Sembra che per i francesi la musica sìa un'arte d'importazione. Il caso di Lulli diventato Lully è significativo. Una volta ricevuta la "materia prima", però, la trasformano talmente con la loro arte raffinatissima da buongustai, che essa diviene un'altra cosa, tutta francese. Pensiamo alla musicalità spagnola filtrata da Ravel o alla stupefacente metamorfosi che Wagner - il musicista, non il mitologo - subisce in Debussy. Miracoli di un gusto geniale.
Qualcosa di simile avviene in Fauré, proprio rispetto a Wagner; ma l'assimilazione s'è fermata a metà (era accaduto anche a Franck): sicché, frammisto a qualche elemento originale, di poco momento, l'elemento wagneriano fa sentire in questo Notturno la sua presenza, ma scaricata di quella sua forte tensione sensuale che la caratterizza. Non è con lo svirilizzarla che si supera la sensualità: e qui manca - com'era naturale, dato il clima storico - ogni altra forma di superamento. Resta, s'intende, una testimonianza di "buon gusto".
Nicola Costarelli