Noches en los jardines de España

Impressioni sinfoniche per pianoforte e orchestra

Musica: Manuel de Falla (1876 - 1946)
  1. En el Generalife - Allegretto tranquillo e misterioso
  2. Danza Lejana - Allegro giusto
  3. En los Jardines de la Sierra de Córdoba - Vivo
Organico: pianoforte, ottavino, 2 flauti, 2 oboi, corno inglese, 2 clarinetti, 2 fagotti, 4 corni, 2 trombe, 3 tromboni, basso tuba, timpani, piatti, triangolo, celesta, arpa, archi
Composizione: 1909 - 1916 circa
Prima esecuzione: Madrid, Teatro Real, 9 aprile 1916
Edizione: Max Eschig, Parigi, 1922
Dedica: Ricardo Viñes
Guida all'ascolto 1 (nota 1)

Le Noches furono ideate nel 1909 come pezzi pianistici e soltanto nel 1915 divennero impressioni sinfoniche per pianoforte e orchestra, eseguite per la prima volta a Madrid il 9 aprile 1916 dal pianista José Cubiles e dall'Orchestra Sinfonica di Madrid sotto la direzione di Enrique Fernandez Arbós. Tra gli ascoltatori della "prima" c'era anche il pianista Arthur Rubinstein, il quale incluse subito questo lavoro nel suo repertorio, facendolo conoscere nelle sale da concerto internazionali. La partitura, dedicata al pianista Ricardo Vines, fu pubblicata a Parigi nel 1922. Il sinfonismo dell'impressionismo francese (era il periodo in cui Falla aveva preso contatto a Parigi con Debussy e Dukas) e le melodie popolari andaluse sono amalgamati e fusi con molta abilità in questi tre notturni per pianoforte e orchestra, in cui la musica ha un potere più evocativo che puramente descrittivo. Il pianoforte non ha uno spiccato ruolo solistico e si inserisce nella massa sonora dell'orchestra, il cui organico comprende: archi, ottavino, due flauti, due oboi, corno inglese, due clarinetti, due fagotti, quattro corni, due trombe, tre tromboni, tre tamburi, tuba, triangolo, piatti, celesta e arpa.

Il compositore, allo scopo di facilitare la comprensione del brano, ha spiegato il suo pensiero nel seguente modo: «Sebbene in questo lavoro, come in tutti quelli che possono legittimamente aspirare al nome di musica, l'autore abbia seguito un preciso disegno per quanto concerne il materiale tonale, ritmico, tematico, lo scopo per cui tale composizione è stata scritta non è altro che quello di evocare luoghi, sensazioni e sentimenti. I temi utilizzati si basano su ritmi, cadenze e figurazioni che caratterizzano la musica popolare dell'Andalusia, anche se essi sono raramente usati nelle loro forme originali; l'orchestrazione fa uso in modo convenzionale di certi effetti degli strumenti popolari suonati in quelle regioni della Spagna. Qualcosa di più che i suoni delle feste e delle danze ha ispirato queste evocazioni sonore, poiché in esse hanno parte anche la malinconia e il mistero».

La prima delle tre impressioni porta il titolo En el Generalife: Generalife è il nome di una vecchia villa moresca situata su una collina di Granada. Una melodia espressa sommessamente dalle viole, cui si aggiungono l'arpa, gli archi e gli ottoni, apre l'iniziale Allegretto tranquillo e misterioso. Lo stesso tema è ripreso in forma variata dal pianoforte; quindi l'orchestra introduce una nuova frase, che viene sviluppata ancora dal pianoforte. Il discorso si infittisce, fino a quando il corno su un pianissimo marcato ripropone la frase introduttiva su accordi leggermente sfumati degli archi.

Il secondo notturno si intitola Danza lejana (Danza lontana). Quattro viole in sordina alternano trilli e fioriture, sostenute dai violoncelli e dal pizzicato del contrabbasso. Da questo impasto di suoni si erge una frase affidata al flauto e al corno inglese che il pianoforte ripete, intrecciando un ritmo di danza che investe altri strumenti in varie combinazioni timbriche. Sotto il tremolo dei violini nel registro alto si riaffacciano le note iniziali della frase principale, immerse in una sospesa atmosfera armonica.

L'ultimo movimento, En los jardines de la Sierra de Cordoba, vuole rievocare il clima delle feste gitane che si svolgono nelle campagne intorno a Cordoba. La musica ha un piglio zingaresco molto vivace e racchiude anche accenti di canto andaluso; dopo un incisivo a solo del pianoforte il suono dell'orchestra si ammorbidisce e si spegne lentamente, quasi a sottolineare il senso di misteriosa suggestione che avvolge nella notte questi profumati giardini di Spagna.

Guida all'ascolto 2 (nota 2)

Bartók, nei suoi scritti sui rapporti fra musica colta e musica popolare, distingue tre modi diversi d'impiego della musica popolare da parte del compositore moderno: l'elaborazione di un determinato tema popolare, l'imitazione delle melodie popolari ed infine il ricupero della poetica insita nella musica nazionale. La musica della prima metà del nostro secolo offre molti esempi che rientrano nell'una o l'altra di queste classificazioni. Con Mahler, le citazioni della musica popolare assumono nella sinfonia una nuova funzione dialettica. Citiamo quindi per il mondo russo solo il maggiore esponente, Stravinski. Il mondo sudamericano è presente nelle composizioni di Heitor Villa-Lobos e di Darius Milhaud. L'opera di Charles Ives rievoca spesso il clima popolaresco della Nuova Inghilterra.

Quanto alla musica spagnola e al colore locale spagnolo, notiamo una intima affinità fra i compositori francesi e l'ambiente iberico: «Carmen» di Bizet, «Iberia» di Debussy, «Bolero» e «Rapsodia spagnola» di Ravel, sono le opere più note. De Falla, più di Albeniz e Granados, ha il merito di aver fatto conoscere e apprezzare in tutto il mondo la musica nazionale spagnola. Nelle sue opere, i risultati dell'impressionismo francese si fondono felicemente con i moduli espressivi di folklore spagnolo. Il periodo trascorso a Parigi, non molto lungo, era sufficiente perché il maestro spagnolo affinasse il proprio linguaggio alle esperienze dell'avanguardia musicale di allora rappresentata da Debussy e Ravel.

L'opera «Notti nei giardini di Spagna» vide la luce nel 1915. I valori coloristici dell'orchestra vengono potenziati dal virtuoso impiego del pianoforte il cui timbro si fonde mirabilmente con l'ordito sonoro degli altri strumenti. Il primo movimento «Al Generalife», antica residenza dei re mori nelle vicinanze di Granada, è un notturno dai profumi lussureggianti quasi africani. I timbri morbidi ed estenuanti evocano immagini di un passato favoloso. «Danza lontana» giunge all'orecchio come una melodia portata dal vento, ora più forte, ora più tenue. «Nei giardini della Sierra di Cordoba» si scatena un rutilante giuoco di timbri dai colori accesi che accentua appassionatamente i dettagli del paesaggio per spegnersi nel silenzio della notte.


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Villa Giulia, 18 luglio 1996
(2) Testo tratto dal programma di sala del Concerto del Maggio Musicale Fiorentino,
Firenze, Teatro Comunale, 5 aprile 1975


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Ultimo aggiornamento 29 novembre 2019