Sinfonia n. 2 in mi bemolle maggiore, op. 63


Musica: Edward Elgar (1857 - 1934)
  1. Allegro vivace e nobilmente
  2. Larghetto
  3. Rondò
  4. Moderato e maestoso
Organico: 3 flauti (3 anche ottavino), 2 oboi, corno inglese, clarinetto piccolo, 2 clarinetti, clarinetto basso, 2 fagotti, controfagotto, 4 corni, 3 trombe, 3 tromboni, basso tuba, timpani, tamburo, grancassa, tamburo basco, piatti, 2 arpe, archi
Composizione: aprile 1910 - 28 febbraio 1911
Prima esecuzione: Londra, Queen's Hall, 24 maggio 1911
Edizione: Novello & Co., Londra, 1911
Dedica: in memoria del re Edoardo VII
Guida all'ascolto (nota 1)

Si sa che per quasi tutto l'arco dell'era vittoriana la Gran Bretagna e l'Irlanda, musicalmente parlando, vivono all'ombra della produzione straniera, soprattutto tedesca e italiana. Soltanto verso il 1880 si delinea un movimento per la rinascita della musica inglese, che fa capo alle antiche Università di Oxford e Cambridge, centri culturali di altissimo prestigio, e all'attività coraggiosa di due compositori, Charles Hubert Parry (1848-1918) e Charles Villiers Stanford (1852-1924), influenzati in parte l'uno e l'altro dai capolavori wagneriani e brahmsiani. È stato il musicologo inglese Edward J. Dent ad indicare come data della rinascita della musica britannica l'esecuzione nel 1880 del Prometheus Unbound (Prometeo liberato) di Parry su testo omonimo del poeta Shelley, in cui si avverte un richiamo alle musiche del periodo elisabettiano. Certamente il rinnovato interesse per il passato patrimonio musicale, soprattutto di Purcell, e lo studio della canzone popolare inglese, irlandese, scozzese e gallese furono le premesse per la ricerca e la definizione di un linguaggio nazionale da parte di vari musicisti insulari. Ma questa operazione avvenne per gradi e faticosamente e vide emergere in prima linea fra i tanti compositori, a cavallo fra la fine dell'Ottocento e i primi anni del Novecento, Edward Elgar e Frederick Delius (1862-1934), le due figure di maggiore risonanza internazionale e predecessori di nomi ben più famosi e di epoca successiva, come Michael Tippett, Ralph Vaughan Williams e il grande Benjamin Britten.

Elgar è considerato un pioniere di questo movimento di rinascita della musica inglese, anche se il suo stile è abbastanza eclettico e attinge al linguaggio sinfonico tardoromantico di derivazione tedesca, di cui accetta la struttura formale e la minuziosa elaborazione tematica. Insofferente di studi regolari, Elgar si distinse per la sua attività di organista nella chiesa di St. George a Worcester e come compositore emerse lentamente, guadagnando esperienza e notorietà con i lavori corali scritti per il Three Choirs Festival, nei quali si avverte la presenza di certe caratteristiche armoniche e vocali derivanti dalla musica sacra anglicana. La sua produzione comprende diversi titoli nel campo dell'oratorio e della musica sinfonica, cameristica e per la scena, ma di lui si ricordano, almeno da noi, le Variazioni su un tema originale (Enigma) op. 36, che gli diedero nel 1899 notevole fama, l'Introduzione e Allegro per archi con quartetto solista op. 47, di elegante fattura, e l'oratorio The Dream of Gerontius (Il sogno di Geronzio) op. 38, eseguito per la prima volta in Italia il 25 settembre 1958 alla Sagra Musicale Umbra sotto la direzione d'orchestra di John Barbirolli. Egli scrisse due sinfonie: la prima op. 55 nel 1908 e la seconda op. 63 nel 1910, la cui prima esecuzione ebbe luogo il 23 maggio 1911 al Queen's Hall di Londra. Quest'ultima Sinfonia in mi bemolle maggiore sulla partitura reca la dedica alla memoria del re Edoardo VII, rispecchiando quel senso di nobile e cordiale romanticismo, caratteristico della Edwardian Age.

La Sinfonia n. 2 è di ampie proporzioni e prevede un organico orchestrale formato da 2 flauti, ottavino, 2 oboi, corno inglese, tre clarinetti e clarinetto basso, 2 fagotti, controfagotto, 4 corni, 3 trombe, 3 tromboni, tuba, 3 timpani, tamburo piccolo, grancassa, piatti, 2 arpe e archi. Lo stesso Elgar, per spiegare quale sia nelle linee generali il clima psicologico da cui è nato questo componimento, ha segnato come motto nella prima pagina della sinfonia questi versi di Shelley: "Rarely, rarely, comest thou, Spirit of Delight!" (Giungi inaspettatamente, spirito della gioia!) e un clima festoso e di estroversa sensibilità si avverte nell'Allegro vivace del primo tempo, di robusta tensione orchestrale nel rapporto tra archi e fiati. Non mancano momenti di delicato abbandono espressi con morbidi fraseggi strumentali, quasi a ricordare una felicità scomparsa. Ma si riaffaccia il tema fondamentale vagamente straussiano e il discorso riprende il suo ritmo ansioso e spezzato, in una mutazione di tempi allargati e accelerati. Il Larghetto del secondo movimento ha un tono elegiaco e abbastanza appassionato con quel tema degli archi a largo respiro, sorretto e potenziato dall'intervento dei fiati. Elgar in una lettera del 13 aprile 1911 al suo amico Alfred H. Littleton, in cui parla di questa sinfonia, sostiene che il Larghetto non va inteso come una marcia funebre, ma come una triste riflessione sulla fine di un personaggio dai nobili sentimenti umani. Di ottimo effetto espressivo l'impasto tra gli archi in pianissimo e i legni a chiusura del secondo tempo, forse il migliore dell'intera sinfonia. Il terzo tempo è un Rondò dalle spigliate ed effervescenti sonorità, tanto che lo stesso Elgar, nella già citata lettera, dice di aver voluto rievocare in questo movimento il gioioso ritmo della folla a piazza San Marco a Venezia, da lui visitata nel giugno 1909. Ad un certo punto l'orchestra canta a pieni polmoni e la melodia degli archi si intreccia fittamente con il chiacchierio degli altri strumenti. Il tempo conclusivo (Moderato e maestoso) ha un andamento brahmsiano e si snoda con solenne e possente quadratura contrappuntistica, in una esaltante e travolgente fanfara di suoni, secondo la più schietta osservanza delle regole del sinfonismo germanico, rinforzate dall'originale esperienza wagneriana.


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di via della Conciliazione, 15 febbraio 1987


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Ultimo aggiornamento 3 giugno 2016