Due studi

per violino e pianoforte

Musica: Luigi Dallapiccola (1904 - 1975)
  1. Sarabanda - Lento; flessibile
  2. Fanfara e fuga - Mosso, ma non tanto
Organico: violino, pianoforte
Composizione: 1946 - 1947
Prima esecuzione: Basilea, St. Albansaal, 9 febbraio 1947
Edizione: Suvini Zaniboni, Milano, 1950
Guida all'ascolto (nota 1)

I Due Studi per violino e pianoforte di Luigi Dallapiccola furono composti negli anni 1946-47 ed eseguiti per la prima volta dal compositore e da Sandro Materassi il 9 febbraio 1947 nel St. Albansaal di Basilea in un concerto organizzato dalla «Ortsgruppe» di Basilea della Sezione Svizzera della Società Internazionale di musica contemporanea. Successivamente Dallapiccola fece una versione orchestrale (aumentata e modificata) di questi Studi. Tale versione, intitolata Due Pezzi per orchestra fu eseguita per la prima volta alla B.B C. di Londra il 3 novembre 1947 e, pubblicamente, il 19 novembre 1947 alla Societé Philarmonique di Bruxelles durante la torunée dell'Orchestra Sinfonica di Radio Torino, diretta da Mario Rossi. Il primo Studio è intitolato Sarabanda e di quest'antica danza di origine arabo-moresca mutua la fondamentale struttura metrica e la quadratura ritmica. La sua misura è infatti ternaria e a ritmo cosidetto jonico, caratterizzato da una doppia thesis, cioè da due tempi in battere accentati. I ritmi precedono di due in due misure e le figure metriche si distinguono per la frequente prolungazione del secondo tempo, come avveniva appunto nelle Sarabande di un Corelli o in quella, tipica, del Rinaldo di Händel «Lascia che io pianga la dura sorte». Anche la struttura seriale del lavoro è molto chiara e viene esplicitata fin dall'inizio mediante l'enunciazione che il violino dà successivamente della serie dodecafonica fondamentale, del suo cammino a ritroso trasposto, della sua inversione e dell'inversione retrograda. Il clima espressivo in cui si svolge la «Sarabanda» non potrebbe essere definito meglio che dalle indicazioni che il compositore vi ha apposto man mano che il discorso si dipana in un tempo «Lento; flessibile»; «quasi parlando»; «sottovoce; velato»; «molto espressivo»; «dolcissimo»; «come un soffio, flautando» e sopratutto dalle ricorrenti indicazioni: «con fantasia» e «sognando».

L'intensità sonora non oltrepassa mai il «mezzo piano», mantenendosi di preferenza nelle zone del più velato pianissimo («velato», «come un'ombra», «come un soffio») che il violino è capace di raggiungere coll'ausilio della sordina. Per converso la «Fanfara e Fuga» che costituiscono il secondo Studio sono caratterizzati da indicazioni come: «tumultuoso»; «furioso»; «marcato»; «pesante»; «forte, sempre martellato»; «Recitando, ma in tempo»: indicazioni queste che definiscono i valori espressivi di questo secondo Studio come opposti dialettici di quelli che si concretano nel primo. Un pezzo come questo ci sembra che possa prestarsi idealmente a confermare quanto lo stesso Dallapiccola asseriva parlando dell'opera di un altro compositore dodecafonico e cioè che « ...il sistema dodecafonico non si presti soltanto alla creazione di atmosfere vaghe, ...e come tale sistema possa dar luogo anche a episodi duri e fortemente ritmati; e infine non sia così tirannico da escludere a priori espressione e umanità».

Roman Vlad


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Teatro Eliseo, 31 maggio 1955


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Ultimo aggiornamento 13 giugno 2016