Della trentina circa di composizioni organistiche in forma libera che ci sono pervenute di Buxtehude, due terzi sono Preludi e fughe. Ed è proprio in questi venti Preludi e fughe che il Moser individua «le più imponenti» tra le opere per organo di Buxtehude. Nota poi il Moser che i Preludi e fughe sono dal musicista danese ancora trattati «alla maniera della toccata», anche se «contrastano nello spirito e nella forma più di quanto non accadesse fra le toccate e i ricercari nel periodo compreso fra il 1550 e il 1650».
In Buxtehude il rapporto tra il preludio e la fuga è quello dei due versetti di un distico: non v'è ancora la complementarità nell'opposizione che caratterizza la «dicotomia» bachiana (come la chiama il Moser). Sovviene, a creare varietà, la fantasia dell'autore, che ha la vivacità dell'improvvisazione, Buxtehude è un musicista fervido d'immagini e ricco d'invenzione: e l'espressione in lui viene sempre prima della struttura architettonica, che sembra quasi sorgere a poco a poco secondo una logica del tutto interiore che ha le sue radici nell'intuizione melodica. Si leggano in proposito le significative osservazioni del Moser a proposito della «fuga» nella musica organistica di Buxtehude: «Grazie al possente furor organisticus, Buxtehude sa mantenere, ricorrendo al suo fine istinto, la gravità dell'espressione in ogni singolo episodio della fuga; egli non sembra dare troppo peso ai cosiddetti «temi di ripetizione», ai quali Haendel e Bach ricorreranno volentieri; ama piuttosto condurli dalla loro iniziale condizione di semplice cellula tematica ad un alto grado di espansione e di sviluppo».
E si aggiungano le acute osservazioni dell'organista danese Finn Videro a proposito delle caratteristiche stilistiche e linguistiche di Buxtehude: «Il suo stile, che evita con cura ogni prolissità, è notevolmente serrato e dà l'impressione che ciascun frammento d'ogni pezzo sia concepito di getto come una frase melodica. L'armonia, ricca d'alterazioni cromatiche, reca l'impronta dei modi ecclesiastici e pur lascia apparire la sua affinità alle tonalità del maggiore e del minore ed è proprio da questo contrasto che deriva la freschezza degli accordi imprevisti, che conferiscono all'opera il suo marchio d'originalità. La melodia, stilisticamente semplice, fa pensare a un canto popolare e il ritmo presenta spesso un carattere capriccioso, dovuto soprattutto all'uso delle pause in battere».
Carlo Marinelli