Elgar è considerato tra i compositori inglesi più rappresentativi del periodo tardoromantico e molto sensibile alle influenze del sinfonismo di derivazione tedesca. Di lui si ricordano ancora oggi due lavori significativi della personalità nobile e artistocratica del musicista: le ariose ed eleganti Enigma Variations o Variazioni su un tema originale, detto Enigma, e The Dream of Gerontius (Il sogno di Geronzio), opera di grande impegno corale e molto ammirata da diversi compositori tedeschi, fra cui Richard Strauss. Né vanno sottovalutati i suoi due concerti per violino e per violoncello e orchestra, particolarmente apprezzati per la schiettezza dell'ispirazione e l'intimità del pensiero musicale, sempre guidato da una sobrietà e dignità di concezione, tipica del vero gentleman di campagna inglese. Notevole è stato il suo contributo all'evoluzione della musica britannica nell'epoca vittoriana ed edoardiana, come annotò a suo tempo Bernard Shaw in uno studio pertinente sulla figura di questo artista, dotato di un istintivo temperamento orchestrale di esemplare equilibrio e lontano dai fremiti strumentali di Berlioz e di Wagner. Il talento musicale di Elgar, puntato su una fresca vena melodica dalle suadenti modulazioni, è presente nella Serenata per archi op. 20, composta nel 1892 e contraddistinta da un cordiale e affettuoso lirismo, rivelatore di uno stile creativo dai gusti raffinati e aristocratici, nel contesto di un discorso fluido scorrevole e secondo un tipo di scrittura formalmente chiara e sentimentalmente comunicativa.
Rimaniamo in Gran Bretagna con la Serenata per archi in Mi minore di Elgar, ma in un ambiente più esclusivo: il brano, scritto nel 1892, fino al 1896 (anno della prima pubblica esecuzione ad Anversa) è stato eseguito sotto la direzione dell'autore in esibizioni private della Worcester Ladies' Orchestrai Class, cui ben si presta il linguaggio composto, fine e aristocratico. Nell'Allegro piacevole il ritmo ribattuto puntato, di nobile eco, scandisce gli interventi di un'elegante melodia, musica tardo-romantica di controllata malinconia.
Anche la lirica apertura del Larghetto è fatta di misurata emozione. Una nota lunga e sospesa annuncia un elegiaco canto, ampliando l'orizzonte degli spunti iniziali, quando all'improvviso la tessitura si assottiglia (tacciono gli archi gravi), lasciando sospese in un immateriale dialogo le voci superiori. Al ritorno dei bassi si dispiega una nuova melodia, fino alla ripresa del clima di apertura.
L'Allegretto finale presenta un tema di composta eleganza, su cui si costruisce la prima parte. Una sensibilissima modulazione rasserena la musica, e dopo la riapparizione del ritmo puntato del primo movimento il brano va chiudendosi su lunghe note tenute.
Emiliano Buggio