Commiato, per soprano e 15 strumenti


Musica: Luigi Dallapiccola (1904 - 1975)
Testo: attribuito a Brunetto Latini
  1. Ah! - Impetuoso, ma non precipitato
  2. Solo orchestra - Lento assai, quasi cadenza
  3. Fratel nostro, che se' morto - Lento; flessibile
  4. Solo orchestra - Molto sostenuto
  5. Ah! - Impetuoso, ma non precipitato
Organico: soprano, 2 flauti (2 anche ottavino), clarinetto piccolo, clarinetto, clarinetto basso, fagotto, corno, tromba, xilomarimba, arpa, pianoforte, violino, viola, violoncello, contrabbasso
Composizione: 1971 - 6 luglio 1972
Prima esecuzione: Murau, Steirischer Herbst, 15 ottobre 1972
Edizione: Suvini Zerboni, Milano, 1973
Dedica: in memoria di Harald Kaufmann
Guida all'ascolto 1 (nota 1)

Scrive Luigi Nono, a proposito di Con Luigi Dallapiccola, un proprio lavoro del 1978: «Hermann Scherchen mi fece studiare, nel '48 a Venezia, la nuova "retorica" del pensiero musicale di Luigi Dallapiccola: rapporti, autonomamente articolati, tra altezze-durate-timbri-fonetica-dinamica, non meccanico sviluppo di formale linguistica dodecafonica, ma vibranti rapidi frammenti anche simultanei, autonomi di "infiniti mondi"; sapienza com-positiva, conflittuali con-temporaneità di segnali e di pensieri... Quanto banalizza l'affermazione che Luigi Dallapiccola è stato il primo in Italia ad applicare il "sistema dodecafonico" in modo non ortodosso?».

Cinque sono i numeri di Commiato, ultimo lavoro di Dallapiccola, commissionato dalla Radio di Graz, composto tra autunno 1971 ed estate 1972 ed eseguito per la prima volta il 15 ottobre di quell'anno. L'autore, certo mosso da un presentimento non oscuro, lo definì un adieu a la vie. La successione e i rapporti tra i diversi momenti dell'opera seguono un ordine e schiudono una libertà.

Il canto del soprano interviene soltanto nei numeri dispari: 1/3/5, lasciando il complesso da camera protagonista nelle due altre sezioni del lavoro. Il n. 5 è il retrogrado del n. 1, (per entrambi l'indicazione è "Impetuoso, ma non precipitato"), il n. 4 ("Molto sostenuto") si presenta come sequenza cancrizzante del n. 2 ("Lento assai, quasi cadenza"). Uno schema ciclico, che racchiude interni richiami, non raro nell'opera di Dallapiccola, e che comprende un cuore centrale, forte e solo. Infatti, se le sezioni estreme e interne si rispecchiano fra loro, la terza si isola e distingue, nel canto. La voce, che prima e dopo si esprime solo attraverso drammatici vocalizzi, qui intona frammenti di una lauda trecentesca, attribuiti, con qualche dubbio, a Brunetto Latini. La tensione degli endecasillabi precipita nei due versi conclusivi: «l'anima salga, se non è salita / dove si vede il Salvatore in volto».

Il metronomo qui prescritto è 0 = 34-36 (tempo non raro in Dallapiccola) e l'indicazione espressiva è "Lento - flessibile". Gli strumenti incorniciano il canto, così che i canoni e i versi sembrano offrire l'immagine dell'anima che si riflette nella divinità contemplata. Come il musicista (colpito proprio nel '72 da un grave attacco di edema polmonare) rifletteva il proprio destino venturo nella vicenda dell'amico dedicatario del brano, Harald Kauffman, autore di un importante studio de Il Prigioniero, e scomparso poco tempo prima della composizione di Commiato. E anche questo testo, come l'opera citata, argomenta attorno ad una "fratellanza perduta".

"Gridando", "Sprechstimme" prescrive Dallapiccola alla voce, che dal la grave è chiamata a raggiungere il do acuto: la partitura è fitta di indicazioni espressive: "tranquillo", "leggerissimo", "con fantasia", per una fluidità ritmica che accompagna gli incanti, gli smarrimenti della scrittura, quasi dantesca contemplazione della luce eterna. Rarefatta espansione di vibrafono, celesta e arpa, arabeschi ("quasi cadenza") del flauto (n. 2) e del violino (n. 4), acuti guizzi che si staccano dal contrappunto degli archi, frequenti e lievi effetti di pedale accompagnano questo percorso, sempre più intimo, insieme addolorato e sereno.

Ha scritto Fiamma Nicolodi: «Come spesso avviene in Dallapiccola gli intervalli di tritono e di quarta eccedente relativi alle prime tre note della serie principale e impiegati sia in senso melodico (orizzontale), sia in senso armonico (verticale) lungo l'intera composizione vengono associati all'idea della morte».

La lezione dei luminosi frammenti di Webern e la seduzione architettonica dei fiamminghi si fondono e riappaiono, riconoscibili e trasfigurati, nell'intensità lirica, nella capacità di comunicazione drammatica, nella qualità del suono, in quei molteplici riferimenti culturali ed espressivi che un magistrale temperamento ha assimilato e ricreato in "infiniti mondi compositivi".

Guida all'ascolto 2 (nota 2)

«Non Le sto a dire quante volte mi sia domandato se la partitura scritta per Graz, il cui titolo è Commiato, non sia stata in realtà un 'addio alla vita'». Così Dallapiccola scriveva a Grischa Barfuss, sovrintendente del teatro di Düsseldorf, poche settimane dopo aver completato l'opera che sarebbe stata veramente la sua ultima, Commiato appunto. Commissionato dallo Studio della Radio di Graz in Stiria, questo lavoro fu composto fra la primavera e l'estate del 1972 e, al di là del titolo, costituisce il suggello dell'intera opera creativa di Dallapiccola. Ritornano, significativamente, l'unione della voce solista con un complesso da camera, veicolo ultimo di una estrema differenziazione di luminosità timbrica, e, come testo, il frammento di una lauda del XIII secolo, attribuita per lungo tempo a Brunetto Latini: esso interviene nel tempo centrale con parole di addio («O fratel nostro, che se' morto e sepolto...») il cui senso oltrepassa la dedica in memoria dell'amico Harald Kaufmann, scomparso prematuramente, e sembra quasi estendersi, con vibranti accenti di fede, alla persona del compositore stesso.

Dal punto di vista formale, anche questo lavoro presenta una struttura simmetrica in cinque parti, al cui centro si pone la lauda con l'intervento della voce solista; ma il rigore costruttivo è qui massimo, anche se all'ascolto si percepisce anzitutto la scioltezza e la continuità del discorso musicale, frutto di magistero e di altissima sensibilità poetica. Il principio formale è la forma a specchio, caratteristica di Dallapiccola: il n. 5 è il canone rigoroso per moto retrogrado del n. 1, il n. 4 il retrogrado con alcune varianti - necessarie all'espressione individuale - del n. 2. L'opera è aperta e chiusa dai vocalizzi «gridando» sulla sillaba «Ah!» - simbolo del dolore - e introduce con un significato ciclico infinito melismi di assorta drammaticità, quasi sottratti all'espressione articolata della parola. Questa afasia molto eloquente si ribalta nel pezzo centrale in un canto trasfigurato, sempre più limpido e luminoso, preparato e sviluppato dalla concentrazione dei due movimenti interni, puramente strumentali. Anche per Dallapiccola, come per i grandi musicisti «classici», l'addio alla vita coincide con il raggiungimento non esteriore della totale compiutezza.

Sergio Sablich

Guida all'ascolto 3 (nota 3)

Terminato nel 1972, «Commiato», una commissione della Radio Austriaca della Stiria, è l'ultima opera licenziata dell'autore. Le cinque sezioni che la compongono sono disposte a cornice di quella centrale, la terza, in cui il soprano solista intona una lirica di commiato funebre su testo già attribuito a Brunetto Latini.

La prima e la quinta sezione sono una trenodia. La sillaba «ah», con funzione di gemito, vi ricorre da cima a fondo gridata o fiorita in melismi, e la voce è sostenuta da ribattuti ritmici irregolari o da pedali dei fiati. La quinta sezione è l'esatta replica a specchio della prima, cioè la quinta sezione è la lettura della prima iniziata dall'ultima facciata e da destra verso sinistra. La seconda e quarta sezione sono riservate al piccolo complesso strumentale. Ed anche qui la quarta è la replica a specchio della seconda, ma in questo caso l'artificio è condotto con alcune licenze. La trenodia passa nella seconda sezione ai flauti e ai clarinetti, ed è sviluppata in un melisma seriale con funzione di libera cadenza. Nella quarta sezione queste cadenze sono a volte soppresse e resta in primo piano un algido tessuto timbrico, punteggiato dagli appelli ribattuti dello xilomarimba.

Sulla via delle stelle, sempre care al lirismo di Daiiapiccola, «Commiato» si staglia con una definizione timbrica depurata da ogni retorica. Il tessuto strumentale rifugge dalle densità armoniche dissonanti e il compositore mira con straordinario successo alla polifonia dei timbri. In questo contesto, «Commiato» non soltanto rappresenta un ritorno di Dallapiccola a qualche rara concomitanza consonante, ma i fattori armonici possono dirsi vanificati del tutto, tanto l'incanto della distribuzione strumentale mira a un suono al di sopra dell'antico concetto di una armonia sottesa al timbro.

Gioacchino Lanza Tomasi

Testo

O fratel nostro, che se' morto e sepolto,
nelle sue braccia Iddio t'abbia raccolto.

O fratel nostro, la cui fratellanza
perduta abbiam, ché morte l'ha partita,
Dio ti dia pace e vera perdonanza
di ciò che l'offendesti in questa vita:
l'anima salga, se non è salita,
dove si vede il Salvatore in volto.

(da una Lauda del XIII secolo già attribuita a Brunetto Latini)
(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,
Roma, Auditorio di via della Conciliazione, 3 dicembre 1993
(2) Testo tratto dal programma di sala del Concerto RAI - Radiotelevisione italiana,
Napoli, Sede Regionale per la Campania, 15 novembre 1985
(3) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia Filarmonica Romana,
Roma, Teatro Olimpico, 21 marzo 1973


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Ultimo aggiornamento 26 giugno 2015