Fra i nord-germanici, l'organista-compositore più geniale è Dietrich Buxtehude, uno dei veri precursori di G. S. Bach.
Bach fece, come è noto, un viaggio a Lubeeca (1705) per ascoltarlo, e chi conosce la musica dei due maestri si accorge che Bach non era solo tratto dalla virtuosità di Buxtehude: prodigioso assimilatore di musiche e stili diversi, egli ebbe uno dei maestri favoriti nel compositore delle Abendmusiken.
Nelle composizioni per organo del Buxtehude il fasto delle potenti sonorità e lo spiegamento della sapienza scolastica sono dominati da una fantasia immaginosa: vi troviamo elegante linea cantabile, impeti drammatici e libertà rara dì espressione; nell'ambiente un po' grigio della sua terra questo artista ci sorprende con aspetti di vivacità meridionale. Non per nulla egli era successore di Tunder, a sua volta discepolo di Frescobaldi.
L'odierno Preludio incomincia in maniera di toccata, con passi dì virtuosismo, a cui segue il preannunzio del tema della fuga (nel pedale). La fuga ha tre partì: la prima, tranquilla e severa, cede il posto, ancor prima di venire ad una completa elaborazione, ad un sommesso e caratteristico intermezzo; la terza parte ha un bel tema cantabile, dai ritmi slanciati, che viene svolto ampiamente con efficacia di episodi armonici, in progressione fonica sempre più robusta, sino a raggiungere, in un improvviso riaffacciarsi dì spunti della toccata, il massimo della sonorità.