Sinfonia n. 1 in do minore


Musica: Anton Bruckner (1824 - 1896)
  1. Allegro (do minore)
  2. Adagio (la bemolle maggiore)
  3. Scherzo: Lebhaft (sol minore) - Trio: Langsam (sol maggiore)
  4. Finale: Bewegt und feurig (do minore)
Organico: 2 flauti, 2 oboi, 2 clarinetti, 2 fagotti, 4 corni, 2 trombe, 3 tromboni, timpani, archi
Composizione: Prima versione (chiamata Linz) 1865 - 1866; Seconda versione (chiamata Vienna) 1890 - 1891
Prima esecuzione: Linz, Redoutensaal dello Stadttheater, 9 maggio 1868
Edizione: L. Doblinger, Vienna, 1893
Dedica: Università di Vienna (seconda versione)
Guida all'ascolto (nota 1)

Anche Bruckner, come Brahms, escluse l'opera teatrale dalla sua attività di compositore e scrisse prevalentemente sinfonie e lavori corali di carattere sacro e profano, con e senza accompagnamento. Le sue sinfonie sono nove di cui la "Nona", che egli chiamò "Decima" sostenendo che l'unica Nona sinfonia era quella di Beethoven, rimase incompiuta. Altra sinfonia, iniziata prima di tutte le altre, è una Sinfonia n. O in re minore, la "Nullte", a sua volta preceduta da una giovanile e incompleta Sinfonia in fa minore (1863). I pezzi polifonici sacri comprendono otto Messe (una per coro a cappella), cinque Salmi tra cui il Salmo CL del 1892, un Te Deum, un Magnificat, due Requiem e altre composizioni vocali minori. I brani vocali profani raggruppano molte cantate e alcuni Lieder con coro, spesso unito all'organo o ad altri strumenti. I brani strumentali da camera sono pochi, ma di notevole valore musicale, come il Quartetto in do minore (1862) e il Quintetto in fa (1879), ambedue per archi.

Tra le sinfonie più largamente e giustamente note, anche perché più distaccate dalle influenze schubertiane, mendelssohniane e schumanniane che invece sono ancora presenti dettagliatamente nella Sinfonia "Nullte" (Zero) e nella "Seconda" in do minore, di cui l'autore lasciò addirittura quattro versioni, con una dedicata a Liszt, vanno segnalate la "Terza" in re minore, chiamata anche la "Wagner-Symphonie", in quanto fu dedicata a Wagner, musicista idolatrato e venerato da Bruckner: la "Quarta" in mi bemolle, detta "Romantica", fatta conoscere in quattro versioni successive, di cui la seconda con un nuovo "Jagd-Scherzo" e la terza, diretta a Vienna da Hans Richter nel 1881 con un nuovo finale; la "Settima" in mi maggiore, dedicata a Luigi II di Baviera e il cui celebre Adagio in tempo di marcia funebre sarebbe stato scritto in parte nel presentimento della morte di Wagner e in parte dopo il doloroso avvenimento; e i tre tempi completi della "Nona" in re minore, non terminata nel finale: tre tempi eseguiti postumi a Vienna l'11 febbraio 1903 sotto la direzione di Felix Loewe, che ne fece anche la revisione.

Natura senza pretese intellettualistiche, ingenua e profondamente religiosa, Bruckner si riallaccia sotto il profilo sinfonico al pensiero e alla tradizione classica austriaca e non a caso quando si parla dei suoi componimenti sinfonici ci si riferisce spesso a Schubert, ma con una sensibilità di strumentazione più appariscente e robusta, dato che il musicista di Ansfelden assorbì da Wagner una tecnica armonica più ricca e colorita ed anche l'uso di strumenti, come la tuba bassa o il corno-tuba, più adatti ad esprimere una forma architettonica improntata a grandiosità e magniloquenza. Per tale ragione i seguaci e gli ammiratori di Bruckner, guidati dal critico viennese Theodor Helm, contrapposero il compositore austriaco alla schiera ben più nutrita e influente dei brahmsiani, capeggiati dall'autorevole e cattedratico Herr Professor antiwagneriano Hanslich, arrecando più danni che favori al serafico e pacifico organista di Sankt Florian. Tanto è vero che una parte delle sinfonie di Bruckner cominciarono ad essere apprezzate soltanto verso la fine della vita del compositore, la cui fama di artista fu postuma, soprattutto per merito dei cenacoli bruckneriani diffusi e moltiplicatisi dentro e fuori i paesi di cultura germanica. Nell'ultimo periodo della sua esistenza, Bruckner fu compreso e sostenuto soltanto da una ristretta cerchia di musicisti e direttori d'orchestra di prestigio, come Mahler, Levi, Nikisch, Motti e Loewe che cercarono di imporlo al pubblico contemporaneo. Ma né i brahmsiani (Brahms ebbe per lui parole sprezzanti e anche offensive), né l'onnipotente Liszt e nemmeno il patriarca del mondo musicale tedesco Hans von Bülow mostrarono molta disponibilità per capire e far capire le sinfonie del compositore austriaco, il quale più di una volta espresse la sua amarezza per questo stato di cose e in un'occasione di particolare scoramento accarezzò perfino l'idea di suicidarsi.

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La Prima Sinfonia di Bruckner fu composta tra la metà di maggio del 1865 e la fine di luglio del 1866. Venne eseguita a Linz il 9 gennaio 1868 sotto la direzione dello stesso autore che, più tardi, tra l'ottobre del 1890 e la metà di gennaio del 1891, rimise le mani sull'intera partitura, dedicandola all'Università di Vienna, città in cui fu eseguita con maggiore successo il 13 dicembre del 1891 nella interpretazione di Hans Richter. Questo lavoro segue dal punto di vista cronologico la Sinfonia in fa minore, considerata più che altro uno studio sinfonico, e i primi schizzi della Sinfonia in re minore, la «Nullte», che risalgono al 1863-'64. Certo l'influenza di Beethoven, di Schubert e soprattutto di Wagner (il compositore austriaco aveva ascoltato e studiato attentamente nel 1863 e nel 1864 il Tannhäuser e il Lohengrin) si avverte nella Sinfonia n. 1, ma bisogna dire che in essa sono presenti in modo chiaro e preciso certe caratteristiche dello stile bruckneriano, a cominciare dalla poderosa costruzione polifonica e dagli impetuosi crescendo, che esplodono come una forza della natura nel primo e nell'ultimo movimento.

Si sa che Bruckner considerò negli ultimi anni della sua vita la Sinfonia n. 1 tra le opere migliori e più difficili da lui scritte per l'arditezza di alcune idee e di alcuni passaggi strumentali, tanto è vero che nella Sinfonia n. 2 in do minore, come egli stesso disse, volle scrivere una musica «più accessibile», lontana dalla concitazione drammaticamente tesa della Prima. Tali arditezze si sentono sin dal movimento iniziale (Allegro) con quel ritmo di marcia che converge verso un vertice dinamico e assume nel vigoroso motivo dei tromboni un tono quasi eroico, rendendo certamente più dolce il passaggio al secondo tema di carattere lirico. Solenne e grave è il motivo principale dell'Adagio nella tonalità di la bemolle maggiore; il tema si allarga e si sviluppa con una ricchezza melodica affiorante dal tessuto orchestrale con una densità e una precisione plastica di notevole effetto psicologico. Carico di energia ritmica vigorosa è lo Scherzo in sol minore, dove esplode con aggressiva baldanza il senso popolaresco e contadino della musica di Bruckner. Il Trio successivo è arioso e aperto ad un idillio di impronta rustica e rievocante un'atmosfera danzante di gusto viennese. Ritorna poi il tema dello Scherzo con gli sbalzi dinamici e certe impennate umoristiche che preannunciano invenzioni strumentali di tipo mahleriano. Imponente e straordinariamente drammatico è il Finale, in cui la seconda frase cantabile viene travolta dalla cadenza entusiasmante di un severo e massiccio fugato; l'orchestra raggiunge il massimo della sua espansione su un ritmo di ostinata forza sonora.


(1) Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia di Santa Cecilia;
Roma, Auditorio di via della Conciliazione, 14 aprile 1985

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Ultimo aggiornamento 29 novembre 2012