Falla compose il Concerto per clavicembalo e cinque strumenti fra il 1923 e il 1926 e lo dedicò alla celebre clavicembalista Wanda Landowska, che partecipò alla prima esecuzione avvenuta a Barcellona il 5 dicembre 1926 sotto la direzione dell'autore. Le altri parti vennero interpretate da cinque solisti dell'orchestra di Pablo Casals, e cioè il flautista Vila, l'oboista Carles, il clarinettista Nosi, il violinista Enrico Casals e il violoncellista Dini. Il brano è diviso nei tre tempi tradizionali e dura poco più di dieci minuti; la forma si richiama ai modelli classici, ma lungo una linea di concisione e sobrietà e lontano da quello spagnolismo brillante ed estroverso che caratterizza i pezzi più popolari e universalmente noti di Falla. Il linguaggio armonico oscilla fra diversi piani tonali e gli strumenti sono trattati in modo differente: normali le sonorità dei legni, più incisive quelle degli archi e più sontuose e prolungate quelle del clavicembalo, pur ricche di fioriture, trilli e mordenti.
Il Concerto si apre con un Allegro costruito secondo il modello della forma-sonata. Il tema principale è ricavato da una canzone del XVI secolo di Juan Vazques, i cui primi versi dicono: De los alamos vengo, madre (Vengo dai pioppi, madre). E' un canto popolare e brillante, su cui il clavicembalo dispiega suoni di chitarra dei gitani spagnoli. Il Lento successivo ha una intonazione religiosa, quasi liturgica, nello stile dei polifonisti antichi. Il clavicembalo alterna una successione di accordi maggiori e minori, mentre gli altri strumenti concorrono a creare una specie di inno processionale, fino alla cadenza conclusiva piuttosto ampia e solenne. L'ultimo movimento è in tempo vivace in 3/4 e 6/8 e si richiama ai ritmi della danza spagnola ed anche all'eleganza stilistica della musica di Domenico Scarlatti, un compositore molto apprezzato e studiato da Falla, che nel flessibile, scherzando usa un tipo di scrittura più disinvoltamente moderno.