potenza.
Alla Sonata, Fauré si applicò a partire dalla primavera del 1917, negli anni della sua piena maturità, dando attuazione a un progetto a lungo meditato. Per il tema principale del primo movimento (Allegro) rielaborò un tema, precedentemente scartato, della sua Sinfonia in re minore (1884): che tuttavia nella nuova versione è marcato da una scrittura spezzata, da sincopi e accenti decisi che producono un effetto molto più ruvido e drammatico. Tutto il movimento è trascinato dalla sua grande veemenza. Il secondo tema, ridotto a una breve frase lirica, offre un netto contrasto con l'agitazione del primo; ma anch'esso è risucchiato presto nella forza frenetica che caratterizza questo Allegro, che per la sua energia concentrata costituisce un esempio di tutto rilievo nella produzione di Fauré.
Sul principio del contrasto si fonda anche il secondo movimento (Andante), che pure introduce un clima più lirico e intimistico. Il tema principale è infatti costituito da due frasi, concatenate in stretta successione, di diverso carattere: una figura dal ritmo puntato e una frase cullante, dai tratti di una berceuse, che in seguito si intrecciano in un dialogo incantatorio.
L'Allegro comodo prende le mosse da una melodia effusiva, sottilmente sviluppata in alternanza con un tema secondario. Il tema principale è elaborato in forma canonica stretta - a distanza di semiminima - nello sviluppo e negli altri episodi elaborativi che si inseriscono nella ripresa. Ma la scrittura imitativa rigorosa non produce, né qui né altróve, un'impressione scolastica: Fauré si sa servire del contrappunto senza dare l'impressione dello stile severo, e soprattutto senza ostacolare il fluire naturale del discorso musicale.
Claudio Toscani