Rencesvals

per voce e pianoforte

Musica: Luigi Dallapiccola (1904 - 1975)
Testo: Tre frammenti da La chanson de Roland
  1. Vers dulce France chevalchet l'emperere... - Molto deciso
  2. Tresvait le jour, la noir est aserie... - Calmissimo
  3. Halt sunt li mui e tenebrus e grant... - Molto lento
Organico: voce, pianoforte
Composizione: gennaio 1946
Prima esecuzione: Radio Bruxelles, 19 dicembre 1946
Edizione: Suvini Zerboni, Milano, 1946
Dedica: Francis Poulenc e Pierre Bernac
Guida all'ascolto (nota 1)

I tre frammenti di Rencesvals sono del 1946 e come tutte le opere di Dallapiccola hanno riferimenti indicativi di situazioni e di stati d'animo: dedicati al celebre duo di Francis Poulenc e Pierre Bernac («mes amis») essi portano «qualche cosa della tragica e recente esperienza» della guerra, come ha scritto lo stesso musicista. Sul testo della Chanson de Roland già nel 1932 Dallapiccola aveva scritto una Rapsodia per una voce e orchestra da camera: ora la ripresa dell'argomento, a riprova di una caratteristica insistenza di ben determinati filoni letterari nelle scelte del compositore, ha perso la facilità raveliana dell'opera giovanile e si è fatta più introversa e costruita. Siamo di fronte ad una delle prime opere dodecafoniche, dove però il mezzo tecnico e l'innato gusto arcaizzante di Dallapiccola sono magistralmente piegati in una netta vibrazione espressiva.

Leonardo Pinzauti

Testo

706-7
Vers dulce France chevalchet l'emperere.
Li quens Rolland ad l'enseigne fermee
En sum un tertre cuntre le ciel levee.
Franc se herbergent par tute la cuntree.
Verso la dolce Francia cavalca l'imperatore. (Intanto) il conte Orlando ha piantato la propria insegna: l'ha drizzata sopra una vetta di contro al cielo. Tutto intorno i Franchi si accampano per la contrada.
710
Paien chevalchent par cez greignurs valees,
Haibercs vestuz e [bronies bien dublees],
Healmes lacez e ceintes lur espees,
Escuz as cols e lances adubees.
(Intanto) i Pagani cavalcano per quelle grandi vallate, con indosso gli usberghi e le ben rinforzate casacche, cogli elmi in capo e le loro spade al fianco, cogli scudi al collo e colle lance adorne dei lor gonfaloni.
715
.1111. C. milie atendent l'ajurnee.
Deus! quel dulur que li Franceis nel sevent!
Tresvait le jur, la noit est aserie
Carles se dort, li empereres riches.
Sunjat qu'il eret al greignurs porz de Sizer,
Son là quattrocentomila che aspettano che spunti il giorno. Dio! che tristezza che i Francesi nol sappiano!
Il dì dilegua, è venuta la notte. Carlo, il potente imperatore, dorme. Sognò che si trovava al gran passo di Cisa:
720
Entre ses poinz teneit sa hanste fraisnine.
Guenes li quens l'ad sur lui saisie.
Par tei air l'at estrussee e brandie
Qu'envers le cel en volent les escicles.
Carles se dort, qu'il ne s'esveillet mie.
teneva nelle sue mani la sua asta di frassino.
Il conte Gano se n'è impadronito.
L'ha brandita con tale impeto da spezzarla e da farne volare al cielo le scheggie.
Carlo dorme; non si sveglia punto.
1830
Halt sunt li pui e tenebrus e grant, Sono alti i monti, tenebrosi, grandi;
1831
Li val parfunt e les ewes curant. profonde le vallate e rapinose le acque.
814
Halt sunt li pui e li vai tenebrus, Sono alti i monti e tenebrose le valli,
815
Les roches bises, les destreiz merveillus. cupe le rocce, paurose le gole.
816
Le jur passerent Franceis a grant dulur. In gran tristezza passarono, quel giorno, i Francesi.

(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia,
Roma, Sala Accademica di via dei Greci, 21 febbraio 1969


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Ultimo aggiornamento 16 marzo 2014